Sull’inutilità di questa Europa egoista, Renzi ha semplicemente ragione

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26 Giugno 2015

Questa volta Renzi non ha parlato “ai suoi”, ma all’Europa. Meglio, ha parlato ai leader europei che, sulla questione dei profughi, continuano a far finta di non sentire, di non capire, di non vedere.  Insomma, riportano i giornali italiani e le agenzie, dopo l’ennesimo inutile incontro sulla questione immigrazione, Renzi ha sbottato e ha detto – avrebbe detto – che se questa Europa – in cui ciascuno si fa i fatti suoi di fronte a un’emergenza umanitaria che bussa alle sue porte per il tramite dell’Italia – continua lungo questi binari, l’Italia farà da sola, e di tempo da perdere non ne abbiamo più. Ha aggiunto, avrebbe aggiunto, che un’Europa che non contempla nei fatti nessuna solidarietà, pur essendo nata per essere solidale, allora i nostri partner europei la loro Europa se la possono tenere. Renzi ha – o avrebbe – citato Delors, la sua personale commozione per la caduta del muro o per il genocidio dimenticato di Srebrenica. I condizionali sono d’obbligo, perché conosciamo bene le efficienti macchine della propaganda di ogni politico: ma abbiamo tanta voglia di credere che tutto quanto abbiamo letto, su giornali e agenzie italiane, sia vero fino all’ultima parola. Perché è esattamente quello che pensiamo in tanti, di fronte a un sogno di libertà e fratellanza e dovere, che ci sembra ogni giorno più soffocato da burocratismi privi di un orizzonte.

Va sottolineato, in questo quadro, che la richiesta di ripartizione dei quarantamila profughi approdati sulle cose europee arriva dai paesi più vicini a quelli di emigrazione: l’Italia, appunto, e, guardate un po’, la Grecia, che ha giusto bisogno di gestire un’emergenza umanitaria, mentre balla (non senza arguzia, va detto) sul filo del default. Quella stessa Grecia su cui – mentre economisti non sospetti di lassismo socialisteggiante come Luigi Zingales sottolineano sul quotidiano di Confindustria la buona volontà mostrata da Tsipras, facendo eco al nostro Umberto Cherubini – nessuno dice una parola, neanche dalle parti del governo italiano. Le due questioni, quella dell’emergenza umanitaria che bussa alle nostre porte e quella del disastro greco, sembrano diverse, ma sono in fondo legate dalla stessa corda. È la corda degli ideali fondativi dell’Europa, della solidarietà continentale, delle regole che tutti devono rispettare ma che possono e devono essere ripensate per non strozzare chi a quelle regole è sottoposto.

Vale per la Grecia di Tsipras che lotta contro il default e vale per l’Europa che confina con la polveriera d’Africa e che, al momento, prevede un sistema regolatorio fortemente svantaggioso per i paesi di primo approdo, come ha perfettamente spiegato Sara Anderlini. Un atto di coraggio e franchezza da parte del premier italiano non può che farci piacere e vederci pienamente concordi. Speriamo che non finisca tutto in un’esternazione capaci di spostare l’attenzione di tutti noi dalle magagne politiche che circondano Matteo Renzi, ma diventi invece la base di una nuova politica con l’Europa, per l’Europa e contro questa Europa. Questo sì che sarebbe un vero cambiamento di verso.

TAG: europa, immigrazione, luigi zingales, Matteo Renzi, umberto cherubini
CAT: Istituzioni UE, Politiche comunitarie

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