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Lavoro

Giavazzi’s little helper

di Stefano Golfari
26 Luglio 2017

Ammiro Francesco Giavazzi che ha il suo comunque bello nella chiarezza dell’esposizione. E a chi non si nasconde dietro una maschera in questa nostrana Commedia dell’arte dobbiamo sempre rendere merito. Nel fondo del 26 luglio sul Corriere il bocconiano condanna i populismi di destra e di sinistra perché vendono la stessa droga: pillole magiche che “tirano sù” per qualche ora ma non guariscono un bel niente. Leggendo e pensando (due cose insieme sono troppe) il mio cervello si è confuso e a un certo punto mi ha proposto il professor Giavazzi nei panni scamiciati del giovane Mick Jagger: cantava “Mother’s little helper”, una vecchia canzone degli Stones che parla di una piccola pillola gialla (“there’s a little yellow pil…”) che dava lisergica forza di consolazione alle mammine della swinging London anni ’60 (figuratevi la signora Jagger) a ragion del fatto che “things are different today”, la vita era diventata un casino. Le pillole, come le sigarette, l’alcol o la droga del populismo fanno male ma hanno un forte successo fra gli sfigati, la gente che non puo’ cambiarsi la vita e deve vivere in mezzo ai casini che ha. Cioè, visto che la vita non è un sogno “i sogni aiutano a vivere meglio”. Non lo cantano i Rolling Stones, nemmeno Giavazzi: è Marzullo, ma non è così banale. Chi studia piani di crescita economica e di sviluppo industriale dovrebbe capire che la sua proposta non può saltare l’ostacolo della condizione quotidiana, privata, incasinata, delle persone reali. Che hanno bisogni immediati, anche sbagliati ma urgenti. Quindi un po’ di droga, qualche yellow pil, non è la fine del mondo. Esempio: dopo anni e anni di riduzione del salario, qualche dose metadonica di reddito garantito dallo Stato costringerebbe gli spacciatori di lavoro a tagliarla meglio la loro “roba”. Se no ce ne staremo a sfumacchiare sul divano fino a ché i mitici imprenditori non verranno a proporci una busta-paga che migliora per meritocrazia e vale la pena di essere lavorata. Questo fa danno al Paese? Mica tanto, la crisi di liquidità (la gente senza soldi) fa più danno nelle società a capitalismo avanzato: il negozio sotto casa chiude, chiude il grossista, chiude l’azienda che forniva il grossista. E il menefreghismo padronale, quello che ha licenziato i meritevoli e costosi per non-assumere precari bianchi e schiavi neri in nero, senza spendere un euro per rinnovare impianti e idee… quello quanto danno fa? E se i veri drogati fossero loro, i mitici imprenditori italiani sempre e ancora in overdose di contrbuti pubblici senza controllo, di fiscalità salva-ladri (e ammazza-onesti) e deregulation da provincia psichedelica (vedi Banche veneto-liguri-toscane), quelli che in azienda impongono logiche auto-conservative da padronato ottocentesco? Non tutti, per fortuna, non tutti: esempi luminosi di genialità tricolor ancora ci sono e – guarda caso – solitamente si preocdcupano di fare squadra e di incentivare i lavoratori a lavorare meglio. Ora, la lotta di popolo contro il Capitale è cocaina che viene smerciata facile abbassandola di prezzo al punto tale che Casa Pound ne vende di più di Nicola Fratoianni. Ma appunto per questo ai professori dobbiamo complicare la vita. Sì: chi studia il problema seriamente e ci propone i tempi lunghi del vero Sviluppo e della vera Crescita, sorry, deve farsi carico anche di un miglioramento tangibile e immediato delle condizioni sociali degli Sfigati, la nuova definizione interclassista del proletariato. Troppo difficile? Troppo un casino? Chiamare  il dottor Jagger: “There’s a little yellow pil, Doctor please, some more of these!”

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