Perché la storia di Budi ha commosso il web?
Nelle ultime settimane le immagini e la storia di Budi hanno fatto il giro del mondo attraverso il web. Per chi non conoscesse la storia, Budi è un cucciolo di orangotango recuperato da una situazione di abbandono e maltrattamento in Indonesia. Il team dell’International Animal Rescue ha recuperato questo cucciolo dall’abitazione di un privato. Per chi volesse approfondire la vicenda, sul sito e sui social network dell’International Animal Rescue si trovano tutti i dettagli e l’iter di riabilitazione del piccolo orangotango divenuto, suo malgrado, un testimonial.
Le immagini e i video di questa creatura hanno fatto il giro del mondo e molti giornali hanno cavalcato la forza mediatica di questa storia. La stampa nazionale e internazionale ha raccontato la vicenda dello sfortunato Budi che ad un anno di vita, invece di essere nella foresta con il suo clan familiare, si ritrova in una struttura di recupero e al centro di un’ondata mediatica. Negli ultimi anni i media e i notiziari dedicano sempre più spazio a storie di animali.
Ma la vicenda di Budi riporta al centro del dibattito il tema dei diritti degli animali, un argomento trattato spesso in maniera macchiettistica e superficiale. La nostra capacità di provare empatia con gli animali è, infatti, troppo spesso correlata alla loro capacità di sembrare “umani”. La storia di questo piccolo primate ci dovrebbe invece ricondurre a due questioni: la perdita dell’habitat da parte di questi primati e il Progetto Grande Scimmia – The Great Ape Project – promosso dai filosofi Peter Singer e Paola Cavalieri. In questa sede approfondiamo oggi i temi del progetto Grande Scimmia.
The Great Ape Project (GAP) è un’organizzazione internazionale fondata nel 1994 da due docenti di filosofia morale: Peter Singer e Paola Cavalieri. L’organizzazione è composta da primatologi, antropologi e filosofi e mira ad ottenere da parte delle Nazioni Unite una Dichiarazione dei Diritti delle Grandi Scimmie. L’obiettivo è estendere ai grandi primati – Gorilla, Scimpanzé, Bonobo e Oranghi – alcuni diritti già riconosciuti all’uomo. In particolare: i) il diritto alla vita, ii) la protezione della libertà individuale, iii) proibizione della tortura. Il libro ‘Il Progetto Grande Scimmia’ (Great Ape Project, 1993) curato da Peter Singer e Paola Cavalieri ha raccolto saggi e contributi da parte di eminenti primatologi e psicologi che presentano numerose prove del fatto che le grandi scimmie siano in grado di esprimere razionalità e autocoscienza e che abbiano consapevolezza della loro individualità di esseri con un passato e un futuro. Questo libro è alla base del movimento per i diritti dei grandi primati e della richiesta di un comportamento etico nei loro confronti.
Peter Singer, professore di bioetica alla Princeton University, è una figura chiave del movimento per i diritti degli animali. Singer ritiene, infatti, che esseri umani e animali condividano un’importante uguaglianza ovvero la capacità di soffrire e provare dolore. Questa comune caratteristica apre un forte dibattito in tema di diritto degli animali. Un dibattito che ancora fatica a tradursi in termini legali e di tutela. Un dibattito che trova ancora molta resistenza anche a livello di società civile e singoli individui.
La storia di Budi – con la sua forte ondata emotiva ed empatica – può essere lo spunto per riaprire un dibattito più strutturato sul tema dei diritti dei grandi primati detenuti spesso in condizioni di ‘schiavitù’ in luoghi e ambienti del tutto non adatti alle loro esigenze biologiche ed etologiche, in situazioni alienanti di deprivazione sensoriale o utilizzati a fini di ricerca o intrattenimento. Alcuni paesi si sono mossi – a piccoli passi – in questa direzione con proposte di legge, o il riconoscimento parziale di alcuni diritti alle grandi scimmie.
La strada è ancora lunga ma la ridefinizione dei diritti degli animali e della relazione tra esseri umani e animali appare sempre più come una delle sfide di questo millennio.
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