Governo
Dal fascio alla Stella di David: il sorprendente ribaltamento delle destre.
In un panorama geopolitico mondiale sempre più complesso, che altro non ha fatto che riportare alla superficie scontri che, in realtà, non hanno mai smesso di esserci, sorprende – tra le varie cose – questo colpo di timone compiuto dalle destre. Ed è proprio su ciò che il seguente articolo, vuole porre l’attenzione.
Mentre la sinistra, indipendentemente che fosse quella parlamentare o extraparlamentare, ha sempre appoggiato i palestinesi ed è sempre andata contro Tel Aviv, se non altro perché Israele, oltre alla pressione esercitata sugli arabi, rappresenta un baluardo americano in Medio Oriente molto attivo, la destra ha, ad oggi quantomeno, dei tratti ambigui. Partendo dal presupposto che ho sempre pensato al fatto che per me esistono due destre e due sinistre (cosa che magari spiegherò dettagliatamente in un articolo a parte), vorrei concentrarmi sulla destra egemonica, chiamiamola così; ovvero: quella che occupa le poltrone di governo non solo nostrano, ma anche di altre nazioni e, su tutte, degli Stati Uniti d’America che, come vedremo, hanno un ruolo chiave in ciò che verrà descritto.
Dai fatti tragici del 7 ottobre, che hanno sconvolto il mondo e che hanno portato più che mai, ad uno scontro acceso tra israeliani e palestinesi, sia Trump, che rappresenta l’ala destra più conservatrice americana ma, anche quella di Giorgia Meloni che, in Italia e oserei dire anche in Europa, assieme ad altri leader, rappresenta la destra quantomeno che ha un ruolo politico reale (ovvero nelle decisioni del Paese), hanno seguito questo filone e si sono schierate, seppur con le remore del caso, come vedremo, col governo israeliano.
Questo sorprende se non altro perché, è questo non è un dettaglio da poco, Israele rappresenta la nazione per eccellenza del popolo ebraico. È qui che si crea l’ossimoro: Fratelli d’Italia, in questo caso, uno dei partiti più conservatori del nostro Paese (e del Parlamento; questo bisogna precisarlo perché esistono frange molto più estreme che però non hanno un ruolo attivo negli organi governativi), è nato dalle ceneri del MSI (anche se dopo l’esperienza di AN e del PDL) che, a sua volta ancora (perdonatemi la catena di Sant’Antonio) vide la luce nel 1946 dalle ceneri di quello che era stato il Partito Fascista di Benito Mussolini che aveva assecondato le leggi razziali di Adolf Hitler, ma che oggi si ritrova dalla parte di Israele. Com’è possibile?
Ed è in questo momento che bisogna fare un salto nel passato (non tanto remoto), per cercare di capire come sia possibile che tutte quelle destre, o quasi tutte, che sono nate e hanno un’eredità concreta con quello che è stato il fascismo e il nazismo (chi più, chi meno), ad oggi si schierino con quello ritenuto poco tempo fa, il nemico.
So già cosa starete pensando: “Perché Israele è protetto dagli USA e, l’Europa, facendo parte della NATO ed essendo schierata con quella parte di mondo – e non con ‘l’altra parte’ – deve assecondare Washington e quindi deve fare propri i suoi amici e i suoi nemici”. Si, vi rispondo, ma non solo. Se fosse così semplice e immediata la risposta, si ridurrebbe la politica in un nonnulla ma, chi ama analizzare lo sa, non si può congedare il tutto in maniera così frettolosa.
Facciamo ordine: nel conflitto tra israeliani e palestinesi, questi ultimi hanno sempre avuto l’appoggio della parte più estrema della sinistra, sia parlamentare che extraparlamentare. Lo stiamo vedendo tutt’oggi con quello che sta accadendo sia all’interno degli organi statali che nelle strade. Scioperi, cortei, sit in, hanno tutti un seguito e una matrice riconducibile alla sinistra estrema (ma non solo. L’onda è cavalcata anche dalla sinistra moderata; quella che oggi viene definita “centro sinistra”). Da sempre la sinistra ha appoggiato la causa palestinese, facendone spesso un baluardo della propria identità, un simbolo vero e proprio. Eppure, incredibile ma vero, non tanto tempo fa, e a dirla tutta ciò non dovrebbe sorprenderci, anche la destra estrema, quella addirittura sovversiva, ha appoggiato la causa palestinese. Ad oggi ci sembra strano visto che, se ci capita di ascoltare ciò che gli esponenti di destra hanno da dire in merito, si può percepire l’appoggio, ad oggi, a Israele; ma un tempo non era così.
In seguito al 1948 e alla Guerra dei Sei Giorni (1967), molte organizzazioni della destra radicale appoggiarono ed espressero vicinanza nei confronti dei palestinesi. Le cause erano molteplici: l’antiamericanismo e l’anticapitalismo, l’antisionismo e l’antisemitismo, l’idea della necessità di una Terza Posizione che non fosse né NATO né URSS, in cui i movimenti di liberazione nazionale rappresentavano degli alleati naturali, e infine una solidarietà con i movimenti nazionalisti rivoluzionari dove, quello di liberazione della Palestina, non veniva interpretato come un movimento marxista, bensì identitario.
Ma non si è trattato soltanto di idee comuni e simpatia. Alcuni militanti di estrema destra hanno avuto contatti concreti con l’ambiente palestinese: Jean Thiriart (Jeune Europe) incontrò personalmente molti esponenti dell’OLP e di Fatah, ai quali propose un’alleanza; François Duprat del Front National (Francia) scrisse numerosi articoli nei quali elogiava l’operato di Fatah. Addirittura, si pensa che sia stato assassinato da appartenenti ad ambienti pro-Israele. Ma non è tutto: Stefano Delle Chiaie si dice che abbia frequentato campi palestinesi in Libano. Inoltre, pare che alcuni esponenti di ON (Ordine Nuovo) siano stati addestrati in campi militari di Fatah e del FPLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina). Infine, abbiamo Adinolfi e Fiore (Terza Posizione) che, in molti loro articoli, elogiano l’operato palestinese e la loro resistenza, assumendoli come modelli della lotta identitaria e dell’anti-imperialismo.
Giunti a questo punto, vi starete chiedendo: allora perché la destra di oggi è filo-israeliana? La risposta è la seguente: Giorgia Meloni, attuale Presidente del Consiglio e massimo esponente di Fratelli d’Italia – partito nato dall’esperienza dell’MSI – non è un caso che, in qualche modo, appoggi Tel Aviv. Nonostante tutto, l’MSI si è professato – quantomeno sulla carta – come un partito atlantista e filo-occidentale. Perciò si ritiene che Israele, da parte dei facenti parte del Movimento Sociale Italiano, sia stato visto come un baluardo dell’anticomunismo arabo e sovietico. In più, c’è la questione islamica che, dal 2000 in poi, soprattutto con l’attentato alle Torri Gemelle, che ha portato all’espansione del conflitto dall’Afghanistan ad altri stati arabi e, successivamente, con l’aumento esponenziale dei flussi migratori verso l’Italia e l’Europa, ha spostato l’attenzione del “nemico”, verso un altro “nemico”, ovvero: l’islam.
Israele, in tale processo, viene visto, non solo come valido ostacolo al comunismo arabo e russo – ormai causa inutile da perseguire, soprattutto dopo la caduta dell’Unione Sovietica – ma come roccaforte filo-occidentale e anti-musulmana in Medio Oriente, e come portatore dei valori europei in un territorio a maggioranza araba. La continua e crescente tensione tra i popoli europei e gli immigrati – soprattutto quelli provenienti dai paesi musulmani – sta allargando sempre più il divario tra destra e questione palestinese, vedendo la lotta di questo popolo – guidata da Hamas, che è molto diverso da Fatah – non come una lotta identitaria e territoriale, bensì come una lotta religiosa, ovvero, a detta loro, un’ennesima guerra santa dalla quale, l’Europa e l’occidente in generale, deve stare attenta.
Detto in parole povere: non importa se il motivo di un conflitto sia giusto o sbagliato, ma importa chi promuove questo conflitto. Non è più l’idea che c’è dietro ad uno scontro a farci dire se un qualcosa sia un bene o un male, bensì l’appartenenza religiosa, il che annulla totalmente la causa in sé. In questo però, la colpa è di tutti.
Fonti:
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