Non ti piace l’articolo? Vieni rimborsato. L’esperimento olandese di Blendle
Un titolo ti interessa e ti intriga? Paghi 20 centesimi e leggi l’intero articolo. Ti è piaciuto? Bene. Non ti è piaciuto? Hai indietro i tuoi soldi. Sembra incredibile ma funziona così la piattaforma olandese Blendle, che gli articoli pubblicati da vari quotidiani e riviste. Nato dall’ingegno e dalla audacia di due ventisettenni, Marten Blankesteijn e Alexander Klöpping, il sito Blendle ha compiuto un anno pochi giorni fa, il 28 aprile, e, nonostante i pronostici negativi, sembra funzionare alla grande. I numeri, più di 250000 utenti, soprattutto sotto i 35 anni, e i nuovi contratti firmati oltreoceano, New York Times e Wall Street Journal per dire qualche nome, confermano l’inaspettato successo.
Ma come funziona? E’ molto semplice, in realtà. Blendle offre l’accesso agli articoli online delle pubblicazioni, solo olandesi e statunitensi per ora, che mettono a disposizione i propri articoli. Per visualizzarne uno il lettore accetta di pagare un prezzo irrisorio, mediamente sui 20 centesimi. Se, al termine, non è soddisfatto dell’articolo, può avere indietro i suoi soldi. Spiegando la propria decisione, naturalmente. Il ricavato viene diviso tra i giornali chehanno fornito i contenuti e la piattaforma Blendle che li ha resi accessibili. Il 70% va ai primi e il 30% ai secondi. Ma si tratta di 20 centesimi potreste obbiettare: cosa vuoi che ci combini con il 30% di 0.20 euro? Sicuramente per il singolo pezzo e per un singolo utente il ricavo è molto basso: appena 0.06 centesimi. Ma provatelo a moltiplicare per gli utenti che visitano il sito: 0.06 per 250.000. Fa quasi 15000 euro. 15000 euro per un solo articolo. E quasi sicuramente un lettore non si ferma a uno solo. Fate voi i conti. A un anno dalla sua nascita, la scommessa sembra essere vinta: il modello iTunes, insomma, sembra sbancare anche nel giornalismo. Uno dei fondatori, Alexander Klöpping, in uno degli interventi dedicati al compleanno di Blendle, ha avanzato alcune considerazioni: i micropagamenti, stile iTunes, possono funzionare anche per il giornalismo. Non tanto per le news, che si possono trovare gratuitamente in un modo o nell’altro, quanto per le opinioni, le analisi o le interviste. Insomma, è il giornalismo di qualità che viene premiato sulla piattaforma Blendle. Per misurare la qualità del proprio pezzo, il giornalista deve conoscere le reazioni del suo pubblico. E attraverso la piattaforma olandese, può sapere quanto il suo singolo pezzo è stato apprezzato: il ricavato che ha prodotto ma anche quante persone hanno chiesto i soldi indietro. Infine, il fondatore invita i giornali storici a non temere per i loro abbonamenti: Blendle ha raggiunto una platea diversa da quella che solitamente si abbona ai giornali. Lettori giovani e nuovi: insomma, consumatori più attenti e disposti a pagare poco per un singolo articolo di qualità più che a sottoscrivere abbonamenti costosi e più vincolanti.
Insomma, Blendle sembra essere un esperimento interessante e di successo. Forse ha indicato l’unica via, una fruizione personalizzata e a prezzi accessibili dei contenuti dei maggiori giornali, attraverso cui il settore giornalistico, da molti dato per morto, può rilanciare se stesso, continuando a generare ricavi senza rinunciare alla qualità. Nata olandese, Blendle si sta ora muovendo verso gli USA. Due paesi con due storie giornalistiche molto diverse, ma entrambi proiettati verso l’era digitale con una penetrazione di internet che si attesta nei due paesi intorno al 90% della popolazione. Dipende da questo dato il successo di Blendle negli USA e nei Paesi Bassi? Potrebbe avere successo anche in un Paese come l’Italia in cui quasi il 40% della popolazione non usa Internet (22 milioni secondo le ultime rilevazioni Istat)? Forse vale la pena provarci, almeno.
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