Trasporti da Terzo Mondo? Il Jobs Act e i dirigenti di Trenord

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3 Gennaio 2015

No, la scena che vedete non è in Italia, ma ci manca poco. Il 2 gennaio sono salito con moglie (incinta) e figlia di 4 anni sul treno Varenna-Esino Milano Centrale delle 10.37. No, lapsus. Avrei voluto salire, però, onestamente, non avevo portato con me una scala per andare sul tetto, e temevo di picchiare la testa in qualche galleria. Così abbiamo rinunciato. Alcune sardine, passando di là in scatola, si sono messe a ridere.

 Il treno trasportava il doppio, se non il triplo dei passeggeri consentiti in condizioni normali e i vagoni erano la metà del solito (solo tre, dalla Valtellina a Milano). Mia moglie si è messa a gridare: Vergogna! Vergogna! Vergogna! È stata anche l’unica. Sarà che è tedesca, e si indigna quando vede queste cose, mentre gli italiani sono rassegnati, però mi hanno fatto impressione il silenzio di tutti, e la schiena curva (della serie: fate di noi ciò che volete). Il macchinista ha annuito, e si è effettivamente vergognato.

Alla fine, mio padre ci ha dato un passaggio a Lecco, dove abbiamo trovato un altro treno, per Milano Garibaldi, e siamo arrivati tre ore dopo i nostri piani (per un viaggio che sarebbe dovuto durare un’ora). A Lecco, dove abbiamo presentato un esposto, la persona allo sportello (autodefinitasi dipendente ribelle, non si vergognava, perché aveva già protestato) ci ha confermato che ha venduto molti più biglietti del solito per quel treno e che aveva avvertito i responsabili, senza che questi reagissero. Dopo le proteste dei passeggeri si sono viste le prime misure: Dica loro di prendere i treni per Garibaldi. Bene, peccato che il treno per Milano Garibaldi passi solo da Lecco, e non da Varenna, perché nel frattempo Trenord ha deciso di tagliare ben 22 treni (fonti ufficiali) sulla tratta, tra cui, appunto, quelli da Varenna a Milano Garibaldi.

Pendolari e turisti preparatevi al peggio ma, forse, è anche il caso di presentare un esposto e magari di fare causa ai dirigenti di Trenord. Chissà che non si riesca a farli licenziare. Il Jobs Act, se è davvero uno strumento per licenziare più facilmente, si potrebbe applicare anche a loro. Se non lo è, per favore, cari sindacati, smettetela di fare scioperi per nulla. E alle prossime elezioni regionali, cari lombardi, lecchesi, laghée, valtellinesi, milanesi vacanzieri e pendolari, ricordatevi di questo treno.

 

TAG: jobs act e dirigenti di trenord, tagli ai treni, trasporti pubblici, trenord
CAT: Milano

2 Commenti

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  1. marcogiov 9 anni fa

    Lungi da me difendere la disastrata e acefala Trenord, ma va chiarito un meccanismo: a parte i treni “a mercato”, in pratica gli AV e poco più, tutti gli altri vengono effettuati in forza di un contratto di servizio con la Regione Lombardia, che li sussidia. Non è Trenord, ma la Regione a decidere che cosa tagliare e il motivo dei tagli è la riduzione dei soldi che la Regione riceve dal Governo di Matteo Renzi,

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    1. andrea.gilardoni 9 anni fa

      Sì, capisco. Anch’io so dei tagli, solo che si trattava di una redistribuzione di soldi, più che di veri e propri tagli. Le regioni, del resto, con le tasse locali riescono a malapena a pagare gli stipendi milionari dei consiglieri, qualche svago e rimborso spese, e i danni a chi non viene rieletto ma ha diritto a una pensione da nababbo. I macchinisti si pagano anche se non sono utilizzati, però, e qualche vagone in più non dovrebbe costare troppo, visto che il resto c’è già. La replica, che rispetto, rischia allora di assomigliare al classico meccanismo dello scaricabarile. Sicuramente anche il governo Renzi potrebbe avere a sua disposizione una spiegazione tipo: l’Europa ecc. ecc. Io invece mi fermo a Trenord: si tratta di rendere conto di un disservizio. Con i soldi a disposizione, e con i biglietti che vengono pagati, per non parlare degli abbonamenti, il servizio si deve poter gestire. Se non si è in grado, e se si aspettano sempre soldi a pioggia dal governo (che poi sono sprecati per gli stipendi dei dirigenti e per la pubblicità), allora si diano le dimissioni.

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