“Basta al precariato nella scuola”

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22 Giugno 2021

Ci sono gli Europei di calcio. Un caldo pernicioso che non ti abbandona un secondo. Il balletto sulle mascherine orchestrate dal mainstream. E poi ci sono loro. Uomini e donne (soprattutto) che lavorano nella scuola italiana in condizioni che definire disagevoli è riduttivo. Costretti a farsi ogni giorno centinaia di chilometri, in treno, in autobus o in macchina, per andare ad insegnare. Obbligati a preparare le lezioni stando fermi ad aspettare un treno. Per poi giungere a casa ed assolvere agli obblighi di genitori oppure semplicemente a condurre una vita da single: “Nelle nostre condizioni non tutti possono mettere su famiglia. I single aumentano perché vivere così significa non avere una vita privata”

Alle quattro del pomeriggio di un giorno feriale sono pochi a potersi permettere di arrivare davanti alla Prefettura di Milano ma quelli che riescono ad esserci, non impegnati con gli scrutini oppure con gli esami di maturità, fanno sentire la loro voce. Strozzata ancora dalla rabbia e dal caldo, dal senso di responsabilità per cui dire quello che vorrebbero li porterebbe ad un passo dal commettere un reato.

Ecco perché a chi c’era ho domandato prima di tutto come ci si trovi nel sentirsi dire che l’inferno del precariato non durerà più 5 anni ma tre, come se questo potesse attutire il senso di frustrazione e la disperazione per veder condannata una persona all’impossibilità di avere una vita normale.

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CAT: Milano, scuola

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