Addio a Gianmaria Testa, il cantante che per i giudici tradì Brassens

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31 Marzo 2016

Capostazione per mestiere, chansonnier per passione, amato prima in Francia che in Italia: Gianmaria Testa, scomparso ieri dopo un anno di malattia, ha lasciato un vuoto importante nel mondo della canzone d’autore, e addolorato i suoi appassionati. Tra questi, anche tanti magistrati: che a Testa dovevano peraltro essere grati per un tributo che l’artista aveva loro riservato, a costo di ‘tradire’ un padre nobile della musica del Novecento come Georges Brassens. Per difendere la magistratura italiana dagli attacchi politici che le vengono rivolti, Testa arrivò a modificare nel corso dei suoi concerti una delle canzoni più celebri di Brassens, ‘Le gorille’. La canzone era stata resa popolare in Italia dalla traduzione di Fabrizio De Andrè che, con il suo spirito anarchico e beffardo, aveva tradotto testualmente l’orginale francese: compreso il finale, che ha per protagonista-vittima un giovane giudice (‘si dirige sul magistrato – lo acchiappa forte per un’orecchia – e lo trascina in mezzo al prato’). Invece ecco come Testa spiegava nel 2011 la sua decisione di emendare Brassens: “Da un po’ di anni, quando canto Il Gorilla, mi permetto una piccola variazione. Com’ è noto nel testo originale l’ animale rivolge le sue insane attenzioni a un giudice. Non volendo infierire su una categoria già ampiamente vituperata ho preferito indirizzare il gorilla su un altro bersaglio. Per ragioni di par condicio invito però sempre il pubblico a scegliere il bersaglio che più ritiene opportuno”.

TAG: Georges Brassens, Gianmaria Testa, giudici, Le gorille
CAT: Musica

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