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Partiti e politici

Se Padoan è la più donna delle nostre ministre

di Michele Fusco
6 Luglio 2016

Di qualunque professione si parli, considerando la politica una professione quanto meno temporanea, non è mai accaduto che gli ultimi cinque posti della considerazione pubblica – cinque maglie nere, cinque cucchiai di legno – fossero occupati da donne. In questo caso ministre (http://www.iprmarketing.it/fiducia-ministri-giugno-2016-oro-padoan/). Non è mai accaduto perchè al mondo femminile che scala e che ha scalato faticosamente il molto maschile mondo dei “luoghi che contano”, i luoghi delle decisioni, i luoghi dell’affermazione professionale – e qui si parla del mondo non solo dell’Italia – viene generalmente  riconosciuto un bonus di competenza, avvedutezza, profondità, che esclude alla radice anche la più piccola malizia, anche il più fesso dei sessismi alla De Luca, il cui destino, incontrando una manager di quella portata, sarebbe di finire nella prima discarica disponibile.

Ecco perchè il dato sul gradimento dei ministri di questo governo fa una certa impressione. Vederle al fondo della lista, con solo un Galletti che da (non) ministro dell’Ambiente molto meritevolmente spezza quella classifica angosciosa, è una sensazione strana oltre che sgradevole. Diremmo persino che è impossibile che non meritino a tal livello, non tanto o non solo per una cieca fiducia nelle espressioni del mondo femminile, quanto perchè uno zompo di quella portata, tutte insieme e nello stesso momento, fa nascere più di un sospetto. Esaminando il merito, può essere benissimo che qualcuna tra loro non porti a casa neppure un sei di stima. E neppure vogliamo essere scambiati per anime belle, sottacendo le magagne familiari che hanno investito Maria Elena Boschi, che forse è la più meritevole del “debito”, come si definisce l’insufficienza scolastica. La gente comune che l’ha amata moltissimo ora non le perdona l’affaire Etruria, non le perdona una separazione netta che non ci fu, tra il ministro che avrebbe dovuto e la famiglia che amava. Da quel momento, ogni atto, parola, iniziativa di Maria Elena Boschi è stata preventivamente derubricata a questioncella privata, senza più attribuirle un valore istituzionale. Le ultime uscite su Casa Pound e partigiani poi non hanno aiutato.

Mettersi però a valutare l’istante per l’istante ci porterebbe lontano dal centro della questione. Madia è stata così scarsa come si dice, la sua riforma è così poco illuminata da farla finire dietro la lavagna? E così Giannini, Lorenzin e Pinotti? Impossibile tutte insieme. Come un sincrono politico. Un’ipotesi che forse ha una sua profondità è che queste ministre non hanno portato valore in quanto donne all’interno del governo. È ormai scientificamente provato che le donne in azienda, nei consigli di amministrazione, nei luoghi di lavoro, aprono prospettive, allargano visioni, indicano una strada possibile, una in più di quanto abbiano già fatto gli uomini. E soprattutto impongono dei no, o almeno si fanno carico di un dissenso, che nelle società organizzate e illuminate è semplicemente «la» risorsa.
Ecco allora il primo dubbio: ch’esse non fossero pronte a essere immesse in un circuito di primissimo livello com’è un esecutivo politico. Che la personalità non fosse ancora sufficientemente formata per vivere il rapporto con Matteo Renzi, dal carattere molto marcato, in virtuoso equilibrio. Che per struttura genetico-politica non avessero ancora formata l’educazione al confronto e, passo successivo, al dissenso. Forse per paura del premier o per troppa ammirazione, per il timore di venire scaricate alle prime difficoltà, per una naturale inclinazione alla vita tranquilla. In testa alla classifica del gradimento c’è Pier Carlo Padoan. Il motivo? Semplice. È la più donna dell’esecutivo. Rilascia una condizione di vigorosa serenità anche nelle tempeste (proprio come le donne nei momenti difficili), è autorevole, sa di che cosa parla, e infine, ti offre la netta sensazione di poter parlare a Matteo Renzi da una condizione di parità, non subalterna. (E in fondo anche Del Rio ha un po’ di tutte queste qualità. Martina è freddo, del nord, scabro. E il silenzio fa punteggio, anche se il suo secondo posto andrebbe testato meglio).
Che le nostre ministre siano così poco considerate è un fatto di una certa gravità e onestamente il mondo delle donne non se lo può permettere. Non lo può permettere. Renzi una riflessione la può anche fare. Epperò Maria Elena, Marianna, Beatrice, Roberta e Stefania qualche domandina se la possono fare.

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