Universo 26 – I topi salveranno il mondo

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7 Agosto 2021

Camminavo lentamente nel largo parcheggio circondato da piante rigogliose e curate, quando la mia attenzione è stata rapita da un animale singolare e bellissimo. Il suo volo aveva incrociato il mio sguardo distratto ed ora quella creatura magica era posata poco più in là, su una pietra di tufo rosa.
Era un essere straordinario, con una corazza lucida e splendente ed una testa scolpita su cui si ergeva un corno ricurvo e perfetto, del tutto simile a quello di un rinoceronte africano. Lo scudo rigido che delineava quella scultura in movimento la faceva sembrare una riproduzione in miniatura di uno dei dinosauri visti sui libri da bambini ed amati negli anni in cui il velenoso senso di supremazia degli adulti sul mondo non ci aveva ancora posseduto.
Lo guardavo da vicino e lui non sembrava disturbato dalla mia attenzione, del resto non gli avrei fatto alcun male.


Volevo fare una foto a quel miracolo di proporzioni, materia e colore, per mostrarlo a mio figlio che può ancora amare la bellezza e le sue differenze, ma devo aver esagerato con la confidenza, perché il piccolo capolavoro volante ha aperto le due ante simmetriche dell’esoscheletro, ha spiegato le sue ali robuste e si è librato in aria.
Il suo volo armonioso è stato breve. Si è posato pochi metri più in là, nei pressi di un gruppo di persone che avanzava con incedere incerto, apparentemente appannato da qualche birra di troppo e da troppa pizza.
La donna che guidava la truppa sovrappeso ha lanciato un urlo terrificante ed ha afferrato il bambino più vicino alla “bestia”, che evidentemente le sembrava rischiare un attacco mortale a suon di cornate, portandolo al petto come se volesse salvarlo dall’attacco imminente di una tigre del bengala.
Un attimo dopo, il maschio alfa era emerso dal piccolo branco e con un colpo ben assestato del suo piede sgraziato e rotondo aveva letteralmente spiaccicato quel grazioso essere volante.
Uno strano silenzio era seguito all’urlo ed all’uccisione insensata , interrotto solo dalle ciarle lontane del gruppetto che celebrava l’eroico gesto del leader sovrappeso e la sua prontezza di spirito e corpo.

Non so perché, ma mi è venuto in mente il celeberrimo esperimento di John Bumpass Calhoun ed il suo “Universo 25”. Beh, qui non si trattava di topi, ma di uomini, e l’affinità di quel disastro distopico con il destino del genere umano è stata analizzata in ogni variante, ma più volte mi sono detto che, in fondo, gli esiti di quella mostruosa rappresentazione avrebbero avuto un valore universale solo se estesi all’intero mondo animale terrestre ed alla relazione snaturata e abominevole che la razza umana aveva da sempre instaurato con il mondo che la ospita.
Come l’habitat riprodotto da Calhoun, madre terra sembrava essere il paradiso perfetto per accogliere l’evoluzione “sapiens” dell’uomo.
Eppure questa specie eletta ha sempre ignorato quel perfetto equilibrio e preteso con arroganza di piegarlo fino a rendere l’intero pianeta suo schiavo per poterlo sfruttare, depredare ed esaurire.

Mi ricordai allora che quella era l’ultima sera della mia vita di prima.
Da domani avrei dovuto scegliere. O meglio non avrei più potuto scegliere.
Di rimanere incantato a guardare il miracolo e la grazia dello scarabeo rinoceronte in un mondo che lo considera un mostro orrendo da schiacciare.
Di nutrirmi a modo mio e conservare efficiente il mio corpo, di tenerlo in esercizio, di alimentare la mia mente e coltivare la mia conoscenza liberamente.
Da domani avrei dovuto smettere di essere diverso dai più e sarei stato costretto a schiacciare brutalmente qualsiasi altra forma di vita differente. Forse anche a mangiare troppa pizza e bere troppa birra, per occupare più spazio, lievitare ed assumere una sembianza più consona al sistema condiviso, leggere la propaganda del ministero della saccenza e rispettare le regole della sopraffazione e dell’intolleranza.
Domani avrei dovuto arrendermi ed essere come tutti gli altri.
La cosa strana era che non provavo più alcuna angoscia a quel pensiero, anzi. Mi pareva che cedere al flusso potente della paura e dell’odio collettivo fosse una liberazione e non una sconfitta.
Finalmente avrei smesso di distinguere, discernere, apprendere e difendere la libertà di essere me stesso; avrei smesso di soffrire sentendomi solo e chiedendomi troppe volte perché.

Adesso era chiaro perché avevo pensato all’Universo 25.
Gli uomini sono su questo pianeta come i topi nel serbatoio perfetto di Calhoun. Ignari di qualsiasi rispetto per le risorse si limitano a sfruttarle con feroce ingordigia e giungono fino a moltiplicarsi a dismisura, a uccidersi tra loro per un centimetro quadrato di spazio ed infine a nutrirsi dei propri simili.
Ma per fortuna il serbatoio del paradiso divenuto inferno è aperto in alto e qualcuno ha programmato il prossimo esperimento e può intervenire provvidenzialmente.
Il tempo dell’Universo 26 è iniziato e pochi illuminati e sapienti sopravvissuti hanno iniziato a somministrare all’enorme popolazione degli uomini-topi l’antidoto.
Che riporterà tutto all’origine e trasformerà l’inferno ancora una volta in paradiso.
Sarà il mondo perfetto per una sola razza perfetta.
Per pochi e senza strani animali volanti.

TAG: disumanità, natura
CAT: Psicologia, salute e benessere

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