Caro Matteo Salvini, Milano non è un taxi (e nemmeno un parcheggio)

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3 Giugno 2015

Come già più volte in passato, Matteo Salvini ha confermato ancora ieri che si candiderà a sindaco di Milano. Ma a una sola condizione, che non si vada a elezioni politiche nel 2016. Nel qual caso, il segretario della Lega Nord non ha nessuna intenzione di lasciare il palcoscenico a Renzi e di conseguenza dovrà momentaneamente abbandonare il “sogno” di diventare sindaco per correre invece, plausibilmente, come candidato premier.

Se invece Renzi riuscirà a tenere duro e ad arrivare a fine legislatura, allora sì, Salvini si candiderà davvero a sindaco di Milano. La domanda che viene da porsi è: per fare cosa? Mi spiego: è chiaro che per Salvini Milano è una sorta di piano B, una mossa di riserva per non rimanere troppo tempo fermo in attesa che si tengano elezioni nazionali. Ma se ormai il suo terreno di gioco è quello nazionale, se ormai la sua battaglia si combatte anche ben lontana da Milano e dal nord Italia – essendosi la Lega espansa al centro e puntando dritta al sud – a che pro Salvini vuole diventare primo cittadino della sua città?

Mettiamo che Salvini vinca le comunali di Milano e che si vada a votare nel 2018. Non ci si può certo aspettare che Salvini resti tranquillo a Palazzo Marino a guardare gli altri leader nazionali combattere in campagna elettorale. Lo ha ammesso lui stesso nel momento in cui afferma di candidarsi a sindaco “solo se” non si andrà a votare per le politiche nello stesso anno. Il che vuol dire, realisticamente, che nel 2018 Salvini mollerebbe baracca e burattini per candidarsi alle politiche. E poi, una volta sconfitto, potrebbe eventualmente decidere di restare al Comune.

Ma è di questo che Milano ha bisogno? Di un candidato sindaco che già guarda oltre una competizione che non è ancora iniziata? Che vuole guidare una città con in testa il chiodo fisso di guidare un paese? Che, in definitiva, vuole usare Milano come un parcheggio per i due anni che ci separano dalle politiche e usare Palazzo Marino come taxi per Palazzo Chigi?

Al di là del fatto che tutto questo ricorda tantissimo come si è mosso Renzi a Firenze (ma almeno portando quasi a termine la legislatura); il problema grosso è che Milano ha tutto tranne che bisogno di un sindaco part time. Uno che si candida nel 2016 per poi passare metà del tempo a tenere comizi in tutta Italia e a fare ospitate in tv, costantemente distratto dalla politica nazionale; che nel 2017 si ritrova impegnato in una lunghissima campagna elettorale e che nei primi mesi del 2018 non avrà la città nemmeno nell’anticamera della testa, finché non si sarà capito come saranno andate le elezioni.

Non è il caso, Salvini, grazie lo stesso. Il prossimo sindaco di Milano sarà meglio sceglierlo tra chi vuole fare proprio quel lavoro lì, non tra chi lo considera un momento di passaggio, una piccola deviazione di percorso fatta giusto per testare la propria forza elettorale. Milano non è una città che si guida nel tempo libero.

@signorelli82

TAG: salvini candidato sindaco milano
CAT: Milano, Partiti e politici

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