La presentazione del libro L’imprevista di Elly Schlein
Martedì 10 settembre Feltrinelli ha pubblicato il libro “L’Imprevista – un’altra visione del futuro”, frutto di un dialogo tra la segretaria del PD Elly Schlein e la giornalista de L’Espresso Susanna Turco. Per lanciare il libro, le due autrici lo hanno presentato in Piazza Vittorio Emanuele II a Roma, alle 19 di sera.
Un inizio difficile
La presentazione non è iniziata nel migliore dei modi. Nella metro mi sono accorto di aver lasciato il cellulare a casa. Dato che piazza Vittorio è la più grande della capitale, non era facile capire dove si svolgeva l’evento. Una volta raggiunto il palco, abbiamo aspettato con la pazienza che serve per gli eventi del PD, mentre il pubblico si riempiva di volti noti della politica: prima Francesco Boccia e Beatrice Lorenzin, poi Dario Franceschini, Francesco Gualtieri, Livia Turco e Susanna Camusso, infine Laura Boldrini.
Quando Schlein è arrivata, mi sono seduto sotto un albero, dove un piccione ha espletato i suoi bisogni. Pensavo di avere solo un piccolo ricordo sul braccio, ma, tornato a casa, ho realizzato le brutte condizioni della polo.
Oltre alle mie vicissitudini, ho avuto l’impressione che Elly Schlein non si trovasse a suo agio. Mi pareva contratta a parlare della genesi del libro e delle sue esperienze personali, davanti a tanti personaggi noti. Malgrado abbia rimarcato la sua passione politica che la porta a girare continuamente l’Italia, appariva come in un salotto all’aperto, dove si parlava di trascorsi che gli forniscono l’aria da radical chic. Come l’infanzia in Svizzera, l’università a Bologna, la passione per il cinema e la campagna elettorale per Barack Obama.
L’abilità retorica di Schlein
Fortunatamente, Schlein ha presto ricordato le sue abilità a me e al resto del pubblico. Perché la sua abilità principale è quella di ribaltare continuamente il gioco. Partendo da lontanissimo, riesce a centrare il nocciolo della questione in maniera puntuale e con estrema naturalezza.
Proprio quando parlava della sua infanzia in Svizzera, ha ribaltato le carte affrontando la diversità presente in una scuola che ospitava italiani, spagnoli e profughi jugoslavi. Tanti bambini diversissimi sul piano culturale, ma uguali dal punto di vista dei diritti. Lezione di un multiculturalismo che esiste nei fatti ed è bellissimo, se e solo se raggiungiamo l’uguaglianza di fronte allo stato, che porta ai medesimi diritti e doveri.
Oppure, quando ha toccato la scenata che ha fatto a Matteo Salvini in campagna elettorale per le regionali emiliane. In questo caso, ha trovato l’occasione per criticare l’ipocrisia della destra, che a parole dice di voler riformulare il trattato di Dublino, ma in pratica non fa niente per redistribuire i migranti che arrivano sulle nostre coste. In particolare, è assolutamente grave che Giorgia Meloni appoggi i suoi amici polacchi e ungheresi, contrarissimi a una riforma che favorirebbe l’Italia. Come se l’Europa fosse un club dove si possono prendere i benefici, fregandosene dei doveri.
Le sfide principali
Nel finale, Schlein è entrata nella sua comfort zone. Susanna Turco ha infatti portato il discorso sui temi politici che derivano dal suo percorso. Ha sfoggiato così i suoi cavalli di battaglia, rimarcando la sua ossessione per la sanità e la scuola pubblica. La giornalista ha riso, ricordando che la parola che ritorna più nel libro è “gastroscopia”.
Perché il tema principe di Schlein sono le liste d’attesa, che non sono più tollerabili per uno stato civile. E la segretaria del PD sa che non può limitarsi ad attaccare questa destra che non fa niente per migliorare la situazione, ma che non può essere il solo capro espiatorio. La sinistra deve fare quindi autocritica per aver avallato politiche liberiste che avrebbero dovuto sanare il bilancio, ma hanno peggiorato la vita delle persone senza migliorare i conti pubblici.
Inoltre, Schlein insiste sul lavoro dignitoso, che comprende la battaglia sul salario minimo ma di cui dovrà far parte l’abolizione del jobs act. Infine, mi ha piacevolmente stupito l’attenzione per le aree interne, come se avesse capito che sono quelle che soffrono di più, dove vivono i perdenti della globalizzazione. Per questo, ha ordinato ai membri del suo partito di non trascurare i piccoli paesi.
E lei lo ha fatto in prima persona, venendo due volte nella mia Venturina nel giro di pochi mesi. Cosa che nessun segretario aveva mai fatto prima. E che gli ho ricordato quando mi sono fatto autografare il libro, come un adolescente di fronte al suo musicista preferito.
Il finale
Momento immortalato da Hua in una foto straordinaria, che testimonia sia le abilità fotografiche di mia moglie che la fascinazione politica che provo per Elly Schlein. Un sentimento che vivo in maniera contrastata, perché odio le agiografie e mi diverto a demitizzare e cercare difetti in chi è benvoluto, ma sono grato di riprovare l’emozione di vivere la politica.
Voglio dedicare un ultimo pensiero a Livia Turco, donna politica di un tempo che non c’è più. Personaggio sottovalutato dal pubblico e dai media, ma di grande spessore e intelligenza. Mi sono emozionato a vederla abbracciare Susanna Camusso all’inizio, e ancor di più alla fine. Quando si è messa in fila per farsi autografare il libro da Elly Schlein, poco dietro di me, come una persona qualunque.
Foto di Hua WANG
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