È inevitabile oggi la relazione a distanza? E come gestirla?

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6 Giugno 2018

Oggi viaggiare fa parte più che mai della quotidianità. Un dato tra tutti: secondo l’Organizzazione mondiale del turismo, nel 2017 sono state più di 1,3 miliardi le persone che si sono spostate per motivi di piacere. Non ci sono dati, invece, che descrivono quanti individui si muovono ogni giorno per lavoro. Ma un fatto è sicuro: per come è strutturata, la società odierna, complice anche internet, ha aumentato la necessità di costruire relazioni a distanza. Infatti, quella che per alcuni può essere una facoltà, per altri è una costrizione. Alzi la mano chi ha ancora a pochi passi dalla propria residenza il lavoro e gli affetti più cari.

E allora come fare se si ama qualcuno e non gli si può stare accanto ogni giorno come si vorrebbe? Lo abbiamo chiesto a Emanuela Mazzoni, psicologa specializzata in counseling relazionale e coautrice del libro “La Scienza Relazionale e le malattie mentali”.

Le relazioni a distanza sono inevitabili oggigiorno?

«È vero che hanno avuto un fortissimo incremento negli ultimi anni, ma nel passato, pur non essendo la normalità, erano comunque esistenti. Pensiamo a coloro che hanno vissuto in anni di guerra, che partivano senza sapere se e quando tornavano, ai marinai che hanno sempre viaggiato per lunghi periodi della loro vita, ma anche a lavori più comuni, come il minatore, il pescatore o a lavori con una turnazione che rende impossibile incontrarsi».

Come si fa a far funzionare questo tipo di rapporto?

«L’organizzazione di vita delle persone non è sempre clemente dal punto di vista del mantenimento degli spazi e dei tempi della coppia: è la coppia che deve trovare il modo di reggere alle complessità organizzative del lavoro. Per gli scienziati e gli accademici, il problema della relazione di coppia a distanza è diventato talmente comune da dargli un nome: The two body problem.

Nella vita di coppia, c’è una fase iniziale di grande fusionalità, di bisogno di stare fisicamente insieme all’altro. In questa fase non poter avere l’altro vicino a sé provoca un dolore molto fisico, corporeo, che è connesso alla scarsa condivisione di comunicazioni non verbali, di gesti, di contatto epidermico, odori, scambi feromonali e biochimici».

Superato l’innamoramento che succede?

«Nella fase successiva, in cui la coppia ha individuato una sua modalità relazionale per funzionare bene, la distanza può non essere così dolorosa, anche se diventa necessario un uso piuttosto intensivo della tecnologia, così come è opportuno imparare a diventare molto espliciti nell’espressione di richieste, malesseri e nella condivisione con l’altro. In questa fase è di grande importanza progettare il successivo incontro, che dà a entrambi la speranza di vedersi ed apre al pensiero tenero e quotidiano dell’altro».

E poi?

«La fase successiva ancora è quella di progettazione del futuro insieme e di come sia possibile operare cambiamenti anche strutturali nella propria organizzazione lavorativo-economica per passare più tempo insieme e costruire una relazione a cui potranno appoggiarsi dei figli. Ad esempio si può decidere che per un paio d’anni uno dei due, o entrambi, disinvestono dall’impegno lavorativo per dedicarsi alla famiglia e alla crescita dei figli (oppure alla costruzione di un progetto comune che unisce la coppia). Per poi scegliere nuovamente di partire, inizialmente in modo più intermittente e poi per cicli più lunghi, coinvolgendo anche i figli (o non tralasciando lo sviluppo del progetto comune)».

Qual è il segreto del successo di una relazione a distanza?

«La relazione più importante per rendere possibile quest’impianto organizzativo di vita di coppia, è la complementarità. Ovviamente da sola non basta, ma senza di essa non è possibile proprio partire. Nella complementarità si conoscono i rispettivi ruoli: l’uno sa cosa aspettarsi dall’altro e viceversa. Essa cementa il rapporto perché lo costruisce su modalità condivise ed è duratura nel tempo.

Inoltre, per rendere la relazione fresca, è necessario lasciare spazio alla creatività dell’incontro, senza organizzare sempre tutto nei minimi dettagli, ma avendo del tempo per decidere il da farsi all’ultimo momento. La disponibilità della ridecisione, quando il tempo da passare insieme è breve, è molto importante perché fa sentire all’altro che siamo sulla stessa barca, ma in questo caso è necessario saper esplicitare i propri bisogni».

E l’ostacolo principale?

«Il rischio principale è la gelosia che, se s’innesca, fa deflagrare il rapporto. Ma mi conceda una battuta per chi ha pregiudizi su questo tipo di rapporto: è meglio una relazione a distanza che funziona o una da separati in casa?».

TAG: amore, Famiglia, relazione a distanza, vita di coppia
CAT: Psicologia, relazioni

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