Craxi, esilio o latitanza ?

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17 Marzo 2020

A vent’anni dalla morte, lontano dal suo Paese ma in una terra che si era dimostrata particolarmente ospitale nei suoi confronti, riflettere sulla vicenda Craxi, sfuggendo al pericolo agiografia, è tentazione che ha sollecitato molti a cercare di riscrivere una storia che offre molti lati scuri ed ha lasciato ombre che andrebbero diradate.

Ci ha provato, con un risultato a suo modo interessante, anche un grande giornalista come Marcello Sorgi, già direttore della Stampa di Torino con una storia che lo lega alla sinistra italiana e, in gioventù, al partito comunista.

Ne è venuto fuori un libro, pubblicato da Einaudi, dal titolo abbastanza problematico come lo è “Presunto colpevole”.

Il saggio, che non manca di un certo pathos, anche perché narrazione centrata soprattutto sulle vicende degli anni che dalla caduta, determinata dalle condanne che piovono addosso all’ex presidente del consiglio, lo vedono quindi “rifugiato” in Tunisia, nella Hammamet dove da tempo trascorreva i periodi di vacanza, e ostinatamente compreso, almeno nei primi, nella sua idea di potere un giorno tornare per rivendicare il suo posto di protagonista della vita politica nazionale.

Proprio questa ostinazione – che è anche risentimento contro un Paese che, nel suo pensiero, non gli ha riconosciuto quei meriti di statista e innovatore che si aspettava ed invece si è alimentato al fuoco del furore del populismo – ha tragicamente accorciato il suo tempo di vita, gli ha impedito di accedere all’assistenza sanitaria necessaria per riuscire a salvarsi da sicura morte.

In questo senso, non mi si fraintenda per su quanto scrivo, Bettino Craxi può tramutarsi da “uomo simbolo del sistema di corruzione” , come lo si è voluto iconizzare a martire di una giustizia sommaria fatta anche di forzature processuali; non è un caso il suo grido “la mia libertà equivale alla mia vita” in un contesto avvelenato in cui prevale il cinismo di un Borrelli il quale arrivava ad affermare “che la morte dell’imputato, in un processo, è un risvolto negativo da mettere in conto”.

Ma c’è anche un aspetto, una zona grigia tutta da indagare, che riguarda il presunto complotto che poteri forti e poteri extranazionali ordiscono a danno di Craxi. Senza sposare, tout court, l’ipotesi complottista ma insinuando consistenti argomenti per alimentare il dubbio, Sorgi ripercorre le fasi dell’affaire Craxi con atteggiamento sicuramente benevolo nei confronti del leader socialista. Di quei “sacchi pieni di denaro” frutto di corruzione ed arricchimento personale, in realtà i solerti magistrati non trovano nulla, “i soldi non si trovano” ed è questo il lato debole dell’inchiesta.

Ed allora il sospetto che “tangentopoli” sia stata una scusa per liquidare il leader socialista, considerato troppo autonomo sul piano internazionale, e fortemente innovatore su quello interno. I mandanti di questa operazione, forse gli americani e, perché no!, quei comunisti, Berlinguer in testa, che temevano di essere messi da parte proprio nel momento in cui ricevevano legittimazione ed affidabilità in Occidente.

Dunque, Craxi andava eliminato perché leader troppo ingombrante come lo era stato, in tempi e situazione diverse, il presidente democristiano Aldo Moro per il quale, secondo Sorgi, mancò la volontà di salvarlo. Un paragone forse azzardato che l’autore esemplifica in una sorta di storia parallela fra due leader di provenienza culturale e di temperamento assolutamente incomparabile.

Il lato fragile del libro in questione è che appare, in fin dei conti, un Marcello Sorgi tutto compreso a cercare di rendere omaggio, un omaggio peraltro meritato in ragione della forza delle idee che immise nello stantio e asfittico dibattito politico italiano, al leader socialista sconfitto, e per questo stesso motivo costruisce un saggio – di indubbia qualità – che però pecca per essere esso stesso una narrazione a tesi nel senso che l’autore parte da una sua personale visione dei fatti che riempie con i documenti e le riflessioni che potevano dimostrarsi utili alla sua conferma.

TAG: Aldo Moro, Bettino Craxi, Enrico Berliguer, Mani Pulite, tangentopoli
CAT: Partiti e politici, Storia

Un commento

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  1. beniamino-tiburzio 4 anni fa

    Sempre la pretesa di ricercare LA VERITA’. Gajus Julius Sezar ( pron.latina ), fu un bieco aspirante dittatore o un notevole generale di corpo d’armata e fine statista ?

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