Un romantico a Milano: ho perso le elezioni ma ho ancora voglia di stupirmi
Io ho perso le elezioni. Non ho proprio nulla da festeggiare, perché ho perso le elezioni. Solo che non le ho perse il 19 giugno. […]
Dimenticatevi di Renzi, del Partito della Nazione, della politica nazionale. Nelle primarie milanesi la domanda che si poneva il popolo di centro-sinistra era: chi vogliamo diventi il nuovo sindaco di Milano? Non è una domanda difficile, non sottintende involute analisi su quanto questa scelta possa avere riflessi sullo scacchiere mondiale. In fondo, Milano è pur sempre Milano, non ancora il centro del mondo politico.
Bisogna saper distinguere tra i cittadini e i politici, o gli attivisti politici. I primi non si curano (molto) delle conseguenze delle loro scelte. Guardano le facce, sentono le parole, decidono chi piace di più e votano di conseguenza. Nel 2010, alle scorse primarie, il candidato del Pd era Boeri, quello di Sel era Pisapia. La maggioranza dei votanti era ovviamente legata al Pd (ed era il partito di Bersani, non scordiamolo). Molti studiosi di politica, e molti attivisti politici, ritenevano che una vittoria di Pisapia sarebbe stata esiziale per la competizione successiva, contro Letizia Moratti. Pisapia sta troppo a sinistra, può non farcela contro il sindaco uscente. Mille politologi si impegnavano a sottolineare che le chance di Boeri sarebbero state infinitamente superiori.
Ciononostante, gli elettori di quelle primarie scelsero il candidato tendenzialmente più debole, contro il candidato del Pd (ed era il partito di Bersani, non scordiamolo). Perché lo fecero? Era un segnale diretto contro il Pd (di Bersani)? Era la manifestazione che il popolo delle primarie era più a sinistra del Pd (di Bersani)? Erano masochisti? Avevano abbracciato il Sel di Nichi Vendola? Probabilmente, e semplicemente, scelsero Pisapia, anche quelli che poi avrebbero votato Pd alle comunali, perché piaceva di più, dava maggior affidamento per il governo di Milano, era più simpatico, se lo sentivano più vicino. Tutte queste ragioni condite insieme portarono alla scelta dell’avvocato, contro l’architetto. E poi, lo sappiamo, Pisapia vinse anche contro Moratti, al ballottaggio. Sì, è vero, Boeri avrebbe vinto al primo turno, con ogni probabilità, ma gli elettori delle primarie non se ne sono curati. Piaceva di più Pisapia, e l’hanno votato.
Non sono scienziati politici, gli elettori delle primarie (che infatti i primi chiamano “selettori”, tanto per rimarcare la differenza tra i politologi e i cittadini). Votano uno o l’altro perché gli piace di più, non per fare un dispetto o un favore a Renzi, o per fare un dispetto o un favore a Bersani. E non si sentono né più di sinistra se votano Pisapia nè più di destra se votano Sala. Semplicemente, Sala in questa occasione è piaciuto di più, come Pisapia era piaciuto di più nel 2010. Nella classica scala che misura la dimensione sinistra-destra, i votanti delle primarie di allora si posizionavano più o meno allo stesso modo di quelli di oggi. E, tra l’altro, sono quasi gli stessi. Oltre l’85% di chi è andato a votare ieri a Milano era andato anche nelle precedenti primarie, votando in prevalenza Pisapia. Sala, secondo una buona fetta di “selettori”, è più adatto a guidare Milano, rispetto a Balzani o Majorino. Così come, allora, Pisapia era considerato un miglior sindaco rispetto a Boeri o Onida. Non è difficile da capire. La realtà è semplice, gli “agitatori” politici cercano di renderla più complessa, ma sono loro ad essere confusi, non gli elettori.
Come nella barzelletta delle due sinistre, che (sapete) circola frequentemente in queste ore. Balzani con Majorino, o viceversa, avrebbero fatto vincere la sinistra contro la destra di Sala e Renzi. In un sondaggio effettuato da Ipsos a poche ore dal voto, è stato chiesto a votanti di Balzani chi avrebbero votato in assenza dell’attuale vice-sindaco. Risultato? Il 51% avrebbe scelto Sala, il 37% Majorino, gli altri incerti. Ecco: il “selettore” ragiona così. Il resto è confuso chiacchiericcio.
Devi fare per commentare, è semplice e veloce.
Buonasera, una domanda: rispetto al sondaggio Ipsos, esiste una domanda inversa fatta agli elettori di Majorino?
Ossia “Chi avresti votato in assenza di Majorino?”. Avere un dato simile aiuterebbe la riflessione, grazie!
Pregherei l’autore di spiegare il ragionamento (che condivido appieno) a quello che chiamerei “l’ascoltatore medio” di Radio Popolare: sono lì (quasi) tutti con la fascia da lutto al braccio, dicono “con Sala mai!” senza rendersi conto del seguito inevitabile: “con Salvini sempre”, e senza avere la più pallida idea del programma di Sala, che non è così travolgentemente diverso da quello degli altri due candidati.
Per Miche: Si, per i supposti orfani di Majorino i dati di Ipsos dicono: Balzani 32% Sala 33% indecisi 34% –
Per Dario: Lo so, ogni tanto sto lì anch’io durante qualche microfono aperto – pare che molti di coloro che chiamano siano orfani di Berlusconi – oggi devono ricrearsi un nemico “ontologico”, così, per sentirsi più forti, o più nel giusto – sopravvivono a loro stessi …
Grazie, molto interessante il 33% a favore di Sala degli orfani di Majorino… fa ben sperare per la costruzione di un consenso ampio a Giugno.
Buongiorno, è possibile avere la fonte dove poter leggere il sondaggio?
Grazie
Un bel pezzo. Scritto molto bene e con un grandissimo ritmo. I “selettori” votano il più simpatico e se ne fottono degli scienziati della politica.
E’ verissimo, ed è vero anche quando prendono decisioni che non ci piacciono, ma sono straordinariamente imparziali in questo, e dichiararsi soddisfatti, perché il responso momentaneo ti fa gioco è un pochino ridicolo quando sappiamo tutti che un altro risultato, meno gradito, ti avrebbe fatto venire il sangue agli occhi.
Scritto molto bene dicevo, e i lettori si fanno intortare dal testo e se ne fottono di quanto è già accaduto, o delle possibili alternative, o di cosa è stato fatto per propiziare certi esiti.
L’abile autore avrebbe potuto azzardare qualche valutazione circa la possibilità che il PD, in questa occasione e sulla scorta delle passate “lavate di faccia”, collezionate al precedente giro elettorale, potesse aver preso opportuni provvedimenti (e la natura di questi provvedimenti).
Il partito non è più quello di Bersani, questo è poco ma sicuro. Un sacco di compagni non hanno rinnovato la tessera, in alcune sezioni regna il silenzio assordante del vuoto assoluto e un numero imbarazzante di quadri se ne è andato, e non per transitare in altre formazioni, ma lasciando il cuore in un posto che non esiste più e che anelerebbero di ritrovare.
Poteva il PD affrontare primarie senza calare dall’alto un candidato di segreteria e con tutta la potenza di fuoco disponibile?
Poteva il PD affrontare la logica conseguenza del suo agire, della sua controrivoluzione istituzionale, del suo disastro gestionale sul versante fiscale ed occupazionale?
Pur tralasciando gli aspetti “orientali” della frequentazione dei seggi, chi può sostenere che non vi siano state pesanti ingerenze e imbarazzanti partigianerie giornalistiche che dosavano e orientavano accuratamente silenzi e sottolineature?
Poi, certo, le due sinistre hanno rinverdito la tradizione suicida che tanto le caratterizza e hanno fatto di tutto per favorire il gioco renziano, ma solo nei film americani vi sono buoni e cattivi. Nella realtà vi possono essere anche solo cattivi ed imbecilli.
Tutto vero. Ma non è mio compito dare suggerimenti o valutazioni su quanto fa il Pd (peraltro io e il mio collega Fasano stiamo scrivendo un libro sui 10 anni di Pd – uscirà fra un paio di mesi). Qui cerco di stare dalla parte degli elettori (o dei “selettori”) che reagiscono all’offerta politica che c’è, non la creano loro. E, a volte, scelgono soltanto il “meno peggio” per il governo (locale o nazionale che sia).
Si, tutto vero. però, da testimone oculare, ho lavorato volontario a un seggio, in zona residenziale e borghese, dove hanno votato il doppio dei residenti previsti e vi assicuro nessuno di questi li avresti mai pensati in una situazioni minimamente a sinistra, e per loro stessa ammissione non avevano mai votato a una Primaria. Persone anziane, tra i 60 e i 70 anni, spesso separati da Sala per meno di 6 gradi. E Sala ha vinto per 100 voti su Balzani. Al seggio nessuno felice e tutti concordi nel non votare Sala alle comunali. Stesso umore tra gli altri votanti. Ecco, non so bene questo cosa voglia dire, forse che si vuole punire Renzi, facendolo perdere a costo di trovarci Parisi.