Troppo caldo per lavorare, si alla Cigo

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27 Luglio 2022

È il riconoscimento di un diritto sacrosanto, oltre all’ultima frontiera della lotta al cambiamento climatico, nel corso di una estate nella quale ci stiamo tutti accorgendo di come sia giunta l’ora di smetterla di sottovalutare il problema.

La nota congiunta INPS e INAIL è arrivata stamattina, il 27 luglio, nel pieno di una ondata di afa che sta spossando tutti:

“Le imprese potranno chiedere all’Inps il riconoscimento della Cigo quando il termometro supera i 35 gradi centigradi. Ai fini dell’integrazione salariale possono essere considerate idonee anche le temperature percepite.”

Tutelarsi dall’afa

Non è una novità assoluta. È notizia di queste settimane che numerose scuole, nel Regno Unito, sono state chiuse perché l’afa incessante rende impossibile lo svolgimento delle lezioni in condizioni di attenzione normale. Fa semplicemente troppo caldo perché i ragazzi possano stare numerose ore seduti al proprio banco, concentrati su quanto il loro docente stia spiegando, senza soffrire la temperatura. Da quando si misurano le temperature, in Gran Bretagna non si erano mai superati i 40 gradi anche nel Nord, eppure quest’anno è successo.

La motivazione che sta spingendo a queste decisioni è la sempre maggiore incidenza di quella che è ormai riconosciuta come una vera e propria patologia: lo stress termico. I fenomeni climatici estremi, infatti, sono direttamente collegati all’aumento dei rischi che possano portare a infortunio sul lavoro, anche letale.

Stress termico, un pericolo ben nascosto

La definizione di stress termico ci fa ben capire che cosa significhi esserne vittima. Definiamo così quanto accada a un materiale che subisca brusche o costanti variazioni nella sua temperatura, le quali possono causare rottura in composti fragili, come ad esempio in una lastra di vetro che potrebbe spezzarsi per il troppo caldo raggiunto.

I danni per una persona, naturalmente, non sono gli stessi in cui incappano vetro o metallo. Ciononostante una temperatura troppo elevata può rivelarsi estremamente dannosa anche per un lavoratore o una lavoratrice, tanto da portarli a subire insolazione, colpo di sole, svenimenti o, nei casi peggiori, anche arresto cardiaco.

Per tal motivo, è stato stabilito che con temperature superiori ai 35 gradi si possa optare per la richiesta di CIGO, ovvero di cassa integrazione per i guadagni ordinaria. La circolare che autorizza la domanda del sostegno è la numero 139 dell’INPS, relativa all’anno 2016, e le sue successive integrazioni.

Uno strumento che va applicato

Il provvedimento è piuttosto significativo, in quanto comprende anche le temperature percepite, le quali solitamente sono ben più alte – in estate e basse in inverno – di quanto segnalino le colonnine di mercurio.

Lo strumento è piuttosto potente ma, al solito, occorre vedere poi come sarà utilizzato. Gli imprenditori preferiranno sfruttare lo strumento piuttosto che portare a termine i lavori? Pensiamo ad esempio a chi è impegnato nel settore edile e deve consegnare un’abitazione entro ottobre; rinuncerà a lavorare in estate perché troppo caldo?

Inoltre, quanti preferiranno evitare di aprire un iter per ottenere la cassa integrazione, dovendo sottostare alle lungaggini burocratiche del nostro Paese, ove non siamo proprio rapidissimi a rimborsare chi pure ne abbia diritto per legge.

“I fenomeni climatici estremi aumentano il rischio di infortuni sul lavoro e abbiamo dato una pronta, urgente e necessaria risposta. Per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori arriva la cassa integrazione per temperature sopra ai 35 gradi reali o percepiti”

Ha giustamente twittato Andrea Orlando, dimissionario ministro del lavoro. Ora non resta che vedere se questa misura sarà utilizzata a dovere da chi porta avanti attività all’esterno.

TAG: #cambiamentoclimatico, cassa integrazione, Lavoro, surriscaldamento globale
CAT: Occupazione, Qualità della vita

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