L’ennesima forse-scissione del Pd e il D’Alema solitario

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21 Marzo 2015

Alla fine di una settimana già molto movimentata per il caso Lupi, la minoranza del Partito democratico ha cercato di fare un altro “bel cadeau” al suo segretario. Un’assemblea in cui rovesciare tutte le frustrazioni accumulate negli ultimi mesi, dal Jobs Act alle riforme costituzionali. Una sinfonia di bocconi amari mandati giù dagli oppositori interni. Ma la missione è stata fallita. A sinistra si è visto un confusionario “anti-renzismo” con rancori personali che prevalgono sul ragionamento politico e sortiscono un effetto chiaro: consolidare la leadership di Matteo Renzi. Tanto che, nonostante un anno di sovraesposizione mediatica, il presidente del Consiglio sembra ancora il “nuovo” rispetto ad alcuni fotogrammi del passato.

Manco a dirlo, la scena è stata rubata da Massimo D’Alema che ha accusato di «arroganza» l’ex Rottamatore. Sì, avete letto bene: D’Alema ha dato dell’arrogante a un’altra persona; e la cosa altrettanto incredibile è che, in parte, ha anche ragione. Al di là delle quisquilie, dopo mesi di silenzio l’ex numero uno dei Ds è partito ‘lancia in resta’ contro il numero uno di Palazzo Chigi. Un assalto con un sabato denso di polemiche, che ha occupato le home page dei giornali che languivano dalla mattina. Proprio come ai vecchi tempi della sinistra litigarella.

La routine informativa, insomma, è stata interrotta dalla notizia più routinaria che ci sia: la forse-scissione del Pd. D’Alema ha parlato di un’associazione esterna al partito per rilanciare la sinistra. Non serve una raffinata lucidità analitica per comprendere che nella realtà ha proposto il seme da cui far germogliare un nuovo soggetto politico.

Ma la trama si è arricchita del più classico dei colpi di scena: la ribellione a D’Alema di un suo ex sodale. Riporto le parole, non tanto per la loro originalità (è un pensiero condiviso dalla stragrande maggioranza della popolazione interessata alle cose di sinistra) ma per la persona che le ha proferite: uno che è stato sempre accusato (talvolta ingiustamente) di filo-dalemismo, Gianni Cuperlo.

Ho rispetto per te e per la tua storia. Dovresti, però, chiederti perché la sinistra ha ceduto negli anni in cui era al potere. Noi cerchiamo di stare uniti ed essere incisivi. Ma se tu ed altri di voi aveste fatto il vostro dovere forse oggi la montagna sarebbe stata più facile da scalare.

Che dire: l’ennesima forse-scissione consegna uno spettacolo che Matteo Renzi potrebbe guardare spiluccando pop corn. La “vecchia” sinistra si azzuffa tra la sue varie anime, mentre cerca la zuffa con l’ala di maggioranza. Una commedia all’italiana, in pratica, o forse una rissa reale. Con D’Alema che ne esce al tempo stesso protagonista, perché tornato al centro della scena per qualche ora, quanto isolato. Nessuno – nemmeno tra i vecchi “compagni” – sembra disposto a prestare ascolto ai suoi appelli.

Dell’assemblea di minoranza dem resta così una giornata carica di tensioni, qualcosa che assomiglia a uno sfogatoio per alcuni, mentre per altri potrebbe essere la base di una rottura vera. Resta, infine, una gigantesca perplessità sulla tempistica: perché partire all’offensiva prima delle Regionali, visto che ora il Pd – in un modo o nell’altro – si ricompatterà in ottica elettorale? La sensazione è che la sinistra riesca a sbagliare sempre i tempi delle strategie. Con magno gaudio per l’ex Rottamatore.

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CAT: Partiti e politici

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