Ricomincio da me

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2 Marzo 2015

Ricominciare non è mai facile, specie quando è stato qualcun altro a scegliere di troncare. C’est la vie, visto che il punto non è “cadere” (esperienza che tutti provano almeno una volta nella vita) quanto invece sapersi rialzare.

È espressa in queste poche righe l’essenza della chiacchierata con Barbara Perrone, travel e lifestyle blogger con base a Milano, che oggi ringrazia proprio il giorno in cui ha dovuto ricominciare.

Barbara è fra i 2milioni di giovani lavoratori che, secondo l’Istat, hanno perso il lavoro dall’inizio della grande recessione a oggi. Quello che nel suo caso la statistica non rileva è come, passata la bufera, ha saputo ricostruirsi una seconda possibilità ancora migliore della prima.

La sua è la storia di una vocazione. Una vocazione inizialmente soffocata dalla prospettiva di una carriera in ascesa e poi prepotentemente riemersa in occasione di uno strappo. “Oggi – sorride – sono contenta di come sono andate le cose. Ho reagito a un momento di difficoltà seguendo le mie passioni, cercando di concentrare le mie forze sui miei talenti e sulle opportunità che mi si presentavano”.

Barbara si laurea in Scienze Politiche a Urbino e poco dopo si trasferisce a Milano. Qui, nel 2001, trova lavoro come buyer per una multinazionale americana del largo consumo. “Il lavoro era interessante – racconta – e anche pieno di responsabilità. Dopo qualche tempo, però, avevo manifestato l’intenzione di passare nel marketing perché sentivo una maggiore affinità verso quell’attività”. Nel suo lavoro, però, è brava e le è affidata anche la responsabilità di gestire le relazioni con i grandi clienti. “Per questo vivevo una situazione di stress: ero lusingata della fiducia dell’azienda, ma allo stesso tempo mi sentivo un po’ costretta. L’azienda, tra l’altro, non attraversava un momento facile e quando ho percepito che da lì a poco avrebbe chiuso i battenti ho deciso di mollare. Non è stato indolore, ma alla fine mi sono sentita libera”.

Siamo nel 2010 e Barbara ha già elaborato un piano B. “Subito dopo aver presentato le mie dimissioni, mi sono attivata per aprire una bottega artigiana di design. Sentivo il bisogno di una professione creativa, volevo lavorare con le mani”. Nel frattempo, però, il legame con il pianeta terra è ancora forte così continua a inviare curricula in cerca di posizioni simili a quella che ha appena lasciato. “Dalle aziende non ho avuto un particolare riscontro, del resto eravamo nel periodo più nero della crisi”. E con l’attività di decoratrice, poi, non va molto meglio. “A quel punto (nel 2012) ho deciso di fermarmi un attimo per riflettere. E ho visto la situazione che stavo vivendo da una prospettiva nuova: avevo l’opportunità di assecondare le mie passioni, di dettare da me le regole. Ma per prima cosa – racconta – dovevo imparare a comunicare me stessa, a costruire il mio brand personale”.

Il primo atto favorito da questa presa di consapevolezza arriva da lì a poco, quasi per caso. “Una mattina, in tivvù, stavo guardando una trasmissione condotta da Paola Saluzzi. Il programma era interessante e aveva al suo interno diverse rubriche su salute, moda, tecnologia, viaggi, etc. Da spettatrice mi sarebbe piaciuto vedere uno spazio che si occupasse di creatività low-cost”. Detto-fatto: Barbara scrive una mail nella quale racconta la sua storia e propone una nuova rubrica. “Quella mail è valsa un appuntamento fisso in trasmissione. Ma, soprattutto, ho capito che bisogna pensare in grande, pur rimanendo con i piedi per terra”.  Non solo. Barbara realizza che bisogna bussare alle porte “con tatto e proponendo qualcosa di inedito o comunque migliorativo. È una regola semplice da tenere a mente, più difficile da realizzare nella pratica”.

L’esperienza della tivvù, dunque, rappresenta una svolta anche per il modo in cui Barbara guarda all’attività autonoma che sta costruendo. Seguiranno molti esperimenti, scarabocchi, cestini pieni di fogli accartocciati, telefonate improbabili. Fino a che le idee prendono forma e cominciano ad atterrare prima nel blog “Tangibili emozioni”, poi nel progetto di sharing economy “Travel & Swap”, ancora in un’attività di consulenza sulla comunicazione e sul personal branding.

Ora che ce l’ha fatta, cosa cambierebbe di questo percorso? “Forse non sarei più così indulgente con me stessa nella gestione degli obiettivi. Se devi andare verso una direzione – sorride – bisogna concentrarsi a fondo anche a rischio di andare a sbattere contro qualche muro”. Al termine della chiacchierata propone un brindisi. Al futuro e agli audaci.

TAG: blogger, lavoro autonomo, lifestyle, travel
CAT: Lavoro autonomo, Moda & Design, Sharing economy

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