La musica bisestile. Giorno 122. Joe Tex

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4 Novembre 2018

Il Re del Northern Soul era arrivato prima di tutti gli altri ai confini della discomusic, ed all’inizuio degli anni 70 era l’interprete più trascinante della musica nera americana

 

I GOTCHA

 

Mamma mi diede 800 lire per comprare un 45 giri che piacesse SOLO a me. Ci misi due settimane a scegliere, ascoltando tutte le mie trasmissioni radio preferite, andando da Ricordi ed ascoltando le nuove uscite, finché trovai “I gotcha” di Joe Tex e, dopo averlo ascoltato due volte, comprai il suo disco, e da allora considero quella canzone una pietra miliare del soul. Per lo meno del mio personalissimo soul.

“I gotcha”, 1972

Parlatemi pure di Wilson Pickett, di Jackie Wilson, di Sam & Dave, di James Brown – li amo tutti, ma Joe Tex di più. Secondo me, nel 1972, lui aveva un sound senza paragoni, oltre 20 anni di carriera alle spalle, era una spanna avanti a tutti, perché (secondo me) aveva imparato la lezione degli anni 50, che aveva abbandonato il blues classico per permettere al soul di essere infiltrato non solo dal bebop, non solo dalla lezione di James Brown e Bootsy Collins, ma anche dalla nascente discomusic, restando fortemente ancorato ai Platters.

Nella mia presentazione ho scelto le cose con più drive e con i loop di basso più alluppicanti, e che risultano più vicini a James Brown. Ma ci sono ancora brani di una vetustà maestosa, in quel disco, tant’è che nella tournée di lancio fece diverse date con Al Green, che si trova dall’altra parte della Luna, in confronto agli artisti elencati. Dopo questo disco Joe, che si era convertito all’Islam, divenne (per i miei gusti) una fetecchia, ma oramai si era guadagnato un posto accanto a Otis Redding nel mio iperuranio privato, e per questo, come primo disco soul di questa infinita raccolta, vi offro lui.

 

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CAT: Musica

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