Centri per l’impiego, niente regionalizzazione ed è scontro Lega – 5 Stelle
Se cerchi un posto di lavoro, in Lombardia, a chi ti rivolgi?
La risposta è semplice: ai centri per l’impiego. Su questo terreno in Consiglio Regionale si è aperto uno scontro politico tra Lega e Cinque Stelle. Da una parte il Carroccio ha infatti chiesto che venisse approvata una legge ( poi passata con 47 voti a favore e 29 contrari) che permettesse di delegare le competenze dei centri per l’impiego alle Province. I Cinque Stelle invece, come accaduto in molte altre regioni italiane, chiedevano che gli operatori venissero regionalizzati. Non avendo più il becco di un quattrino, è stato il ragionamento, delegare competenze ad un ente che non ha soldi veniva considerata una contraddizione. (Anche se c’è una copertura prevista di 92 milioni di Euro per il biennio 2018/2020)
Da qui si è dipanata una polemica in aula che ha vista sconfitta la linea dei Cinque Stelle e dei sindacati che si sono presentati in piazza.
Andiamo per ordine.
I sindacati hanno contestato davanti al Consiglio e negli scorsi mesi, che le già scarse risorse non fossero in grado oggi di garantire la tenuta degli uffici e quindi la possibilità di assolvere alle proprie competenze. Delegarle alle regioni consentirebbe di regionalizzare i costi: quindi l’assunzione del personale necessario per garantire alla gente che cerca un lavoro di poter avere un referente sul territorio. La Regione però ha dovuto prendere atto che nel caso in cui fossero stati regionalizzati ( e quindi assunti e pagati dalla Regione) i lavoratori dei centri per l’impiego, si sarebbe creato un grosso problema
Il Paradosso
Il paradosso sarebbe stato generato dalla seguente condizione: presso i centri per l’impiego i dipendenti sono 750 ma solo 500 sono pubblici. Duecentocinquanta sono invece privati. Questi ultimi, quindi, non avrebbero potuto – per legge – essere assunti. E quindi la Regione li avrebbe dovuti ” non assumere”. Quindi, licenziare.
Giuseppe Amato Usb
Questione federalismo e autonomia
Da qui ha inizio un effetto domino. Il capogruppo della Lega Roberto Anelli pone una questione di principio: ” Noi siamo per il decentramento al contrario di quelli che avrebbero voluto la riforma centralista del referendum di Renzi del 2016″
Quindi la Lega opta per un decentramento sul territorio che deleghi le Province a occuparsi dei centri per l’impiego
Roberto Anelli
Questione Jobs Act e Cinque Stelle
Ad opporsi al provvedimento sono i Cinque Stelle i quali assumono un parere favorevole alla regionalizzazione per chi lavora nei centri per l’impiego, alla luce della Legge Delrio. Così si scatena una polemica tra Lega e Cinque Stelle. I primi dicono ai secondi di stare dalla parte del Jobs act di Renzi. I secondi accusano la Lega di voler privatizzare il lavoro “seguendo il disegno delle precedenti giunte”.
Monica Forte e Raffaele Erba
La “disposizione funzionale” del Pd
È Samuele Astuti del Pd a spiegare che in realtà questa disposizione poteva essere aggirata dando alle Province, attraverso il processo di regionalizzazione, “una disposizione funzionale” con copertura, per permettere di garantire ai lavoratori privati di non perdere il proprio posto di lavoro. Fabio Pizzul, capogruppo, al termine del voto ha dichiarato: “E’ una legge che contraddice la legge nazionale, a forte rischio di impugnativa da parte del governo giallo-verde e mette a rischio paralisi il sistema. Soprattutto, è una legge che indebolisce ulteriormente i centri per l’impiego, che peraltro è il contrario di quanto sta scritto nel contratto di governo tra Salvini e Di Maio.”
Samuele Astuti
Contratto Di Maio Salvini
Proprio il contratto di Governo è il motivo che induce Roberto Anelli della Lega a fare la seguente considerazione: “Tra meno di otto mesi avremo la riforma del lavoro del Governo che stanzia due miliardi di Euro e una parte di questi soldi andrà a coprire proprio i centri per l’impiego” ( che sono determinanti per il reddito di cittadinanza)
Letto in controluce l’accusa neppure troppo velata ai Cinque Stelle è la seguente: a Roma fate una cosa, in Lombardia un’altra e contro i vostri stessi interessi.
Dai Cinque Stelle la bordata è di quelle pesanti: “volete privatizzare il lavoro”
Due interpretazioni diverse. Reggeranno due così diverse letture della politica, lungo l’asse Roma – Milano, nei prossimi cinque anni?
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