Liliana Segre presiede il Senato meno antifascista di sempre. Parliamone

12 Ottobre 2022

Sta per iniziare la XIX Legislatura e domani, 13 ottobre 2022, il Parlamento accoglierà tutti i nuovi eletti per la prima seduta delle due Camere. In questa occasione la Senatrice a vita Liliana Segre presiederà i lavori del Senato in quanto membro più anziano e vista l’indisponibilità del Presidente Emerito Giorgio Napolitano.

Quello che sta per nascere è senza dubbio il Parlamento “più a destra” dalla caduta del regime fascista.

Liliana Segre si troverà quindi a vivere un paradosso: una sopravvissuta ai campi di sterminio nazi-fascisti che presiede una seduta che vede una maggioranza composta anche da qualcuno che non si è completamente staccato da quella ideologia (saluti romani, croci celtiche, commemorazioni, pellegrinaggi a Predappio e simbolismo fascista sono visibili a tutti e riconducibili ad alcuni esponenti della destra italiana).

Abbiamo chiesto a tre figure di rilievo del panorama culturale italiano di darci il loro punto di vista su questo paradosso, ma abbiamo cercato anche di riflettere su altri aspetti che sono fondamentali, oggi più che mai.

Abbiamo il piacere di ospitare le opinioni del Professor David Bidussa (storico sociale delle idee, consulente editoriale della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, scrittore e giornalista per varie testate), della Professoressa Giorgia Serughetti (ricercatrice e filosofa politica presso l’Università Bicocca di Milano, studiosa delle destre ed editorialista del quotidiano “Domani”) e del Professor Giovanni Scirocco (storico, professore di storia contemporanea all’Università di Bergamo e membro del comitato scientifico del Centro per gli studi di politica estera ed opinione pubblica dell’Università degli Studi di Milano).

 

  • Iniziamo con una riflessione sul paradosso, ma anche sulla simbolica importanza, di Liliana Segre che guida questo nuovo Senato, che sarà il Senato più a destra della storia italiana. Che significato ha, può e deve avere, questa “coincidenza”?

Bidussa:

Avrà un valore iconico. Politicamente credo che verrà archiviata perché verrà vissuta come l’ultimo grido di un tempo finito. Ovvero una “voce dal passato”.

Serughetti:

Mi pare una coincidenza felice, in realtà, che Liliana Segre si trovi a presiedere la prima seduta del Senato più a destra della storia repubblicana. Più che il paradosso, sottolineerei l’importanza simbolica. La stessa presenza di Liliana Segre in parlamento in veste di senatrice a vita rappresenta una chiara scelta di politica della memoria da parte del presidente Mattarella. E la memoria che lei incarna è all’origine dei principi costituzionali. Se la leggiamo così, la prima seduta sarà la migliore rappresentazione delle caratteristiche fondamentali della democrazia costituzionale, insomma di quell’art. 1 della Costituzione che dice che esistono dei “limiti” entro cui, sempre, si esercita la sovranità popolare, limiti che includono il rispetto dei diritti fondamentali e delle minoranze, e che nessuna maggioranza uscita dalle urne può travalicare.

Scirocco:

Ha un significato essenzialmente simbolico, ma non per questo di minore valore. Con la sua stessa persona (e la sua storia) Liliana Segre incarna, direi sulla sua stessa pelle, gli orrori del nazifascismo. E rappresenta quindi un monito vivente perché non si ripetano mai più.

 

  • Il primo partito di questa maggioranza ha nel suo Pantheon figure come Giorgio Almirante, che per questa destra e per molti suoi esponenti resta una figura di esempio e ispirazione. Al di là del suo pentimento tardivo sulle leggi razziali, cosa dovrebbe fare la destra italiana per elaborare davvero quel passato, e darne il giudizio che merita?

Bidussa:

Dovrebbe parlarne senza fare finta di aver fatto i conti non con gli atti del passato, ma con il codice culturale all’interno del quale la destra attuale si è formata e ha costruito la sua autoimmagine.

Serughetti:

Io credo (o spero) che l’esperienza di governo servirà anche a fare i conti finalmente con quella storia. Non solo per ragioni opportunistiche (che comunque conteranno) ma anche perché diventare il primo partito italiano significa anche abbandonare il radicalismo identitario e la postura minoritaria che lo accompagna. Cioè, se il voto confluito sul partito di Giorgia Meloni non è (e non credo che lo sia) l’indicazione del fatto che un quarto del paese si riconosce in quella storia, allora anche per lei si aprono possibilità del tutto nuove di posizionarsi in relazione a quel passato. Lo vedremo il 25 aprile. Intanto, mi aspetto un gioco di equilibrio tra il vecchio e il nuovo, perché certo non mancheranno occasioni – manifestazioni dell’estrema destra, raduni, speriamo non di peggio – su cui la destra tutta e Fratelli d’Italia in particolare sarà chiamata a prendere posizione.

Scirocco:

Una parte della destra italiana vive ancora con rancore la fine del fascismo e gli avvenimenti che l’hanno segnata. Dovrebbero finalmente abbandonarlo, riconoscere che nel fascismo non c’è nulla da “salvare” e ammettere che la libertà riconquistata il 25 aprile è un bene da salvaguardare per tutti, anche per loro.

 

  • Il fascismo come forma dello Stato è finito il 25 aprile 1945. Circa 50 anni dopo la destra guidata da Gianfranco Fini ha iniziato un percorso di distacco da quel passato che doveva essere definitivo, culminato con la visita a Yad Vashem. Meloni sostiene che solo per loro questi esami del sangue non finiscono mai, e che lei a suo tempo non si dissociò da quell’autocritica. Chi ha ragione? Meloni che dice che si sono già pentiti abbastanza, o chi le ricorda che proprio il suo partito ha riportato la fiamma al cuore del simbolo?

Bidussa:

Fratelli d’Italia è nato tra il 2012 e il 2013 come replica e rifiuto del percorso inaugurato da Gianfranco Fini e nei confronti del quale ci fu dall’inizio opposizione o non disponibilità. I simboli sono un pezzo del ragionamento, ma soprattutto conta il lemmario, l’immaginario, le parole chiave, i gesti, i simboli che si adottano. Tutte queste dotazioni sono in continuità con il passato. Gli esami non finiscono mai, soprattutto quando non si fanno.

Serughetti:

Intanto è abbastanza interessante che per Meloni basti «non dissociarsi» dall’autocritica per dare prova del ravvedimento. E la scelta di conservare il simbolo della fiamma dice quanto sia ancora importante per Fratelli d’Italia, o quanto lo sia stato fin qui, conservare un legame con la storia degli ultimi 75 anni. Perciò mi pare che le critiche siano giuste. Detto questo, Meloni può fare ironia sugli «esami del sangue», e trattare come deliranti le accuse di fascismo, perché gioca a confondere il fascismo storico, che – siamo d’accordo – è finito il 25 aprile 1945, e gli elementi di cultura fascista che invece si possono facilmente trovare nei programmi e nei linguaggi dei partiti di destra. Intendo i valori della famosa triade «Dio, patria e famiglia», che quel partito considera valori non negoziabili, e traduce in un programma nativista, anti-pluralista, ostile ai diritti delle donne e delle minoranze sessuali e razziali.

Scirocco:

E’ indubbio che in diversi esponenti del suo partito (e in una fascia di elettori) sussistano dei margini di ambiguità al proposito. Personalmente, rispetto i percorsi individuali e non pretendo che tutti celebrino il 25 aprile. Non c’è nulla di peggio, anche in politica, dell’ipocrisia. Mi accontenterei del riconoscimento del suo significato storico e del rispetto (sono abbastanza anziano da ricordare uno slogan della destra missina che suonava così: “Il 25 aprile è nata una puttana, l’hanno chiamata Repubblica italiana”), oltre che, ovviamente, della completa osservanza, non formale, della Costituzione che da esso deriva.

 

  • In quali scelte politiche e di governo potremo misurare davvero la maturità profonda, e la mentalità politica di Fratelli d’Italia?

Bidussa:

Diritti civili, libertà individuali, politiche di genere. Ma anche: su come si faranno politiche di sostegno agli strati indigenti, in base a quali criteri si stabiliranno e si attueranno politiche di sostegno ai più poveri, sulle politiche di intervento a favore di pratiche inclusive, come verranno trattati i lavoratori non di origine italiana, come si faranno politiche di accorciamento della forbice sociale ed economica tra sfere alte e sfere basse del Paese.

Serughetti:

Penso che proprio sul terreno delle politiche sui diritti misureremo la vecchia o nuova cultura politica di Fratelli d’Italia. È qui che la difesa della patria può tradursi in una politica razziale “di fatto”, perché una stretta particolarmente violenta contro le migrazioni e le persone migranti che già vivono nel paese aggraverebbe la già profonda stratificazione di diritti che c’è in questo paese. E allo stesso modo la difesa della famiglia può tradursi in ostacoli alla libertà sessuale e riproduttiva delle donne e delle minoranze Lgbtq. La previsione mia e di molti è che proprio su questi terreni, quelli tipici della politica dell’identità, Meloni cercherà di dare soddisfazione al suo elettorato più radicalizzato. Mentre in altri ambiti darà prova di maggiore moderatismo.

Scirocco:

Direi soprattutto, ancora una volta, nel rispetto della storia, della Costituzione e delle diverse sensibilità politiche, sociali e civili da cui è formato questo paese.

 

                                                                                                                                                                                                                      Alessandro Milia

 

 

TAG: attualità, david bidussa, fascismo, fratelli d'italia, Giorgia Serughetti, giovanni Scirocco, governo, liliana segre, Meloni, parlamento, politica, senato, Storia
CAT: Partiti e politici, Storia

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