Dopo l’annuncio nei giorni scorsi di una possibile procedura d’infrazione contro l’Italia, che aveva causato qualche attrito nel governo tra Di Maio e Tria, la Commissione ha oggi pubblicato il rapporto sul debito italiano in cui si raccomanda l’apertura della procedura di infrazione.
Nel rapporto, si legge che le regole sul debito pubblico non sono state rispettate nel 2018 e nel 2019, e che non lo saranno nel 2020, per cui si ritiene giustificato l’avvio della procedura d’infrazione.
Nel rapporto, si legge che “il debito italiano resta una grande fonte di vulnerabilità per l’economia”, e che “le nuove misure e il trend demografico avverso capovolgono in parte gli effetti positivi delle riforme pensionistiche del passato e indeboliscono la sostenibilità a lungo termine” delle finanze, resa ancora più problematica dal’ “aumento dei tassi d’interesse dei titoli di Stato osservato nel 2018 e 2019”. Nei conti italiani 2018 e 2019 c’è una “deviazione significativa” dagli impegni presi con la Ue, che comporterà un aumento del debito oltre il 135% entro il 2020.
Tra le raccomandazioni, si consiglia di usare le entrate inattese per abbattere il debito, spostare la tassazione dal lavoro, combattere l’evasione, incentivando l’uso di pagamenti elettronici, anche abbassando la soglia per i pagamenti in contanti.
E’ utile ricordare che la Commissione Europea non ha però il potere di aprire una procedura di infrazione, che spetta invece all’ECOFIN, ovvero il Consiglio dell’Unione Europea che raduna i ministri dell’Economia dei vari Stati membri e che si riunirà il 9 luglio. Entro quella data il governo italiano potrà quindi provare a scongiurare la procedura.
Prima di quella data, il governo italiano potrà trattare con la Commissione per indurla a ritirare la raccomandazione, ad esempio approvando una legge di bilancio correttiva.
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