L’invasione psichica della realtà intrusiva

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18 Febbraio 2020

Nella beata certezza di essere padroni dei propri pensieri e quindi dei propri comportamenti, è fondamentale non accorgersi di quanto ci proviene dalla realtà e si introduce, e si infiltra. In altri termini: siamo tutti diligenti nell’affermare che questo, anche scomodo, mondo reale vada accettato nei suoi apporti positivi e gestito nelle negatività, pericoli, sospetti ecc.. Manteniamo questa illusione, è meglio.

Quando non ci riusciamo cadiamo nell’ampio spettro delle angosce, paure, depressioni. Però la nostra visione “sanamente” realistica, non tiene conto del fatto che l’enorme quantità, in costante accrescimento, degli scenari esterni, si introduce dentro di noi, si accampa come un esercito straniero, ci costringe ad una sudditanza diretta ed indiretta. L’esempio estremo è quello psichiatrico dei deliri e allucinazioni, ma anche di quella nostra psicosi notturna che sono i sogni.

Non considerando per ora l’ipotesi freudiana relativa ai significati nascosti della nostra attività onirica, è sufficiente, soprattutto per quei poveretti che sono condannati a ricordarli, con grande gioia dei propri psicoanalisti, a identificare nei bizzarri scenari imposti vari elementi reali, magari anche in sottofondo, spesso affollati di personaggi (i sogni sono impietosi: fanno rivivere pure i morti) che entrano in relazione più o meno con noi, ripetendo comportamenti e gesti reali, in un teatro dell’assurdo. Possiamo poi anche svegliarci e liquidare quelle visioni (oppure affermare che non si sogna mai, ciò che è contraddetto da oltre 50 anni di neurofisiologia).

Ma da svegli la nostra giornata non procede poi ben rafforzata nel rapporto con la realtà. Perché continuamente un flusso di parole, immagini, scenari non voluti né richiamati cerca di entrare nei nostri pensieri coscienti. A volte diventano narrazioni fantastiche ben costruite che ci impegnano in una gestione faticosa. Altre volte, noi stessi, scegliamo o ci lasciamo andare a qualcosa di piacevole e gratificante, magari sul versante dell’eros e derivati o su quello del trionfo, anche piuttosto vendicativo sui reali o supposti persecutori.

Ma il problema non è questo, anche perché a questo flusso di immagini e scenari non possiamo farci nulla( a meno di non attivare quelle discutibili tecniche orientali dello svuotamento mentale). Il problema importante è un altro.
Una continua immersione in un mondo di sollecitazioni visive ed uditive che, ovviamente i vari media stanno dilatando oltre misura, impregna le nostre strutture psichiche, ad iniziare dai meccanismi della memoria, di una serie di comportamenti, che anche indirettamente diventano norme procedurali dei nostri pensieri.

Altro che libero arbitrio. La nostra certezza sulla saldezza del nostro pensiero e del nostro giudizio, viene determinata dalla famigliola del Mulino Bianco che tutti i giorni televisivi, allegramente, fa colazione dei predetti prodotti. Ma è anche troppo facile prendersela con la pubblicità, questa al massimo ci inganna con qualche promessa qualitativa.

Ma tutto l’insieme della comunicazione sociale dai ripetitivi dibattiti televisivi, alle chat con il telefonino fino alle quattro chiacchere con la portinaia, non fanno che riempire la nostra testa di scenari nei quali, con l’illusione del nostro controllo, siamo costretti a rendere conto a questi nuovi padroni, accampati in casa nostra. A controbatterli con altri scenari o ad assimilarli in nuove visioni di vita, ovviamente provvisorie. E’interessante osservare che proprio nella seduta psicoanalitica, ci siamo accorti (o parte di noi si è accorta), che reciprocamente analista e paziente si scambiano ed anche a volte si “ingolfano” di scene che riversiamo l’uno sull’altro. Anche qui, sul lettino, trionfa l’allegra colazione della famigliola del Mulino Bianco.

 

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CAT: Psicologia

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