La tv non è morta
La tv non è morta: ha solo cambiato forma. O meglio, è diventata multipiattaforma. La guardiamo da Smartphone, console, tablet e PC, a letto o in treno e non più solo dal nostro ex-elettrodomestico preferito, che negli anni si è fatto più piatto e più largo. I palinsesti, invece, si sono sgretolati da tempo, lasciandoci liberi di ricomporli a nostro piacimento. Quest’evoluzione è evidente in America, dove la televisione generalista è già archeologia, ma dove anche i canali tematici tipici della cable (all news, musicali e serie tv che hanno plasmato il nostro immaginario) sono agonizzanti, perdono share e fatturato.
Lo spettatore contemporaneo ha frammentato la visione in più dispositivi, ha fatto della cultura convergente un approccio quotidiano. Basta pensare all’intermedialità di una serie come Game of Thrones, che può essere giocata, riscritta in una fan fiction, raccontata in un social network, twittata e inevitabilmente spoilerata. Siamo onnivori, consumiamo di più film e serie e in qualsiasi momento.
I dati ci dicono che il futuro è la internet TV, nota anche come broadband television, in crescita percentuale rispetto a tutto il resto. In Italia, Mediaset ha il pacchetto Infinity, Sky l’offerta integrata Sky Go, la Rai, così come altre emittenti, permette la visione di programmi on demand e in diretta, e TIM ha investito su TIMvision: 6000 titoli tra film, serie tv, sport, documentari e contenuti per i più piccoli. Con un solo abbonamento è disponibile su sei dispositivi (tablet, console, mobile, smart tv) contemporaneamente, senza erodere giga bytes e soprattutto senza pubblicità.
Il modello di riferimento è Netflix. Daniela Biscarini, Responsabile Multimedia Entertainment di Telecom Italia, ci dice che: “Con circa 16,8 milioni di abbonati fuori dagli USA, Netflix ha una crescita del 25%, ed è la dimostrazione che dove si lavora bene il mercato risponde in modo positivo”. I creatori di House of Cards hanno sottolineato che la scena iniziale della serie fu un trionfo della creatività sui big data. I dati segnalavano una perdita di spettatori nel momento in cui il protagonista aggrediva un cane. Si è scelto di mantenerla pubblicizzandola come una scelta artistica sulle fredde logiche di marketing, almeno nelle interviste promozionali. Biscarini chiosa disillusa: “In realtà hanno tenuto conto dei dati. Sapevano che quel tipo di spettatore che avrebbe abbandonato la visione dopo quella precisa scena non avrebbemai proseguito nel vedere una serie il cui protagonista è un uomo spregiudicato e disposto a tutto. Si tratta pur sempre di profilazione del gusto. Di interessante in Netflix c’è anche la tassonomia nata sulle esigenze di un pubblico che cerca film drammatici con Angelina Jolie o di attrici bionde in rom-com. Anche noi di TIMvision stiamo investendo nella tecnologia per migliorare gli strumenti con cui agevolare lo spettatore”.
Quello della nuova tv è un pubblico che sfugge al flusso passivo. I numeri sembrano confermare un trend in crescita: nel 2014 i fruitori di TIMvision sono stati 260.000 con una crescita del 64%, quelli con un decoder sono cresciuti del 145%, il doppio del 2013. Tra i contenuti preferiti ci sono i film, ma crescono anche le serie televisive (310%) e la programmazione per ragazzi (340%). Chiediamo a Aldo Romersa, responsabile dei contenuti TIMvision, come viene scelto l’acquisto delle serie: “Studiamo i dati americani e li incrociamo con quelli italiani. Le serie sono una killer app soprattutto per il pubblico più smart, per questo abbiamo Mad Man, Intruders e Scandal, una delle punte di diamante di Shonda Rhimes. Danno prestigio all’offerta essendo culturalmente rilevanti anche se di nicchia. Tuttavia, tendiamo ad essere mainstream mantenendo un’offerta ampia, perché il nostro target sono le famiglie. Per questo sono presenti molti contenuti che come caratteristica principale hanno quella di esser visti da milioni di persone”. Si cerca di accontentare sia la fascia 35-50 in cerca di intrattenimento, sia quella dei più piccoli appassionati di cartoni animati e di serie Disney come Violetta. Sempre in questa logica anche lo sport occupa un posto privilegiato con la Serie A dedicata ai circa ottocentomila utenti attivi mensili. Numeri che ispirano ottimismo, ma su cui bisogna lavorare.
“È stata una start up complicata”, dice ancora Daniela Biscarini ricordando i primi anni di Cubovision. Poi c’è stato il rebranding e la strutturazione dei contenuti che oggi fanno parte dell’offerta TIMvision, che prevede un prezzo vantaggioso di 5 euro (anziché dieci) per gli abbonati Telecom Italia con adsl illimitata e fibra che attiveranno il servizio entro il 31 marzo 2015. “Si tratta di un tentativo di educare il pubblico a un utilizzo legale e competitivo”, dice Biscarini.
L’ambizioso obiettivo è di minimizzare il fenomeno della pirateria, proprio come ha dimostrato Netflix, che in poco tempo e con un servizio efficiente è riuscita a convertire lo streaming da illegale a legale, abbattendo del 300% la quota di bitTorrent. Certo, rivoluzionare la fruizione televisiva in Italia richiede una sempre più capillare diffusione della banda larga. Su questo sempre Biscarini è fiduciosa: “Saremo uno dei motori della crescita, con grandi investimenti sia nell’area tecnologica sia nei contenuti, avremo 3,4 miliardi di investimenti per lo sviluppo di tecnologie di nuova generazione nel prossimo triennio, ma ci muoveremo sempre più anche verso l’acquisizione di contenuti esclusivi, come già facciamo oggi, ad esempio con Intruders”.
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