Un amore giovanile di Gustave Flaubert

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27 Dicembre 2015

L’educazione sessuale di Gustave Flaubert

Il giovane Gustave è un gran frequentatore di bordelli. Le lettere lascive all’amico d’infanzia Ernest Chevalier recano esultante testimonianza di tale  frequentazione.  Che l’Educazione sentimentale si concluda proprio nell’ultima battuta col rimpianto condiviso tra i due amici Moreau e Deslauriers di non «aver avuto null’altro di meglio» nella vita che la visita ad una certa casa con la lanterna davanti all’uscio – il bordello della Turca  cui si accenna alla fine del secondo capitolo del romanzo–, ci avverte di com’è avvenuta se non la sua educazione sentimentale, quella sessuale.

Ma sappiamo qualcosa di più su questo argomento: Gustave perde la verginità con la  cameriera  della mamma. Imprecisata l’età, ma sicuramente in piena pubertà. Ne fanno un rapido cenno nei Diari i Goncourt cui Flaubert aveva raccontato l’episodio. Che la sua iniziazione sessuale avvenga tra le mura domestiche e con la cameriera materna se non ci autorizza a tirare delle deduzioni sulla scia di quelle che Sartre – nella sua labirintica biografia di Flaubert, l’Idiota della famiglia –, cava da ogni menomo atto dell’esistenza puberale, prepuberale e finanche prenatale di Gustave, sicuramente è sicuro indice di un comportamento che sembra una costante nei suoi costumi sessuali giovanili: la predilezione per gli  amori ipergamici. Ipergamico è l’amore per Eulalie Delanglade di cui diremo fra poco, ipergamico è quello per Élisa Schlésinger, l’ispiratrice a sua volta dell’ipergamico amore di Frédéric per Madame Arnoux dell’Educazione, ipergamico l’amore di Léon per Emma Bovary, ipergamico quello per le due Louise, Pradier e  Colet: sempre una decina d’anni di differenza d’età a favore di lei.

Cosa vuol dire ciò?

L’amore ipergamico ha una certa incidenza nelle lettere francesi: il capostipite è quello tra Madame de Warens e Rousseau raccontatoci nelle Confessioni:  un altro, celebre, è quello tra Madame de Rênal e Julien Sorel nel Rosso e il nero. Possiamo dedurre da ciò che la Femme de trente ans (titolo di un romanzo di Balzac) attizzi particolarmente il giovane francese dell’800?  La questione è forse più terra terra: una così consistente produzione letteraria probabilmente registra un mero fatto sociale. L’iniziazione  sessuale del maschio in quel torno di tempo avviene perlopiù  in due modi: principalmente grazie alle prostitute oppure attraverso una donna navigata, spesso amica di famiglia, che funge  da “nave scuola”. Quanto all’amore ancillare è pratica corrente presso i rampolli della classe aristocratica (ne fu protagonista anche Alexis de Tocqueville) e fa  parte dello sfruttamento delle risorse, anche sessuali, dei subalterni, che la classe borghese non esita a fare proprio non appena giunta al potere né più né meno come quella aristocratica.

Questo tipo di iniziazione sessuale, occorre ricordare,  si è protratta almeno fino agli anni ’60 del ‘900. Forse la generazione dei nati attorno agli anni ’40 del secolo scorso (quella del ’68 per intenderci) è stata la prima in assoluto in Occidente in cui educazione sentimentale ed educazione sessuale sono coincise  e sono avvenute contestualmente con coetanei. Ma in quegli anni la vita sessuale dei giovani fino al matrimonio, e per molti  anche dopo, si svolge principalmente nei postriboli o, come abbiamo visto discorrendo di amori ipergamici,  con le MILF ( Mother I’d Like to Fuck), che prima di essere un genere pornografico è  con ogni evidenza una delle forme in cui si fissa, particolarmente  e storicamente, la libido maschile.

Eulalie  Foucaud nata Delanglade
Flaubert ha 19 anni quando vive  una straordinaria avventura sessuale con una donna né prostituta né coetanea. La prima donna che amò fisicamente dopo l’innamoramento platonico per Élisa Schlésinger. Non appena conseguita la maturità (baccalaureato) nell’estate del 1840  intraprese con degli amici di famiglia un viaggio nel Midi della Francia. Per un giovane normanno, abituato a muoversi tra il freddo mare della Normandia e le brume della Champagne, il Mediterraneo caldo e lucente è già un avamposto di esotismo. Ma anche qualcosa di più per Gustave da sempre immerso con il naso tra i libri: è il mare dei romani e delle antiche civiltà.  «Io porto l’amore dell’antichità dentro le viscere. Mi sento toccato fin nel profondo del mio essere quando sogno le carene romane che solcavano le onde immobili ed eternamente ondulate di questo mare sempre giovane».

A Marsiglia alloggiò per quattro  giorni presso l’Hôtel  Richelieu in rue de la Darse, gestito da una signora anziana e dalla figlia,  Madame Foucaud, nata Eulalie Delanglade. Era una creola magnifica di trentacinque anni, dai capelli neri come la pece e dal petto generoso: la tétonnière la chiamerà  Gustave con gli amici. Un giorno che tornava da un bagno nel mar Mediterraneo fu attratto in camera da  madame Foucaud che gli diede uno di quei baci appassionati in cui si getta tutta una vita.

Un passo di Novembre sembra ricostruire la scena nei modi ellittici del romanzo seppur con quell’audacia che si lascia ancora negli inediti. (Il romanzo Novembre fu infatti pubblicato postumo).

« Le idee di voluttà e di amore che mi avevano catturato a 15 anni vennero a ritrovarmi a 18… A questa età ero ancora vergine e non avevo mai amato… Senza dire nulla, lei mi passò un braccio attorno al corpo e mi attrasse su di lei  in una muta stretta. Allora la circondai con entrambe le braccia e incollai la mia bocca sulla sua spalla, dove bevvi con delizia il mio primo bacio d’amore, assaporai il lungo desiderio della  mia giovinezza e la voluttà trovata dei miei sogni, e poi rovesciai il collo all’indietro, per meglio vedere il suo viso; i suoi occhi brillavano, mi infiammarono, il suo sguardo mi avviluppò più delle sue braccia, ero perso nei suoi occhi, e le nostre dita si intrecciarono: le sue erano lunghe, delicate, si rigiravano nella mia mano con dei movimenti vivi e sottili… Non ricordo più ciò che mi disse… Con un movimento di spalle si sfilò la manica, l’abito si sganciò, non aveva corsetto, la camicia le scivolò di dosso. Era uno di quei petti splendidi dove si vorrebbe morire soffocati nell’amore… Le tolsi il pettine, i suoi capelli si srotolarono come un’onda, e delle lunghe ciocche nere sussultarono cadendole sulle anche… D’un tratto lei si staccò da me, liberò i piedi dalla veste, e saltò sul letto con l’elasticità di una gatta; il materasso si infossò sotto i suoi piedi, il letto cigolò, lei gettò bruscamente all’indietro le tendine e si coricò; mi tese le braccia, mi prese… Mentre la sua mano umida mi percorreva il corpo, lei mi baciava il viso, la bocca, gli occhi, ciascuna di quelle carezze affettate  mi facevano mancare, lei si stese sul dorso e sospirò; poi socchiuse gli occhi e mi guardò con una ironia voluttuosa, e quindi, appoggiandosi sui gomiti girò il ventre,  alzando i talloni in aria, era piena di mossette aggraziate, di movimenti raffinati e ingenui; infine dandosi a me con abbandono, alzò gli occhi verso il cielo, emise un grosso sospiro che le sollevò il corpo… La sua pelle calda, fremente, si stendeva sotto di me e vibrava; dai piedi alla testa mi sentivo ricoperto di voluttà; la mia bocca incollata alla sua, le nostre dita intrecciate, scosse dallo stesso tremore, avvinte nella stessa stretta; respirando l’odore della sua capigliatura e il soffio delle sue labbra, mi sentivo deliziosamente morire. Ancora per un po’ restai, beato, ad assaporare il battito del cuore e l’ultimo trasalimento dei miei nervi agitati, poi mi sembrò che tutto si spegnesse e disparisse.  — Veramente ? mi disse lei, oh ! non mi stai mentendo. Tu sei dunque vergine, e sono io che ti ho deflorato, povero angelo?»

 

Ma in  realtà, così come riferito dallo stesso Gustave  ai Goncourt,  pare che dopo il bacio diurno la donna lo abbia raggiunto di notte nella sua camera, e prendendo l’iniziativa,  gli abbia praticato un rapporto orale. Fu una notte di passione (una fouterie de délices, la chiamerà con i due diaristi) che lasciò un  segno indelebile nella coscienza del giovane. Era la prima donna né prostituta né serva che incontrava nell’intimità. Fu un amore molto intenso e molto carnale. L’ultima notte Gustave si vanterà con l’amico Alfred del suo exploit sessuale enumerando il numero dei rapporti.

Poi ci fu il distacco e la partenza.  Seguirono lacrime, lettere, quindi  più nulla e tutto si stinse nella luce indefinita della rimembranza per molto tempo. Fin davanti alla bara  della sorella Caroline, cinque anni dopo,  Gustave rilesse le lettere d’amore di Eulalie, a comprova della sua predilezione per la contrapposizione forte, violenta  e talora grottesca dei sentimenti, ma anche testimonianza estrema del forte turbamento dei  sensi che quella donna gli aveva procurato.

Diverse volte Gustave ritornò a Marsiglia alla ricerca di quella donna di cui non seppe più nulla e di quella stanza d’albergo. La prima volta nell’aprile del ’45 diretto in Italia al seguito della sorella Caroline in luna di miele.

«A Marsiglia – scrive con una certa vena crepuscolare all’amico Alfred Le Poittevin –  non ho ritrovato quella eccellente pettoruta che mi ha fatto gustare quei così dolci quarti d’ora. Le signore non gestiscono più l’hotel Richelieu. Vi sono passato davanti, ho visto l’ingresso e la porta. Gli scuri erano chiusi: l’hotel abbandonato. A malapena ho riconosciuto il posto. Non è un simbolo?  È già da molto tempo che il mio cuore ha gli scuri chiusi, gli scalini  deserti; foresteria tumultuosa un tempo, adesso è vuota e sonora come un grande sepolcro senza cadavere!  Con maggior cura, più decisa volontà, sarei forse riuscito a scoprire dove alloggiava. Ma mi hanno dato delle informazioni così incomplete che sono rimasto lì. Mi manca tutto ciò che mi manca quando non si tratta di arte: l’ostinazione, la tigna».

L’ultima volta che ci passò, in transito durante il suo viaggio a Tunisi per documentarsi su  Salammbô, non trovò l’albergo del tutto. Guarda, cerca e si accorge che è diventato un negozio di giocattoli. Al primo piano un parrucchiere: sale si fa radere e riconosce la carta da parati della stanza dove trascorse l’infuocata notte d’amore. Così ricorderà  anni dopo  l’episodio all’amico Bouilhet  in una lettera (notte tra il 23 e il 24 aprile 1858).

« Ho rivisto a Marsiglia la famosa casa dove diciotto anni fa ho scopato (sic!) M.me Foucaud nata Eulalie Delanglade. Tutto era cambiato.  Il piano terra che era la hall è adesso un bazar e al primo piano c’è un parrucchiere per uomo. Ci sono andato due volte a farmi radere la barba. Ti risparmio tutti i commenti e le riflessioni alla Chateaubriand, sulla fuga dei giorni, la caduta delle foglie e dei capelli. Tuttavia era da molto tempo che io non avevo così profondamente pensato e sentito, credo».

Flaubert conservò quattro lettere di Eulalie indirizzate  sulla busta al futuro cognato Hamard, in tale domicilio di comodo, com’era consuetudine, per sviare sospetti e conservare le apparenze. Esse esprimono un amore profondo, totale, romantico: « Perché ci è stato concesso di amarci, di riconoscere l’uno nell’altro la felicità del cielo, se dopo ci siamo dovuti subito lasciare e soprattutto se tu dovevi dimenticarmi così presto […] dopo che hai lasciato questa casa, essa è diventata per la tua amante un immenso deserto». Ma la beffa letteraria somma è che ci troviamo di fronte a una formula copiata da una raccolta di lettere d’amore. Eulalie è una donna che si nutre di sentimenti romantici immensi ma con la penna in prestito delle  sartine. E però,  Eulalie, come la «petite femme» Emma Bovary, è destinata ad entrare nella grande letteratura prestando alcune sembianze alla Marie di Novembre e ispirando due episodi dell’Educazione sentimentale e di Madame Bovary.

Sicuramente l’avventura di Marsiglia funzionò da spartiacque  nel sistema sentimental–intellettuale di Flaubert: quanto meno pose fine ad una pericolosa china mistica – piuttosto frequente nel  “devoto Ottocento”–  attestata da alcuni passi di diario del febbraio 1840: « Se c’è un Dio, un Dio buono, un Dio padre di Gesù, che dona  la sua grazia, il suo spirito, io lo riceverò e mi prosternerò»,  misticismo che mai più riprenderà se non nella forma parodica, grottesca e intellettualmente sorvegliata della Tentazione di Sant’Antonio, di Erodiade e dei Tre racconti nel suo insieme, che come forse è noto,  non sono altro che una breve raccolta narrativa  di tre racconti “presieduti” in metafora proprio  dalle tre ipostasi divine.

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Brano tratto da  lavoro in corso sulla vita sentimentale di Flaubert di © Alfio Squillaci

Nell’immagine di copertina – Edgar Degas, “Allo specchio” 1889, Pastello su carta.

 

TAG: Fratelli Goncourt, Gustave Flaubert, Jean Paul Sartre, Jean-Jacques Rousseau
CAT: Letteratura

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