“Manca personale negli ospedali: la regione ci ascolti e ci aiuti”

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12 Gennaio 2018

“Sì faccia un giro negli ospedali e venga a vedere cosa sta succedendo. Ci sono nosocomi in cui in certe sere, soprattutto adesso che è inverno, il picco di accettazioni supera le cento unità e gli infermieri sono solo tre. Sa cosa succede? Succede che se ci sono 95 codici verdi e gialli e cinque rossi ( i più gravi) possiamo curarne  forse due. Gli altri tre codici rossi corrono il rischio di perdere la vita”

Non si può certo dire che Vincenzo De Martino, laureato e infermiere professionista, non abbia il dono della chiarezza quando parla dei problemi che gravano sulla sanità  lombarda in questo momento. È  un fiume in piena, è  un mare burrascoso, un vento di libeccio, è una tempesta sul mare. In sostanza: è incazzato a morte. Non mi parla solo come esponente della Fials ma soprattutto come uomo. “Abbiamo bisogno di essere ascoltati, abbiamo bisogno che qualcuno dopo averlo fatto ci porti delle soluzioni concrete”

Quali?

Prima di tutto che la Legge regionale 23 del 2015 trovi subito le risorse per surrogare quanti da allora sono stati pensionati senza essere sostituiti lasciando gli ospedali senza il personale necessario. “Abbiamo bisogno siano rivisti i turni interni: se prima un operatore faceva dalle 7 alle 14 un giorno, dalle 14 alle 21 quello successivo, e il terzo giorno dalle 7 alle 14 e dalle 21 alle 07.00, adesso l’ultimo dei tre turni è  stato considerato illegittimo a seguito di un intervento dell’Unione Europea. Così adesso abbiamo le notti in cui non abbiamo turnisti e si lavora con gli straordinari e con personale che – in una condizione non razionalizzata  – soffre di disturbi da stress.  Così non possiamo andare avanti. Siamo al collasso e tra poco salta tutto.”

Quello che Vincenzo mi dice è lo sfogo di un uomo che ha bisogno che le istituzioni lo ascoltino, prima che sia troppo tardi. Soprattutto c’è la necessità di qualcuno di competente che si avvalga  di uno staff capace di risolvere i problemi. “Dove,  quando i posti letto non ci sono, chiuda il reparto e non che faccia affluire persone che non sappiamo dove mettere. Anche perché  poi ci si domanda: aprono nuovi ospedali ma non trovano i soldi per pagare il personale infermieristico. Siamo al paradosso di aver deciso di decurtare lo stipendio agli infermieri nel passaggio alle asst mentre ai medici è  stato garantita la parità di salario”

Lo dice con l’ansia di chi sente l’acqua alla gola. Lo dice con la lucida esasperazione di chi non sente accolta la propria personale sofferenza. E quando si comprime una molla, presto o tardi, conclusa la pressione, la molla salta. E qualcuno rischia di farsi male.

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CAT: Milano

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