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Partiti e politici

Verso un pareggio nelle prossime regionali

di Paolo Natale
16 Luglio 2020

L’appuntamento elettorale senz’altro più importante, dopo quasi otto mesi dalla vittoria di Bonaccini in Emilia, ultima consultazione pre-pandemica, sarà quello nelle 6 regioni in scadenza di mandato: Veneto, Liguria, Marche, Toscana, Campania e Puglia, con le correlate conseguenze sullo scenario nazionale. Il 20 e 21 settembre si voterà in concomitanza con il referendum confermativo sulla riduzione dei parlamentari, quest’ultimo dall’esito certo non difficile da prevedere. Più arduo al contrario capire quale sarà il computo finale delle regioni. Vediamolo brevemente una per una, dalle più facili da pronosticare a quelle più complicate.
Veneto. Nessun dubbio sulla vittoria di Zaia per ko tecnico su qualsiasi contendente. Nel 2015 vinse (soltanto!) con il 50% dei voti, più che altro per la presenza di Tosi che gli “rubò” molti leghisti veronesi; in questa occasione dovrebbe superare facilmente il 60%: centrodestra 1, centrosinistra 0.
Campania. Anche in questo caso la vittoria di De Luca non dovrebbe essere in discussione. Molto amato in regione in maniera trasversale, otterrà qualcosa di più rispetto alle scorse elezioni, dove vinse (41%) con poco meno di 3 punti di distacco su Caldoro, il suo probabile avversario pure in questa occasione: CD 1 – CS 1.
Liguria. Sebbene con qualche difficoltà in più, qui Toti è il favorito nella competizione con Sansa, sostenuto sia dal centrosinistra che dal M5. Nonostante questa alleanza, che in teoria potrebbe portare al candidato un numero di voti superiore al Presidente uscente, è probabile che il sostegno alla persona di Toti sia oggi più radicato tra la popolazione: CD 2 – CS (e M5s) 1.
Toscana. L’eredità di Rossi viene presa da Giani, che ha comunque una difficile responsabilità, quella di respingere l’attacco leghista alla seconda zona rossa d’Italia, dopo quello fallito in Emilia. Dopo la conquista di molti importanti capoluoghi, la Lega ha qualche chance di vincere anche a livello regionale, ma probabilmente la candidata non è quella giusta, al pari della situazione emiliana, e alla fine la rossa Toscana dovrebbe rimanere tale anche in settembre: CD 2 – CS 2.
Marche. Il Presidente uscente Ceriscioli non si ricandida, sostituito dal sindaco di Senigallia Mangialardi, che si scontrerà con il medesimo contendente di cinque anni orsono, Acquaroli, che allora perse nettamente. In questa occasione le chance per il centro-destra sono notevolmente accresciute, ed è probabile che si verifichi la caduta della seconda regione rossa, dopo l’Umbria: CD 3 – CS 2.
Puglia. Il discusso Presidente in carica Emiliano dovrà vedersela con Fitto, e non potrà contare sul sostegno di tutto il centro-sinistra, vista la defezione di Italia Viva che sostiene Scalfarotto. Reduce dalla schiacciante vittoria del 2015, dove sfiorò il 50% dei suffragi, alla fine Emiliano dovrebbe farcela anche questa volta, sia pure con molta più fatica. Sebbene alcuni sondaggi lo diano attualmente perdente, la profezia di “winner”, la previsione degli elettori su chi vincerà, sembra andare dalla sua parte (e gli elettori, è noto, sbagliano molto raramente…).
Risultato finale: CD 3 – CS 3. Un pareggio che lascerebbe poche conseguenze negli equilibri nazionali, dando la possibilità al governo di continuare ancora per qualche mese la sua strada, probabilmente fino alla elezione del nuovo Presidente della Repubblica, nel 2022.

elezioni regionali
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