E come il vento

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1 Febbraio 2019

Ho molta, molta sete di infinito, così l’ho letto tutto d’un fiato, ma è troppo denso e troppo intenso, va sorseggiato, per questo ho iniziato a rileggerlo. Scorrevolissimo, un viaggio voluto, emozionante e ricco.

Quanti infiniti ci promettono?

Tanti, molti di bassissima qualità. Corpi rifatti da copertina, vite facili, sogni piccoli a forma di cose (un telefono o una borsa), parole semplici con cui definirci.

È questo che siamo? È questo che vogliamo? Questo quello per cui siamo venuti al mondo?

L’infinito sta da un’altra parte, per fortuna, non altrove dalla poesia; poesia-magnete, poesia-grido, poesia-vita, poesia-amore, poesia-trampolino-verso-l’infinito. Lo scrisse, con versi poi osannati e bistrattati come tutte le bellezze più grandi, un ragazzo di vent’anni, duecento anni fa.

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
E il naufragar m’è dolce in questo mare.

 

È molto più di quello che viene insegnato nella maggior parte delle scuole L’infinito di Leopardi, ed è evidentemente distante da quell’idea superficiale e anche sterile di pessimismo a cui viene erroneamente ricondotto. Cosa ci dice davvero il giovane Giacomo? Attraverso l’arte poetica certo, ma cosa dice a noi, alle nostre vite, alla mia vita, alla tua vita?

È questo l’afflato che muove tutto E come il vento. L’infinito, lo strano bacio del poeta al mondo, uscito ieri per Fazi Editore. Un libro che genera e appaga fame di ricerca, di avventura, di studio e, di nuovo, di vita. E che sorprende, perché l’infinito si manifesta innanzitutto dove non dovrebbe stare, nella finitudine degli eventi, dei momenti, delle persone; è quando finisce qualcosa che mai avremmo voluto finisse che sperimentiamo atrocemente il nostro desiderio e naturale inclinazione all’infinito, fatto di qualità più che di quantità.

 

La Rete e il Web hanno ridotto le distanze, spaziali e temporali e, di fatto, semplificato e reso possibili molte cose che prima non lo erano quasi nemmeno nel pensiero, checché se ne dica. Ma possiamo dire ci abbiano dato l’infinito, quello di serie A, quello che sta sul gradino più alto del podio, quello di cui ci parla Leopardi? Non credo. Anzi, con l’illusione di rendere tutto possibile e tutto qui e subito, hanno accorciato il tiro delle nostre aspettative, delle nostre speranze, dei nostri progetti. Ci siamo fatti fregare e abbiamo iniziato a giocare al ribasso e, molte volte, pure sporco.

E come il vento, invece, densissimo dal punto vista artistico-letterario e portavoce di una cultura fine e profonda, espressa con veracità e fascino, sovverte questa penosa tendenza a coltivare al meglio il proprio orticello e getta l’amo lontano, molto oltre la siepe; E come il vento raccoglie il guanto di sfida dell’impossibile, superando le antinomie e ponendo il senso dell’infinito nell’essere tra: mentre i nuovi media ci assottigliano e ci definiscono puntualmente per renderci strumenti eterodiretti e atti al consumo inconsapevole e atavico, la poesia di Leopardi riafferma il valore del pluralismo identitario e della bellezza complessa di essere ognuno unico e particolare, con una propria storia da raccontare, perché è ancora e comunque dalla parola che l’infinito passa, senza forse mai farsi prendere del tutto, ma mettendo in azione il senso autentico del vivere.

Così, anche nella morte della giovane e bellissima zia Marta, in cui possiamo ritrovare ognuno la morte di qualcuno, la fine di qualcosa, una bellezza strappata ingiustamente e prima del tempo, l’infinito non smette di battere sulla porta dell’anima di tutti coloro che sono pronti ad accoglierlo nella sua spinta violentissima, tremenda e incantevole che, come il vento nella sua apparente invisibilità, è ancora in grado di smuovere molti e molto.

Questo è lo strano bacio del poeta al mondo.

Questo è il bacio infinito di Davide Rondoni, a cui va il grande merito di aver donato anni di ricerca e studio a una lettura unica de L’infinito di Giacomo Leopardi, che ci torna indietro come un boomerang ricaricato di significato e che ci spinge avanti, molto avanti, pronto a dirci ancora qualcosa di nuovo.

 

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CAT: Letteratura, Media

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