Non voglio ricominciare

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20 Aprile 2020

Tra infornate e zoomate c’è un popolo del lock down che nonostante le gare di cucina dovrà buttare giù il più amaro dei bocconi: ricominciare una vita che si è accorto, definitivamente, di non amare.

Un’uscita paragonabile a quella di una singolare caverna di Platone, dove le ombre dei lavori mal sopportati o socialmente inutili paiono fulgidi al sol dell’avvenire.

La pandemia ha trafitto come spilli di farfalle in vetrina gli animi inquieti di chi non sopportava il mondo e ha pensato per un attimo che potesse cambiare.

Eppure in questo sgomento, in questo scarto tra quello che poteva essere e quello che è stato c’è qualcosa di prezioso, importante e semplice: la scelta.

Il virus si vince culturalmente prima che scientificamente .

Se a Wuhan si assiste a un ritorno massiccio dell’uso individuale dell’auto o a fenomeni deprecabili come il revenge spending (la spesa vendicativa) come celebrazione del consumismo, bisogna rendersi conto che il ritorno alla normalità tanto “venduto” dalla Cina come garanzia dei propri metodi andrebbe considerato come l’ennesima patacca del regime.

Non cogliere l’occasione del cambiamento significa ridurre il virus a una dimensione scientifica prima che culturale, ovvero pensare agli individui, a noi come macchine infettabili e tracciabili da controllare e orientare come poveri sudditi spaventati ai quali basterà vivere o forse ma forse, sopravvivere.

Essere grati a un governo che ti salva la vita in cambio del silenzio celebrale significa morire due volte.

La necessità di comprendere il fenomeno Coronavirus, di dargli un senso, di configurarlo all’interno di un sistema di pensiero che lo accolga come evento umanamente pregnante, è una necessità primaria di noi esseri pensanti oltre che respiranti.

So che ovunque e per chiunque è così, forse ancora di più per chi ha sofferto o perso qualcuno a cui sente di dovere qualcosa. Un debito che diventa la promessa di vivere meglio soprattutto per chi non vive più.

TAG: coronavirus
CAT: Psicologia

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