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Milano

Rigenerazione urbana: collaborare oltre la delega reciproca

di Luca Rossetti
27 Ottobre 2020

Anche in queste giornate difficili è presente un tema piuttosto “nascosto” a proposito di politiche pubbliche e azioni di rigenerazione urbana che fanno leva sul coinvolgimento di cittadini e attori locali. Politiche e azioni vocate a dare qualità ai quartieri a partire dal migliorare gli spazi pubblici (parchi, giardini, aree gioco e per il tempo libero fruibili da tutti), creare occasioni e tempi di socialità e cultura diffusa (giardini e orti condivisi, centri polivalenti ibridi, ambiti di street e urban art, festival ed eventi culturali), favorire azioni di supporto a bisogni e fragilità, promuovere forme di mobilità sostenibile (piste ciclabili e aree pedonali) e altro ancora.
Si tratta di un panorama di iniziative fondamentali per creare le condizioni di quella che da qualche decennio si racconta come la città policentrica; una metropoli viva nei diversi quartieri superando la città con centro storico, quartieri semicentrali e periferie dormitori desolanti in preda al degrado e al disagio abitativo. Una strategia riattualizzata con l’idea della “città dei 15 minuti” lanciata dalla sindaca di Parigi, Anne Hidalgo e ripresa anche da Milano 2020. Strategia di adattamento.
In questo quadro, il tema della delega reciproca ostacola le relazioni tra vertice e base, tra istituzioni e cittadini. Un concetto, quello di delega, che è d’intralcio alla collaborazione e al mix necessario tra collaborazione e conflitto per di più in un contesto pandemico come quello attuale nel quale mettere in atto azioni di sistema risulterà sempre più imprescindibile.
Spesso infatti accade che gli abitanti ed i gruppi locali lamentino ritardi e disattenzioni e si abituino ad una relazione rivendicativa delegando alle istituzioni di fare cose che non sempre e non necessariamente esse dovrebbero e potrebbero fare da sole al meglio (costi, tempi e capacità di vedere e monitorare bisogni e risorse locali). Evidentemente da questa discussione sono escluse tutte quelle questioni per le quali regole e/o disponibilità economiche da mettere in campo sono tali che il ruolo delle istituzioni resta importante (casa, lavoro, servizi sociali e sanitari, scuola, formazione, ordine pubblico e infrastrutture di base..) nel determinare gli indirizzi politici e amministrativi di un Paese, città, Regione ect.
Al contrario si assiste ad altre situazioni in cui le istituzioni, apprezzando l’impegno e l’attivazione dei cittadini, si fanno da parte e chiedono agli abitanti e ai gruppi locali di fare da soli, delegando (alla base) completamente, o quasi, la gestione e le soluzioni dei problemi o lamentando l’assenza di leggi adeguate, senza preoccuparsi di agire per provare a cambiarle o usando le regole esistenti in maniera adeguata.
Se non si esce da questo duplice cortocircuito della delega e non si cambia paradigma non si fanno i passi avanti necessari ad impostare una modalità adeguata di gestione delle politiche pubbliche locali, che hanno a che fare con la qualità urbana (viabilità, verde, spazi pubblici, pulizia dei quartieri, iniziative culturali e sociali diffuse…). Serve infatti un approccio che riesca a garantire risposte certe in tempi ravvicinati, facilitazione e semplificazione delle decisioni, partecipazione e coinvolgimento commisurato alle aspettative suscitate. Occorre fare tutto questo valorizzando e rispettando ruoli, responsabilità e possibilità reciproche, tra gruppi locali e Istituzioni, considerando anche azioni e interazioni nel medio periodo. Per esempio a Milano città in questo senso ottimo è l’intento di sperimentazioni come il Bilancio Partecipativo ma non sempre adeguati i tempi e le modalità di realizzazione dei progetti. Disporsi in un’ottica di rigenerazione amministrativa significa mutare la forma mentis delle istituzioni ma allo stesso tempo lo sguardo dei cittadini e dei gruppi locali.
Se non si esce dalla logica della reciproca delega si resta con un potenziale non sfruttato a produrre politiche pubbliche in maniera co-progettuale e generativa per perseguire, via via, obiettivi locali ragionevoli e qualificati.
Disporsi a migliorare o ancor più a rigenerare parti del territorio significa infatti promuovere cambiamenti dal basso (bottom-up) accompagnati dall’alto ma allo stesso tempo cambiamenti dall’alto (top-down) accompagnati dal basso in un reciproco movimento che ha a fare con l’apprendimento dall’esperienza, la continua disponibilità a mettere in discussione quello che non funziona o si può migliorare, la comprensione di ruoli, vincoli e responsabilità che hanno, certo in modo differente, sia le strutture politiche e amministrative del governo locale che gli attori territoriali.
Per creare collaborazione tutti devono essere disponibili a mettersi in gioco, ad imparare dagli errori e uscire dagli schemi del passato; fuori dal cortocircuito delle deleghe contrapposte c’è uno spazio immenso (faticoso e appassionante) per progettare e costruire qualità urbana diffusa, ancor più in questi tempi duri che stiamo vivendo.

L’immagine di copertina è gentilmente concessa da STEN LEX. Opera INDUSTRIAL LANDSCAPE, STENCIL POSTER, Giardini di Via Mosso, Milano ottobre 2020. 

 

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