Un pezzo di Rai è morto (un pezzo molto vivo)

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18 Luglio 2016

Come tema d’esame per passare professionista, ormai moltissimi anni fa, scelsi proprio «Chi l’ha visto?». Mi affascinò l’indirizzo che intendeva sviluppare un’inquietudine sociale, se fosse lecito da parte della televisione pubblica “inseguire” persone che avevano scelto autonomamente di non dare più notizie di sé, scomparendo nel nulla. Se fosse giusto andare all’assalto delle volontà personali, infrangendo la privacy e anche il sacro principio dell’autodeterminazione. C’è da sorridere, oggi, di fronte all’apprezzabile ingenuità culturale di quegli esaminatori, che mai all’epoca avrebbero immaginato di venire sacrificati sull’altare del Grande Occhio che oggi tutto indaga, tutto conosce, tutto sa e tutto vuole sapere. Da quel tempo, «Chi l’ha visto» ha subito le modificazioni sostanziali che tutti conoscete, ha perso buona parte di quella vocazione iniziale occupandosi sempre di più dei terribili fatti di nera.

Tutto questo naturalmente riguarda la Rai e il servizio pubblico. Si gioca in questo tempo malato una partita fondamentale: rimanere vivi, collegati col mondo, tenere le orecchie deste, attrezzati al pronto intervento, ma anche sapere approfondire i temi con le persone giuste, perchè spesso in televisione ci vanno le persone – chiamate impropriamente esperti – sbagliate. Sotto questo cielo la Rai è mezza morta. Ma anche mezza viva. Partiamo dalla vita. I fatti di Nizza, il golpe turco. Due fatti enormi, di enorme “bellezza” giornalistica. Qui la Rai ha messo a segno grande servizio pubblico con RaiNews, la sua redazione, e il suo bravo (e autorevole) direttore. Non è azzardato concludere che neppure per un momento si è avuta la tentazione di passare su Sky. Questo è un enorme e insperato risultato per la Rai. Dicono che RaiNews stia facendo numeri migliori di Sky. Alle volte i numeri seguono, come avessero importanza relativa. Questo è uno di quei casi. L’autorevolezza si “sente”. Ha un peso “fisico”, si può toccare. Certo che Di Bella ha contato. Il che vuole dire un paio di cosette niente male e che ci riportano in pace col mestiere. Che il merito, il professionismo, la capacità di fare squadra, di raccontare i fatti perchè si sa di che cosa si parla, bene, tutto questo ha ancora un valore alto. Evviva! La seconda è che se le cose per RaiNews adesso vanno così visibilmente bene, significa che il direttore precedente era piuttosto scarso. E quel direttore, in perfetta logica Rai, oggi è presidente dell’azienda.

Adesso parliamo della Rai morta. C’era un’occasione straordinaria perchè «Chi l’ha visto?» ritornasse alla sua condizione originaria, alla radice che ne ispirò le mosse. Quel farsi passaparola televisivo che spesso affianca le istituzioni, che alle volte paradossalmente le anticipa, che solidamente è consapevole della responsabilità del momento e di conseguenza si fa a sua volta Ministero della Necessità. A Nizza in una sola notte non si è più saputo nulla di 30 italiani. Inghiottiti tragicamente in una festa della democrazia come il 14 luglio francese. Nessuno sapeva nulla in quel caos, nessuno riusciva a trovare un ordine, una disciplina della ricerca, nessuno riusciva a selezionare, mettere in fila, creare quel passaparola virtuoso che sullo schermo è affidato alla sapienza e all’esperienza di Federica Sciarelli. Era il momento ideale, doveroso, per scendere in campo, mettere televisivamente in sicurezza quel dramma, quelle sparizioni nel nulla. Sarebbe stata probabilmente altissima e drammatica televisione. E vero, sostanziale, affiancamento ai parenti di quelle persone, che reclamavano uno spiraglio di luce.

E invece nulla. Nessuna “straordinaria” di «Chi l’ha visto?» è andata in onda. Nessun servizio pubblico della Rete, perché i tg invece stavano lavorando incessantemente sul campo. E per quale motivo? Due le possibilità. Che il direttore di Rai3 non ci abbia pensato e sarebbe un dramma professionale. Impossibile. La seconda, la più abituale in una Rai elefantiaca: «Non si può fare». La redazione di «Chi l’ha visto?» è in ferie, impossibile riorganizzarla in un tempo così breve. Ecco questa è la Rai morta, inaccettabile, che in un tempo come questo non può stare sul mercato. Ricorda tanto l’abitudine pigra alla programmazione estiva, quelle repliche su repliche perché tanto la gente si sente in vacanza e la tele è un di più. La Rai morta delle occasioni perdute non deve più esistere, la divaricazione tra rete e telegiornali è un’incongruenza assoluta.

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