Il treno regionale del Sud

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24 Agosto 2018

Nel treno c’è tutta l’umanità con le mille sfaccettature, con la poliedricità e la mutevolezza dei volti, di facce gioiose e tristi.
Chi è in treno viaggia sempre per qualcosa: per raggiungere un amore lontano, per ritrovare un affetto, per tentare la fortuna di indovinare un lavoro che non c’è mai.
Ma le storie dei volti sono quelle che si raccontano sui treni regionali, non quelli dell’Alta Velocità.

Questi ultimi sono i treni dei signori, manager e professionisti che sfoggiano cravatte ,vestiti firmati,griffati, computers di ultima generazione che proiettano grafici di conti e diagrammi per costi e benefici dell’ultimo affare.
Non si registrano posti numerati, assegnati in quelli regionali.

Sono i treni della sottoclasse, come dice il sociologo Bauman.
Ci sono persone in piedi, stipate come sardine ed intruppate in file indiana, perché il divieto di non salire in un treno affollato non è mai rispettato, nonostante le ripetute e veementi raccomandazioni dei poveri capistazione.
Si assiepano, quelli che rimangono in piedi, ove sono allocate le porte nei passaggi intercomunicanti tra le diverse carrozze e si reggono l’uno sull’altro, mancando i sostegni ed i corrimani.

Povere quelle mamme con carrozzini di bimbi inquieti.
Ritrovi la vera essenza del tuo popolo, quello che lavora, si sacrifica, perché sono portatori d’acqua, gente umile che tira la caretta e si spacca la spina dorsale e tenta di rilassarsi per una modesta villeggiatura di pochi giorni nel profondo Sud.
Si scrutano anche persone perbene, galantuomini che leggono libri, giornali, accennano a sorrisi di benvenuto e non parlano, stanno in silenzio e trascorrono il tempo a sottolineare passaggi salienti delle pagine che sfogliano e si offrono anche a cedere il posto a persone anziane.
Bellissime studentesse adoperano telefonini e scambiano sms o whatsapp: spesso ridono e scrivono velocemente pensieri e riflessioni.
Ci sono anche maleducati che occupano con valigie interi posti, che mangiano e sporcano già carrozze sgangherate o che appoggiano piedi accanto alla tua sudicia poltrona,incuranti della presenza dell’altro.
Giovani che parlano al telefonino di cose insensate e chiamano sempre con la parola “Amore” l’altro o l’altra, ma farfugliando concettualita’ sconnesse e disadorne di qualsiasi pensiero.
Bambini che urlano, cani che latrano non considerando, i loro padroni, che in quel ambiente angusto si riscontrano anche persone: contano ovviamente di meno, perché oggi gli animali sono più importanti degli uomini.
C’è anche chi non si può permettere di utilizzare un’auto e porta valigioni, ove c’è dentro di tutto, come se dovessero emigrare in terre lontane.
Uomini di colore fanno guardia ai loro sacchi pieni di tutte le mercanzie: pallide imitazioni di occhiali, borse, borsette, veli, vestiti, foulard.
Indiani e pachistani che indossano lunghe vesti colorate e non soffrono il caldo. Sono muniti di quegli strani arnesi per disegnare tatuaggi.
Sono treni scassati, costituiti da vagoni di risulta, anche senza aria condizionata.
Quando si apre il finestrino senti rumori assordanti, come quelli di lamiere e di ferri incandescenti battuti da martelli impazziti: non coprono le sciatte conversazioni che si sentono ai telefonini di maleducati che bestemmiano o ridono come ebeti.
Questi sono i treni che vanno nelle terre del Sud che sono bellissime: infatti il panorama che si vede dai finestrini e di un mare incantevole e di una vegetazione che è sempre rigogliosa e florida, nonostante la trascuratezza dell’uomo.
La bellezza delle terre del Sud, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia, non merita queste classi dirigenti che non offrono ai cittadini mezzi di trasporto adeguati alla bisogna.
Come scrisse Levi in “Cristo si è fermato ad Eboli”:”lo Stato è più lontano del cielo, e più maligno, perché sta sempre dall’altra parte”.

TAG: treno
CAT: Media

Un commento

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  1. ferdy 6 anni fa

    Credo che l’articolo si commenti da solo.Sta descrivendo la cruda realtà.Complimenti.

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