La Nona di Beethoven alla Verdi: dieci minuti d’applausi

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30 Dicembre 2016

Un testamento compositivo, che Ludwig Van Beethoven ha consegnato ai posteri. È la Sinfonia n.9 in Re Minore.
L’inno alla gioia è il paradigma dell’avvenuta traduzione del classicismo nel romanticismo. Il momento in cui violoncelli e contrabbassi, nell’ultimo tempo, preparano l’ingresso del coro è la perfetta sintesi di un processo in cui si fondono due modelli culturali. È il simbolo di una trasformazione.
Ieri sera alla Verdi di Milano il pubblico, ancora una volta rapito dalle note dell’Orchestra, condotta da Claus Peter Fior, e da Erina Gambarini che ha diretto il Coro, ha recepito tutta la forza del compositore tedesco. Il suo idealismo, la sua forza morale. Dieci minuti di applausi, un bis dell’Orchestra e poi i capannelli degli affezionati del teatro proprio all’ingresso. Chi ha apprezzato l’interpretazione della partitura, e chi invece ne chiedeva uno svolgimento più classico, più ortodosso. E poi ancora applausi per Karen Vourc’h, soprano, per Marie Pierre Roy anch’essa soprano. Apprezzamenti anche per Carlo Allemano, Tenore, qualche dubbio per Daniel Borowski,Basso.
Alla fine però la sensazione è la stessa di sempre: sapere di aver ascoltato qualcosa d’immensamente grande. Questa sera si replica poi anche il 31 alle 20 e ancora il primo dell’anno nuovo, alle 16

TAG: Nona di Beethoven, Orchestra Verdi di Milano
CAT: Milano

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