Rileggere “A sangue freddo”, dopo Monaco

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24 Luglio 2016

Non sappiamo molto di David Ali Sonboly.

Certamente ci sono particolari che modificheranno il quadro, e ci daranno un profilo molto più scomposto e mosso di quello un po’ iconico e per certi aspetti “scontato” che è girato in questi giorni.

Ma non mi soddisfa la risposta del profilo jihadista.

Non la scarto a–priori, ma non è l’unica risposta che la realtà ci consegna e comunque è diventata una risposta troppo facile, consolativa e non inquietante. O almeno tanto inquietante, quanto rassicurante. Io penso che abbiamo bisogno di porci domande scomode a partire da ipotesi meno cariche di simboli, ma più intrise di vita reale.

Anche per questo non è sbagliato riprendere in mano A sangue freddo di Truman Capote, il racconto di un caso vero di violenza e di strage nel Kansas, Stati Uniti, novembre 1959. Alle volte la letteratura ci consegna dei testi che hanno capacità di parlare del reale, più dei fatti. Il testo di Capote è emblematico.

Qual è il protagonista di A sangue freddo? Apparentemente il denaro: per denaro vengono uccisi quattro i componenti della famiglia Cuttler; è per denaro vengono scoperti gli assassini;  le uniche due figlie superstiti non sembrano avere particolari emozioni se non alla notizia che la morte dei loro famigliari procura loro ottantamila dollari; il denaro è al centro dei pensieri di Perry Edward Smith e Richard Eugene Hickock (Dick).

Il denaro, tuttavia, non è la macchina generativa di A sangue freddo, anche se ha un peso non irrilevante.

Il protagonista è la violenza e una violenza frammista a delicatezza. Una violenza che  è senza emozione  e, contemporaneamente, vuol testimoniare di un’etica.

Il punto dirimente è nella scena degli ultimi istanti di vita del capofamiglia  e dello scontro che Perry ha con il suo complice a proposito della violenza sessuale.

Riconsideriamo la prima scena:

“Un attimo prima che gli chiudessi la bocca il signor Clutter mi domandò, e quelle furono le sue ultime parole, come stava sua moglie, se stava bene, e io dissi che era tutto a posto, che tra poco si sarebbe addormentata, e gli dissi che non mancava molto al mattino e che allora qualcuno li avrebbe trovati e tutta quella storia, io, Dick, e il resto, gli sarebbe parsa come un sogno. Non lo stavo prendendo in giro. Non avevo intenzione di fargli del male. Mi pareva un signore molto simpatico. Cortese. La pensai così fino al momento in cui gli tagliai la gola.”

E la seconda scena è quella che riguarda Nancy, la figlia che Dick, intende violentare. E’ ancora Perry a raccontare:

“Abbiamo cominciato con la signora Clutter. Mi sono fatto aiutare da Dick, perché non volevo lasciarlo solo con la ragazza. Tagliai delle lunghe strisce di nastro adesivo e Dick le passò attorno alla testa della signora Clutter, così come si fascia una mummia. Le chiese: «Perché continuate a piangere? Nessuno vi fa del male.» Spense la luce sul comodino e disse: «Buonanotte signora Clutter. Sogni d’oro.» Poi dice, mentre percorrevamo il corridoio verso la stanza di Nancy: «Vado a farmi quella ragazzina.» E io dissi”. «Uhuhu. Ma prima devi far fuori me.» Mi guardò come se credesse di avere capito male. Disse: «Che tè ne importa? Accidenti, puoi fartela anche tu.» Be’, quella è una cosa che io disprezzo. Quelli che non sanno controllarsi sessualmente. Cristo, detesto quelle cose. Gli ho detto chiaro e tondo: «Lasciala stare. Altrimenti dovrai vedertela con me, e io mi scateno.» Dick recede.

Nancy non si salverà, comunque, perché uccisi gli altri tre componenti della famiglia Clutter, Dick e Perry tornano nella stanza dove lei è legata e le sparano.

Un’ora è il tempo di quella scena. Nessun gesto è gratuito, niente è inutile. Il tutto avviene senza coinvolgimento. Non c’è una fede o un credo a cui risponde il comportamento di Perry e di Dick. Non c’è un elemento né punitivo né vendicativo nella loro azione. La violenza è un ingrediente freddo, fa parte della scena. E’ dentro, non viene da fuori, non è nelle cose, ma è molto umana. Non è un atto sacrale. Per questo fa più male.

TAG: A sangue freddo, David Ali Sonboly, Truman Capote
CAT: Letteratura

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