Basta “destra contro sinistra”. Oggi c’è “auto contro mezzi pubblici”

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3 Giugno 2016

Un tempo c’erano le visioni del mondo (che i più eruditi chiamavano Weltanshauung), contrapposizioni che investivano l’anima più profonda dei cittadini e degli elettori. Essere di destra o di sinistra significava, al di là delle divertenti battute di Giorgio Gaber, concepire la società ed il futuro del paese in modi radicalmente diversi, ipotizzare la struttura economico-sociale secondo linee di pensiero agli antipodi: Stato contro Mercato.

Oggi, perché si sceglie una parte politica anziché un’altra? Esistono ancora grandi differenze tra gli elettorati dei principali contendenti? Oppure centro-destra e centro-sinistra rimangono davvero etichette buone solo per i libri di storia, soprattutto in occasione delle elezioni cittadine? Se prendiamo ad esempio il caso di Milano, sembra che qualcosa di diverso effettivamente ci sia, tra chi vota Sala e chi vota Parisi.

Analizzando i sondaggi di queste ultime settimane, qualcosa emerge. Innanzitutto, per quanto riguarda alcune caratteristiche socio-demografiche: gli elettori di Sala sono più numerosi nelle aree periferiche, oltre la circonvallazione esterna, mentre quelli di Parisi più nel semi-centro, al limitare dell’Area C (e questo, come vedremo, ha alcune conseguenze proprio su uno dei temi in discussione); più anziani, ma anche più giovani, per Sala; livello di studio un pochino più basso per Parisi. Ma differenze, in questo caso, non molto significative.

Oltre al giudizio sul governo milanese uscente che, come ci si aspettava, contrappone radicalmente gli elettorati, due sono le questioni che dividono le opinioni dei votanti di Sala da quelli di Parisi: il tema proprio della ricordata Area C ed il problema della moschea. La costruzione, o meno, della moschea rimane una delle classiche differenziazioni, quasi storiche, tra il centro-destra ed il centro-sinistra, che si sovrappone a quella dell’atteggiamento da tenere nei confronti dell’immigrazione. Limitarla e scoraggiarla, impedendone quasi la libertà religiosa manifesta, sono le parole d’ordine tipiche della destra italiana ed europea; accoglienza ed integrazione quelle contrapposte della sinistra. Anche Milano non fa eccezione, e dunque chi vota Parisi è tendenzialmente contrario alla costruzione di una moschea, chi vota Sala più favorevole, anche se non “così” favorevole come un tempo.

Di maggiore (inedito) interesse è invece l’opinione sulla prosecuzione dell’esperimento viabilistico: l’abolizione dell’area C, tornando all’ecopass, è l’opzione nettamente maggioritaria tra gli elettori di Parisi mentre, al contrario, il mantenimento dell’area C risulta condivisa dalla quasi totalità di chi vota per Sala. Per certi versi questa contrapposizione può essere collegata, come abbiamo visto, al luogo di residenza: quelli più vicini all’area C potrebbero più facilmente entrare in centro in pochi minuti, mentre a quelli più lontani conviene comunque l’utilizzo dei mezzi pubblici.

Ma, forse, è proprio l’atteggiamento di fondo che è diverso, e potrebbe indicare una differente visione del futuro della città e della sua fruizione. Una metropoli dove l’auto debba essere messa ai margini, in favore dei mezzi pubblici, delle piste ciclabili e del car-sharing (se possibile elettrico), da una parte; la salvaguardia degli spazi di viabilità privati, la priorità dell’utilizzo della propria auto, dall’altra. Questa dunque la contrapposizione che potrebbe diventare la nuova importante “frattura” tra due diversi elettorati cittadini, sostituendo quella classica tra destra e sinistra: auto o metrò? Un segno dei tempi.

* Articolo uscito, in parte, su Repubblica del 3 giugno

TAG: elezioni comunali milano 2016
CAT: Milano

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