Insieme. 10 piccole riflessioni che nascono dal primo luglio

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5 Luglio 2017

“L’undici marzo a Roma abbiamo fatto la prima cosa bella. Il primo luglio, in Piazza Santi Apostoli, la prima cosa Insieme.”

Con queste parole Giuliano Pisapia ha delineato il cambio di passo.

Insieme significa pluralità di storie, di sguardi, di risorse, ma anche apertura, unità di valori e visioni.

Sono passati 4 mesi dall’esordio di Campo Progressista e mi sembra un buon momento per condividere qualche appunto preso in questi mesi orgogliosi. Piccole riflessioni da portare con noi in questo viaggio. Ora partiamo, perché non c’è tempo da perdere.

 

1. “Insieme. Nessuno escluso”. Un nome coniato pensando al Paese, dove le diseguaglianze crescono ogni giorno e i destini individuali sono sempre più determinati dalla famiglia di origine.

I populismi, di lotta o di governo, si nutrono di fratture mediatiche sempre buone per la conservazione e per l’attenzione dei media. Italiani contro stranieri, Nord contro Sud, figli contro padri, rappresentati contro rappresentanti, lavoratori autonomi contro lavoratori dipendenti e così via.

Vogliamo invece ricomporre, proprio per sfidare i populismi e le disuguaglianze. Ricomporre un popolo largo e spaesato. Non ceti politici per alleanze elettorali.

Ricomporre un Paese con una cultura inclusiva, accogliente, “gentile”.

Per questo siamo Insieme.

 

2. Insieme alle 300 Officine delle idee. Tra l’undici marzo e il primo luglio sono nate in Italia e in Europa oltre 300 Officine delle idee di Campo Progressista. Storie e contesti diversi tra loro, ma unite da uno sforzo comune: tenere insieme la politica e il civismo, la militanza e la ricerca, l’attivismo e l’innovazione.

Le Officine non sono nate per essere le truppe di Campo Progressista, ma luoghi di produzione di idee, spazi generosi di condivisione, aperti e capaci di contaminarsi ogni giorno.

Continuiamo insieme anche il “Cammino delle idee”: un percorso di elaborazione comune su 10 macrotemi, sostenuto da un gruppo di giovani esperti di CampoBase che hanno messo a valore le proprie competenze per costruire un programma partecipato e credibile.

 

3. Insieme costruiamo una casa per il popolo del centrosinistra (e oltre). Insieme è un percorso dove la sinistra si può finalmente sentire a casa. Una sinistra larga, plurale e contemporanea. Una sinistra allergica alla continua ricerca della purezza ideologica e che non si accontenti delle piccole identità.

La sinistra è necessaria, ma non sufficiente per la sfida immensa che abbiamo davanti.

Sentiamo il dovere di porre le basi per una grande operazione politica, culturale e sociale. Facendo sintesi tra la sinistra, l’ambientalismo, il cattolicesimo sociale e il civismo. Tradizionali e nuovi corpi intermedi, un’infinità di associazioni che oggi si prendono già cura del Paese, gruppi e liste civiche che raccontano un nuovo modo di fare politica.

Spalanchiamo le porte a un popolo che condivide i nostri valori, ma che oggi è diffidente.

 

4. Insieme alla parola chiave: discontinuità. Dobbiamo rispondere alla grande domanda di giustizia sociale che spinge dalla profondità del Paese. Non più la politica dei leader solitari, dell’aggressività e dell’avventurismo mediatico. Politiche pubbliche che redistribuiscano opportunità e ricchezze, coniugando crescita e giustizia sociale, trasparenza e innovazione.

 

5. Insieme in una casa, non sul tram. Abbiamo messo i primi mattoncini di una casa comune, uno spazio contemporaneo e autonomo, diverso, credibile, che non si chiuda su sé stesso. Né federazioni, né confederazioni, né sommatorie a freddo di identità precostituite.

Non ci perdoneremmo mai l’ennesimo tram elettorale utile solo a portare qualcuno in Parlamento e che poi si scioglie il giorno dopo le elezioni. L’obiettivo non può essere e non sarà una coalizione batti quorum, ma una grande operazione culturale e politica destinata a durare ben oltre la tornata elettorale.

 

6. Insieme, rifuggendo “l’ammucchiata antirenzi” (ovvero quella che vorrebbe Renzi ). Nonostante il Paese sia giustamente arrabbiato e rassegnato per la propria situazione sociale e per il livello della discussione politica, il più grosso regalo alla conservazione dello status quo (politico e sociale)  è una lista elettorale casuale e litigiosa che abbia come minimo comune denominatore il solo antirenzismo.

Questo Paese ha bisogno di un progetto serio e organico da votare e su cui investire in futuro, non di ulteriori generatori di slogan arrabbiati e senza prospettiva. Non si costruisce un’identità politica sulla base dell’identità degli altri.

Per trasformare la rabbia e la rassegnazione in speranza servono le porte aperte, ma anche un profilo chiaro di lungo periodo.

 

7. Insieme. Governare per cambiare. Ci interessa costruire un campo di governo. Poco ci interessa la sinistra che ha sempre ragione, ma poi di quella ragione non sa cosa farsene. Abbiamo il dovere di portare il nostro punto di vista al governo del Paese, perché vogliamo cambiare l’Italia. Siamo alternativi alla destra, ai populismi, alle larghe intese e alle sue politiche. Dobbiamo ambire a essere il motore di coalizioni che cambino strutturalmente il Paese. (Vedi punto 4 – parola d’ordine: discontinuità)

 

8. Un insieme radicalmente credibile. Bisogna essere capaci di dare una lettura radicale alla crisi sociale, economica e culturale che sta vivendo questo Paese.

Radicale, quindi capace di andare alla radici dei problemi. Il contrario dell’estremismo retorico. Non si affronta la profondità della crisi con la superficialità degli slogan. Bisogna essere credibili fino in fondo. Coniugare l’analisi con la credibilità dei visi, delle storie e soprattutto delle proposte che si fanno al Paese.

Il mondo è molto pragmatico: c’è bisogno di fare proposte concrete e immediatamente realizzabili.

 

9. Partiamo Insieme, facciamoci invadere. Partiamo, Insieme, senza paure. Abbiamo bisogno di cercare strade non battute, trovare nuovi protagonisti, contaminare il nostro linguaggio, tornare in connessione con un mondo sempre più complesso e sempre più diseguale. Facciamo decollare un progetto credibile e costruito per tutti gli altri. Non per noi. Senza allentare mai l’ancoramento ai nostri valori.

Dobbiamo cominciare una storia radicalmente nuova. Il contrario della rottamazione anagrafica, ma una sfida collettiva per rendere protagonisti dentro e fuori dalle istituzioni sguardi, esperienze e biografie oggi lontane dalla politica.

 

10. La politica può essere una cosa bella. Insieme. Se gentile, col sorriso e cordiale anche nelle differenze. Per questo serve generosità da parte di tutti. Non è il momento di segnare i piccoli territori o farsi lusingare da tensioni identitarie.

Siamo partiti. Conosciamoci, fidiamoci e soprattutto Insieme spalanchiamo le porte alle donne e agli uomini che ancora dobbiamo conoscere. Così “nuovo” assomiglierebbe davvero a “gentile”.

 

N.B. Abbiamo in mente un progetto ambizioso e non ci aspettiamo che tutti lo debbano condividere. Per questo finisco con un auspicio.  Il “nostro vicino politico” che non condivide con noi questa stessa prospettiva elettorale/costituente e che quindi si impegnerà diversamente, non può essere un nostro nemico, ma la prima persona con cui dialogare nelle battaglie di tutti i giorni.

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CAT: Parlamento, Partiti e politici

Un commento

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  1. silvia-bianchi 7 anni fa

    Tutto bellissimo fino al “nota bene” finale, dal quale si evince che lo sforzo inclusivo è rivolto ai potenziali elettori e alle loro rappresentanze organizzate (comitati, associazioni ecc.) ma non al “vicino politico” che “si impegnerà diversamente”. La realtà è che “Insieme” era partito come “campo Progressista”, un progetto diverso – unire le forze a sinistra del Pd con il Pd – ed è ora arrivato, per manifesta indisponibilità del Pd di Renzi, allo stesso progetto del “vicino politico” del Brancaccio, cioè la creazione di una alternativa netta al Pd in discontinuità con le politiche degli ultimi governi (che molti esponenti di Insieme hanno peraltro sostenuto fino a ieri, forse anche fino a oggi…). Sarebbe un errore madornale dividere il fronte della sinistra, come già capitò a Milano in occasione dell’elezione del sindaco: speriamo che stavolta Pisapia e soci se ne rendano conto in tempo

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