Essere un ebreo a Parigi. O anche no. Chi è Zvika Klein?

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19 Febbraio 2015

Un ebreo cammina per Parigi, una donna cammina a New York, un musulmano cammina a Milano. E tutti sono vittime di discriminazione.

La passeggiata con telecamera nascosta per scovare le reazioni naturali delle persone sta diventando uno standard. È un formato che offre degli spunti interessanti e può essere il punto di partenza (sì, di partenza, non la conclusione) di un ragionamento o di una riflessione su delle situazioni particolari.

Quello che sta succedendo invece è il contrario: questo format viene usato per denunciare situazioni complesse (e conosciute, nella nella maggior parte dei casi) e per dare risposte semplici e pronte all’indignazione. Quindi scopriamo, con grande stupore che gli uomini (quali? dove? perché?) sono macisti, che essere un mussulmano in Italia è difficile e che in Francia esiste l’antisemitismo. Tutte affermazioni parzialmente vere, che diventano generalizzazioni banali e private di ogni approfondimento.

Klein prima in un fotogramma del video.

Klein prima in un fotogramma del video.

L’ultimo video di questa serie è quello che racconta la passeggiata di Zvika Klein a Parigi. “10 Hours of Walking in Paris as a Jew”, “10 ore camminando a Parigi come ebreo” ha superato, nel momento in cui scrivo, 4 milioni di visualizzazioni su YouTube ed è stato ripreso dalla stampa di tutto il mondo. Perché fare questo video e perché farlo ora? Chi è Zvika Klein? Il sito Les Inrocks lo ha contattato e ne ha tracciato un profilo.

Intanto Zvika Klein è sì un ebreo, ma è un ebreo israeliano. È un giornalista e lavora per Makor Rishon, un giornale religioso che, almeno stando a Wikipedia, è di sinistra, e per il sito NRG. Entrambi sono di proprietà di Sheldon Adelson, un miliardario israeliano che già possedeva Israel Hayom (Israel Today) che ha un impero nei Casinò di Las Vegas, è un grosso donatore del Partito Repubblicano, ed è vicino alle posizioni del Governo Israeliano.

Klein descrive così la situazione nell’articolo che accompagna il suo video (qui la versione francese):

«Nelle zone turistiche l’ambiente è calmo, ma più ce ne allontaniamo e più aumentano gli sguardi pieni d’odio, le frasi e gli atteggiamenti. (…) Penso che si provi la stessa cosa a Ramallah! La maggior parte delle donne ha il burqa, la maggior parte degli uomini sono mussulmani. Si sente parlare arabo dappertutto. (…) Questo è quello che provano gli ebrei parigini? (…) La maggior parte di loro non mette la kippah per strada. (…) Uscire la sera? Gli ebrei preferiscono non farlo, sono più sicuri in casa».

Al telefono con Les Inrock Klein racconta di essere stato in quartieri difficili, come il 23esimo arrodissement di Parigi (che non esiste, ndr) o in banlieue come Barbès (quartiere a Nord della città, che non è periferia. Si tratta di un quartiere popolare a maggioranza arabo-africana, ndr).

Les Inrock cita alcuni tweet (qui e qui) di Klein nei quali sostiene la linea di Benjamin Netanyahu, ovvero l’invito fatto alla comunità ebraica francese a fare l’Aliyah (la risalita verso lo Stato Ebraico, di emigrare quindi) in Israele. Lo ha fatto dopo gli attentati a Charlie Hebdo e lo ha ribadito domenica scorsa.

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Per la cronaca va detto che solo nel 2014 sono partiti in 7mila dalla Francia alla volta di Israele, con un aumento del 105% rispetto al 2013. Il grafico mostra il numero di partenze e per ogni anno gli atti antisemiti corrispondenti (in basso).

Un quadro, comunque parziale, della situazione in Francia è questo: gli “atti antisemiti” recensiti nel Paese nel 2014 sono stati 851 (il grafico è aggiornato a luglio, ndr). Di questi 241 sono aggressioni o azioni violente. I dati vengono dal SPCJ (Service de Protection de la Communauté Juive), un organismo che è formato dal CRIF (Conseil Représentatif des Institutions Juives de France), dal Fonds Social Juif Unifié e dai Concistori. A titolo di comparazione: il CCIF (Collectif contre l’islamophobie en France) ha recensito, nel 2014, 764 atti contro persone di religione musulmana. La cifra prende in considerazione le aggressioni, le discriminazioni e le profanazioni. C’è stato un aumento considerevole da gennaio scorso: a fine dello scorso mese sono stati registrati oltre 100 atti contro persone o luoghi di culto musulmani. I dati inoltre, sono in costante aumento negli ultimi anni.

Per tornare al video: all’indomani dell’attacco di Charlie Hebdo Klein ha sostenuto la necessità per gli ebrei francesi di partire con un tweet della Ligue de Defense Juive, un’organizzazione di estrema destra che in Israele e negli Stati Uniti è vietata. In Francia esiste ed è assolutamente minoritaria e non ha forma legale.

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Prima di essere giornalista Klein ha lavorato per la World Zionist Organization e per il World Bnei Akiva, un’associazione sionista religiosa rivolta ai giovani in tutto il mondo.

Tutto questo non toglie valore alle immagini mostrate da Klein e alla realtà dell’antisemitismo, in Francia come in Europa. Ma va chiarito la sua visione è parziale (perché non conosce la situazione parigina), decontestualizzata (perché non la spiega) e orientata, probabilmente da una visione politica.

 

Foto di copertina: Guillaume Galmiche 

TAG: antisemitismo, charlie hebdo, Francia, islam, Parigi, Parigi 11 gennaio 2015, Zvika Klein
CAT: Parigi

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