La speranza di un musicista solitario tra le macerie di Baghdad

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30 Aprile 2015

L’Iraq è associato a uno scenario di guerra. Prima quella statunitense fatta contro Saddam Hussein, ora quella dell’Isis. E ormai quando dobbiamo riferirci a una zona disastrata da un conflitto, viene proposto come esempio quello di Baghdad. La capitale irachena, infatti, è spesso flagellata da stragi causate da attentati. Eppure, al di là delle tragedie, c’è una storia che merita di essere raccontata: è giusto che trovi  spazio sui media italiani, tra la legge elettorale e l’inaugurazione dell’Expo.

C’è la storia di Karim Wasfi, professione direttore dell’orchestra sinfonica nazionale irachena. Un maestro di successo che però non si è chiuso nella torre d’avorio dell’arte. Ma la porta in strada, diffonde le note del suo violoncello a Baghdad. E non in un luogo qualsiasi, bensì nel quartiere Mansour, sventrato da un’autobomba che ha provocato almeno 10 morti e oltre 20 feriti.

Karim Wasfi si è recato in quella zona con uno sgabello e il suo strumento, improvvisando un’esibizione: il video (postato a fine articolo) racconta questa esperienza singolare, quanto significativa, difficile da esprimere con le parole. Intorno all’uomo, un direttore d’orchestra che veste i panni dell’artista di strada, si riuniscono delle persone che filmano e ascoltano incuriositi ma non ostili, nonostante la diffidenza che logicamente pervade una città in perenne guerra. Probabilmente in molti neppure conoscono la vera identità del Maestro, ma si fermano. E poi, grazie a YouTube e ai social, la performance è diventata virale.

Lo spettacolo è oggettivamente impressionante: il musicista suona in uno scenario spettrale, tra le macerie di Baghdad. Nelle parole pronunciate nell’intervista rilasciata ad Al Jazeera, Wasfi ha spiegato il senso del suo progetto: «Un modo per pareggiare le cose». Da un lato le brutture della morte che aleggia nel quartiere Mansour, ancora ferito da una delle tante autobombe esplose a Baghdad. Dall’altro la bellezza dell’espressione artistica, veicolo di «creatività e raffinatezza», come sostiene il direttore d’orchestra.

Un atto di ribellione che prende la forma dell’arte, nel caso specifico musicale, trasformandola in un veicolo di “combattimento pacifico”. Un veicolo di idee, di speranza e soprattutto rappresenta una minaccia per le «persone dalla mentalità chiusa», ha voluto sottolineare Karim Wasfi. Il suo gesto non è puramente simbolico: è arte che diventa parte integrante dell’impegno civile per affrontare con coraggio quel senso di disperazione. Un sentimento che in un Paese come l’Iraq è davvero forte. Perciò questa storia meritava di essere raccontata, più di una cronaca nel Parlamento italiano.

TAG: baghdad, guerra, iraq
CAT: Medio Oriente, Musica

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