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Governo

Confessioni di un elettore medio disorientato dalla campagna sul referendum

di Marco Bennici
28 Ottobre 2016

Mi presento sono un elettore medio. Ed ho l’impressione che sia tutto giusto, anche se adesso tra il mio paese e l’Unione Europea siamo arrivati alle scintille. Voglio dire che le questioni sul tavolo sono giuste, ci sono i migranti e la solidarietà nei loro confronti che non può avere bandiera. Ma alzare la palla in sede europea lo si poteva fare già un anno fa, no??? Perché proprio ora? Viene un tintinnino il sospetto che possa esserci un qualche tentativo di riprendersi dei voti a destra in vista del referendum, proprio dal lato dove i populismi sono più spinti e che finora sembra avere manifestato più propensione per il no, piuttosto che per il sì. Solo che il referendum incalza ed i sondaggi di più. Ed ogni mossa è buona per cercare di cavalcarli. Io vorrei mantenere un atteggiamento integro, equilibrato e soprattutto informarmi sulle ragioni del si o del no. Vorrei essere un elettore modello, ma giuro che tutte le volte che succede qualcosa stile scintille Italia-UE mi infervoro e non riesco più ad essere equilibrato nel giudizio.

Tanto che mi è venuto il sospetto che la cosa sia voluta, peggio ancora, ho persino pensato di essere diventato il bersaglio principale della campagna elettorale più astrusa che abbia mai vissuto. Io, elettore medio, che non vuole assolutizzare semanticamente tutto tra un sì ed un no, ma è costretto a farlo. Perché soffro di manie di persecuzione, stile Fantozzi. Conscio di essere il bersaglio migliore per i volontari del porta a porta referendario, io, che esprimo tutte le mie perplessità via Facebook, immagino di essere già stato schedato, filtrato, intercettato, linkato e definito. Quando invece non mi si può definire. Perché cerco di mantenere comunque e nonostante tutto una mia integrità di pensiero. E  quindi mi si può definire a priori. Mentre la gente che mi circonda è divisa, tutta. O quasi tutta. Oggi, per esempio, mi è capitato di leggere su Facebook che siccome il nostro premier crede nell’innovazione, allora bisogna votare Sì, ma perché? Secondo quale nesso si possono mettere insieme industria 4.0 e riforma della Costituzione Italiana?

Mentre dico questo so già di essere stato taggato da un cervellone ultra-referendario che viene a prendere tutti i miei pensieri per linkarli verso il Sì. Ma io sfuggo, mi nascondo, mi camuffo e sbuffo. Di questa mia natura refrattaria ad ogni forma di assolutizzazione o di coercizione del consenso ne parlo sottovoce con i colleghi. E faccio il retroscenista, una delle figure più in voga nei giornali in questi ultimi tempi. Vedo dovunque il secondo fine e mi sono dato la missione straordinaria di stanarlo, ovunque esso si trovi. Perché alla fine io ho l’impressione che sia tutto giusto, è vero, ma non condivido assolutamente la maniera in cui viene raccontato. Con pagine da rockstar, addirittura. E vorrei crescere altre leve come me pronte a scagliare dardi contro il luogo comune e contro quella palese forma di ignoranza che connette erroneamente ciò che non si può connettere, perché fare così credo che sia il peggiore servizio che si possa fare al corpo elettorale ed al nostro paese.

Matteo Renzi Pd referendum Riforma costituzionale
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