L’Aids esiste ancora, dai un’occhiata a questi numeri

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1 Dicembre 2015

È oggi la Giornata Mondiale per la Lotta all’Aids, malattia infettiva che, nonostante l’epidemia degli anni ’80 sia stata abbondantemente superata, continua a diffondersi. E sono i giovani tra i 25 e i 29 anni, inconsapevoli e poco informati, a contrarre maggiormente l’HIV, il virus che provoca l’Aids (Sindrome da immunodeficienza acquisita).

«Nel 2014, sono state riportate 3.695 nuove diagnosi di infezione da HIV, pari a 6,1 nuovi casi per 100.000 residenti. Questa incidenza pone l’Italia al 12° posto tra le nazioni dell’Unione Europea», osserva la dottoressa Barbara Suligoi, direttrice del Centro Operativo Aids dell’Istituto Superiore di Sanità, che si occupa di raccogliere tutti i dati sulle diagnosi di AIDS e HIV ed è il riferimento europeo per il controllo e la sorveglianza delle infezioni.

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Negli ultimi 5-10 anni la situazione è rimasta stabile, anche se non c’è nemmeno una diminuzione delle infezioni. «Il nostro Paese – continua la dottoressa Suligoi – è allineato alle nazioni appartenenti all’Europa occidentale. In quella dell’Est invece la situazione è più grave. L’allarmismo nasce dai casi registrati nell’Europa orientale. Lì la situazione è paragonabile a quella degli anni Novanta».

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Il Registro Nazionale AIDS è attivo sin dall’inizio degli anni ’80 e ancora oggi fornisce importanti informazioni utili per monitorare le persone con HIV; nel 2014 sono stati segnalati al COA 858 casi di AIDS, pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100.000 residenti. Oltre il 50% dei casi di AIDS segnalati nel 2014 sono osservati in persone non consapevoli di essere HIV positive. La maggior parte delle persone con infezione da HIV (92,6%), seguita presso i centri clinici di malattie infettive, è in terapia antiretrovirale.

Ma quello che si registra negli anni è un aumento dell’età mediana alla diagnosi, nonché un cambiamento delle modalità di trasmissione: diminuisce la proporzione di consumatori di sostanze per via iniettiva, ma aumentano i casi attribuibili a trasmissione sessuale, in particolare tra maschi che fanno sesso con maschi (MSM). «Questo accade perché la popolazione è meno consapevole del rischio. C’è una scarsa informazione sulle infezioni trasmissibili sessualmente», afferma la dottoressa, che ci fa notare quanto sia importante oggi “arrivare ad una cultura della salute sessuale con l’uso del preservativo”, soprattutto tra i giovani.

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A livello nazionale, quello che è interessante rilevare è che il numero più elevato di infezioni (incidenza) si registra nella fascia tra i 25 e i 29 anni. Qui, ci sono anche i casi relativi ai rapporti omosessuali. Le persone più adulte, forse, ricordano maggiormente l’epidemia degli anni ottanta, novanta, e sono più preparate, sanno come proteggersi, a differenza dei giovani di oggi.

«C’è una necessità di maggiore allerta tra la popolazione», conclude la dottoressa Suligoi, ricordando che per chi volesse qualsiasi informazione, anche legale, in merito all’AIDS, è attivo il Telefono Verde AIDS e IST (800 861 861), dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 18, e online il sito www.uniticontrolaids.it, entrambi servizi dell’Istituto Superiore di Sanità.

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CAT: Medicina

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