La rabbia di un quartiere per il manifesto della mostra ‘Real Bodies’

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10 Novembre 2016

“Sì, ho visto la devastazione di un tumore. Come me, l’hanno vista tutte le persone che hanno assistito un malato terminale di cancro”. Questa la risposta stizzita di Alessandro in una pagina Facebook del quartiere alla domanda che campeggia sul vasto manifesto promozionale di ‘Real Bodies’, una delle mostre più popolari del momento.

Siamo a Lambrate, periferia ormai cool di Milano grazie al distretto internazionale del design e che ospita da qualche settimana  l’esposizione di 350 organi e corpi umani plastinati,  l’omaggio di  generosi ‘donatori’ che forse hanno creduto di conquistare uno spicchio tangibile di immortalità.

“Hai mai visto la devastazione di un tumore?”, chiedono gli organizzatori a chi passa da via dei Canzi, una strada vicina alla kermesse. In tanti sono svenuti, comunica l’ufficio stampa dell’evento alle redazioni con un certo compiacimento,  davanti a quei corpi mangiati dal cancro. Sono visitatori che hanno scelto di comprare il biglietto per un’iniziativa affascinante, che avrebbe anche intenti educativi quando evidenzia i danni degli stili di vita sbagliati al nostro corpo. Ma c’è anche chi, e sono numerosi a esprimersi in questo senso sui social, avrebbe voluto visitarla e non l’ha fatto per quella che viene definita “una trovata speculativa poco elegante”. E soprattutto ci sono coloro i quali non avevano nessuna voglia di andarci e, passeggiando nella propria città, si sentono amareggiati o arrabbiati per quel cartello cubitale “indecente” che rimanda con nessuna sensibilità a una sofferenza vissuta troppo da vicino.  

TAG: Lambrate, milano, Rea Bodies, tumore
CAT: Milano

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