La Campania tra Usura, Azzardo e Camorra
Abbiamo intervistato il dott. Pasquale Riccio, volontario da oltre 14 anni, contro usura ed azzardo, operante nella Regione Campania per chiedergli, un giudizio sulla situazione Campana in materia di Usura, Azzardo e Camorra.
D. Qual è la situazione economica e sociale della Regione e cosa pensa si possa fare per migliorarla?
Riccio:
Purtroppo in questi ultimi anni ed ancor prima della pandemia, la Regione ha visto una aumento esponenziale delle diseguaglianze con l’accrescere della povertà: la media di entrate al Sud è la metà rispetto a quelle dei cittadini del Nord. Il Covid ha trovato una situazione economica e sociale già disastrata ed ha fatto danni, dal punto di vista economico, superiori a quelli registrati in altre parti del Paese derivati dalla fragilità delle imprese, dalle famiglie tutte monoreddito e dal fatto che è presente un enorme ricorso al lavoro nero che non ha consentito né alle attività, né ai lavoratori di accedere ai sostegni economici posti in atto dal Governo per reggere l’urto della pandemia. La Politica Regionale, con la divisione della maggioranza nazionale con tante liste a sostegno di un solo candidato, non lascia ben sperare per il futuro: l’attività di lobbies peserà enormemente sulle scelte che, ovviamente, non saranno a favore della riduzione delle diseguaglianze sociali. Occorrerebbe che la politica regionale trovasse la forza di interrompere gli attuali ammiccamenti e cominciasse, anche con scelte non accettate da tutti, a porre al centro dell’attività la soluzione dei problemi della povertà e puntasse, grazie anche ai fondi che l’Europa ci ha messo a disposizione, di porre in essere un progetto che abbia la forza di far crescere, senza assistenzialismi, il sud facendo emergere il nero sia tra le imprese che tra i lavoratori, con incentivi, onde trovare una diversa via per la soluzione dei problemi del Mezzogiorno: il nord non si salva senza il sud e viceversa.
D. Qual è la situazione dell’usura e dei rapporti con la camorra?
Riccio
Anche per questo fenomeno vi è stato un cambiamento dovuto alla globalizzazione, alla volontà della mala vita organizzata di puntare, attraverso l’usura, ad acquistare le attività lecite per ripulire il danaro sporco ed ha lasciato ai piccoli usurai di quartiere la facoltà di “curare” le famiglie del territorio. Il Ministero dell’Interno sostiene che il fenomeno sia di circa 30 miliardi di cui più di un terzo controllato dalle mafie: Ritengo questi numeri ampiamente sottostimati. Con la pandemia e la situazione che abbiamo visto in precedenza oggi nei quartieri storici e periferici delle città si ricorre all’usura anche per pagare la rata del mutuo, l’affitto, la rata dell’acquisto della macchina o di qualche elettrodomestico, la bolletta della luce e delle altre utenze. Ha fatto scandalo in questi ultimi giorni la denunzia del Presidente della Camera di Commercio di Caserta, riportata da Avvenire, sui ricatti sempre più spregiudicati degli usurai fino ad ottenere i “figli dati in pegno” per concedere un prestito. La strategia delle mafie è chiara: ridurre gli usurati in schiavitù che, con il tempo, diventeranno a loro volta usurai e mala vita organizzata. Tra i più indignati sull’argomento, il Presidente della Regione Campania, che, in una diretta face book, ha sostenuto che “dal punto di vista della diffusione in Campania siamo arrivati al punto che alcune persone che vanno sotto usura, offrono bambini e bambine per il lavoro nero: una vera barbarie”. A sostegno di questa tesi è intervenuto Luciano Gualzetti, presidente della Caritas Ambrosiana e Presidente pro tempore della Consulta nazionale antiusura sostenendo che questo approccio vi è sempre stato e che, talvolta, pur di ottenere un prestito, le persone sono state costrette a vendere i propri organi od a spingere mogli e figlie sulla strada della prostituzione. Che cittadini e associazioni di volontariato si indignino è legittimo, ma che si indigni un politico non è accettabile perché dai politici non ci aspettiamo indignazione ma fatti concreti, senza mediazioni, per risolvere i problemi. E’ stato proposto all’attenzione del Governo un progetto di modifiche della Legge 108/96 sull’usura, per renderla più aderente ai cambiamenti della società. Le modifiche riguardano: il sistema di calcolo del “tasso soglia” per evitare che in momenti come il presente vi siano tassi consentiti per alcune operazioni intorno al 25% con un costo del danaro pari a zero; l’ampliamento della platea degli usurati ammessi a ristoro del danno, inserendo le famiglie con una modifica nel procedimento per le piccole usure per rendere più rapido ed efficace l’intervento; la modifica della prevenzione dell’usura con un nuovo metodo di contrasto alla malavita, offrendo ai cittadini la possibilità di pagare le scadenze mensili con un prestito, senza interessi, da restituire entro un tempo concordato. Occorre che lo Stato riconquisti il territorio che per troppo tempo è stato abbandonato nelle mani dell’usurai con un investimento che permetta nel futuro il ritorno alla legalità e, speriamo, la sconfitta dell’usura.
D. Nel corso di questo anno è stata approvata dalla Regione Campania una Legge per il contrasto al gioco d’azzardo e l’aiuto alle persone colpite dal Disturbo d’Azzardo Patologico ed alle loro famiglie. Come mai Lei contesta questa Legge?
Riccio
E’ vero: per ben due volte, durante il lockdown e dopo, la Regione Campania ha approvato una tra le peggiori Leggi regionali d’Italia in materia di azzardo, nonostante gli emendamenti delle opposizioni (in maggioranza a livello nazionale) resesi interpreti delle aspettative e richieste della società civile. Dopo la prima approvazione abbiamo inviato, al Presidente De Luca, un appello, ovviamente inascoltato, affinché intervenisse per incrementare il numero dei luoghi “sensibili”, aumentasse la distanza dai luoghi sensibili per l’apertura delle case da gioco, lasciasse maggiore libertà ai Comuni di intervenire sugli orari di apertura, e soprattutto modificasse la norma che le case gioco, già insediate entro le distanze, oggi vietate, non debbano trasferirsi oltre tali limiti. Questa norma oltre ad essere in contrasto con il principio stesso del contrasto all’azzardo, viola gli artt. 3, 32 e 41 della Costituzione; l’intera Legge, infine, non ha ancora visto l’approvazione di alcun decreto attuativo. Non resta che insistere con lo Stato che nel precedente Parlamento aveva mostrato, finalmente, di voler intervenire con una buona Legge. Tale proposta, sostenuta da numerosi parlamentari, anche di opposizione, si è arenata dopo l’approvazione della Commissione e della sua trasmissione all’ Aula della Camera dei Deputati, a causa dello scioglimento anticipato del Parlamento da parte del Presidente della Repubblica.
Era logico attendersi che il Nuovo Parlamento, anche se con maggioranza diversa inglobando, però, la precedente opposizione dichiaratasi favorevole, mettesse ai primi posti dell’ordine del giorno l’approvazione della Legge per sostenere “concretamente” le dichiarazioni di lotta all’azzardo ed alla camorra che detiene la maggioranza delle case gioco. Ma nulla di tutto ciò è avvenuto: le promesse sono rimaste tali. L’intervento dello Stato metterebbe fine anche al prolificare di Leggi Regionali e di Regolamenti Comunali tutti diversi tra loro. Anche qui la Politica deve fare una scelta verso la salute ed il benessere dei cittadini.
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