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Salute mentale

Psichicità: la persecutorietà fantastica interna

di Giorgio Majorino
18 Settembre 2018

Il bambino si guarda bene dal chiedersi cosa c’è nella testa della mamma e del papà, o di altri. Ma è un’accortezza protettiva: non vorrebbe sapere che lui non è amato come pretende. Ma se invece potesse effettivamente sapere cosa c’è nelle teste degli altri, resterebbe scioccato dal continuo flusso di immagini, fantasie, dialoghi immaginari con tutto il corrispettivo di sentimenti, emozioni positive e negative che vi si accalcano.
Ma è lo stesso problema anche per noi adulti che ci guardiamo bene (a meno di non essere impregnati di paranoicità) dal capire quello che gli altri hanno internamente. Facciamo solo delle ipotesi basate sui comportamenti esterni:parole, gesti, espressioni. E’ la nostra stessa esperienza dell’amalgama, minuto per minuto, di questo inarrestabile flusso, che ci tiene prudentemente lontani dai contenuti mentali altrui.

Poi, sul piano della vita dell’Umanità, filosofi, poeti, ideologi e compagnia hanno cercato di controllare questo fiume mentale in piena, parlando di pensieri, intuizioni, creazioni ecc… Sta di fatto che però il nostro povero Io che secondo la concezione freudiana sta cercando di mediare tra esigenze reali ed esigenze interne, sia psicologiche che neurofisiologiche, cerca di esercitare un minimo di controllo su questa situazione caotica. Ma è come un governo debole che ha a che fare con un parlamento tumultuante e rissoso, nel quale i partiti più anarcoidi si scatenano senza tregua.
In questo tumulto relativo al flusso di pensieri, fantasie e conciliaboli interni, acquistano, purtroppo, particolare forza e continuità, le situazioni persecutorie nelle quali fatti reali e fatti immaginari suscitano angoscia, paura, depressione. Quindi le elaborazioni narrative che il nostro povero Io, cerca di mettere in atto sono tutti i tentativi di poter neutralizzare il disagio che continuamente emerge. Poi, quando l’Io è meno efficiente, nel sonno, l’acme caotico viene toccato nei sogni (e purtroppo anche nei deliri).Ma perché avviene tutto questo? Perché,probabilmente, è il grande insieme di contenuti ricordati, di memorie, di esperienze che hanno lasciato il segno, di traumi grandi e piccoli, che come un esercito invasore, e barbarico, continua a penetrare dentro di noi, ad accamparsi. E lo fa ovunque in una serie di connessioni, anche assurde, metaforiche, simboliche che stendono una fitta rete che ad ogni,chiamiamolo, pensiero, viene attivata. Ed evidentemente sono i contenuti emozionalmente più disagevoli che ritornano in scena. Il nostro povero governo interno( l’Io) se non può ricacciarli dalle tenebre della memoria dalle quali sono emersi, deve con narrazioni salvifiche cercare di neutralizzarle, renderle innocue, magari trasformarle, se può, negli opposti, piacevoli e trionfanti. E tutto questo viene fatto alla rapidità incredibile che i circuiti anatomo-fisiologici dei nostri neuroni attivano.

Ma il problema non si esaurisce, anche se già gravoso, nella elucubrazione fantastica e nelle confabulazioni interne quotidiane, ma rischia di provocare un comportamento effettivo, con un passaggio all’azione, funzionale ad uno scarico esterno per un disagio interno non sostenibile. Quando vediamo, nei fatti di cronaca gli eventi drammatici di un partner (in genere più spesso maschile) che massacra l’altra partner, dobbiamo chiederci quante elucubrazioni aggressive per più tempo sono state, internamente, rimescolate con veemenza quotidiana.
Beh, ma la maggior parte delle persone continua a sopravvivere, andando avanti, cercando, in genere, di attivare fantasticamente quelle reazioni narrative che attenuino le sofferenze. Oppure prendono psicofarmaci, alcool,spinelli e altro del genere. Ma sono attenuazioni, poiché i nostri contenuti interni persecutori, hanno una puntualità del ritorno, encomiabile….
E’ necessario invece smontare il meccanismo che sta alla base di questi processi ed è una procedura abbastanza lunga e specialistica. Ma in certi casi forse ne vale la pena, per avere (se la realtà ce lo permette) una vita più piacevole e meno disagevole.

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