Vivere in viaggio: scelta di vita o fuga dalla realtà?

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17 Ottobre 2017

L’uomo viaggia sin da quando esiste: agli inizi dell’umanità solo per trovare cibo, ma a un certo punto qualche nostro antenato ha scoperto il viaggio di piacere, fondato sul gusto di scoprire mondi nuovi ed evadere dalla routine quotidiana.

La maggior parte delle persone viaggia per piacere poche volte l’anno, in concomitanza con i principali periodi di ferie. Si tratta di vacanze che danno senso al lavoro e viceversa, cioè periodi di riposo e svago che, se durano troppo, diventano noiosi, se non addirittura alienanti.

Ma ci sono persone che non smetterebbero mai di stare in vacanza, di spostarsi per scoprire sempre nuovi paesi, per poi documentare le loro esistenze randagie grazie ai social, Instagram su tutti. Tuttavia questa scelta di vita quanto è bisogno fisiologico e quanto fuga dalla realtà? Lo abbiamo chiesto a chi di viaggi se ne intende davvero: Graziano Capponago del Monte, giornalista, socio Gist (Gruppo italiano stampa turistica) e co-fondatore dei blogmagazine www.SvizzerAmo.it e www.AustriAmo.it dedicati rispettivamente al turismo in Svizzera e Austria.

Quanto è importante viaggiare per il nostro benessere psicofisico? Per arricchirci come persone?

«Per prima cosa bisognerebbe mettersi d’accordo sul significato di viaggio. Ci sono tanti modi per viaggiare che non necessariamente comprendono lo spostamento dal punto A al punto B. Con le attuali tecnologie si esplora il mondo in un attimo: si pensi solamente a Google Maps, che permette di vedere qualsiasi punto del Globo con una approssimazione di 5 metri. Oppure, tutti noi conosciamo New York come le nostre tasche grazie a tutti i film che sono stati girati in quella città. Ma anche nel passato, lo scrittore Emilio Salgari non si era mai mosso dalla sua scrivania, eppure, basandosi su documenti e letture, ha descritto la Malesia come nessun altro facendo viaggiare migliaia di lettori con la fantasia».

Ma se parliamo del Viaggio con la V maiuscola?

«Quello, inteso come un movimento, è sempre arricchente. Se in senso psichico o fisico dipende dalla predisposizione del viaggiatore. Ci sono delle volte che non si ha assolutamente voglia di aprire la propria mente; altre volte non interessa la comodità pur di raggiungere uno scopo. Questa la definirei come differenza tra “vacanza” e “viaggio”».

Cioè?

«La vacanza, a mio avviso, cerca come prima cosa il relax, lo stare bene e assorbe tutto quello che avviene, anche le esperienze più arricchenti, in maniera passiva. In poche parole: “Io vado a riposarmi, se c’è qualcosa in più, bene. Se non c’è, pazienza!” Il viaggio, invece è qualcosa di studiato, di costruito attorno a degli interessi specifici dove il discorso è ribaltato: “Io vado per fare un’esperienza che mi arricchisca (culturale, sportiva, enogastronomica…), se riesco anche a riposarmi, meglio».

Una differenza netta.

«In ogni caso, vacanza o viaggio che sia, si torna sempre con un certo numero di esperienze, si spera positive ma, purtroppo, non necessariamente».

Vivere sempre in viaggio non è un po’ fuggire dalla propria realtà e dalle relative responsabilità? O può davvero essere una scelta di vita appagante?

«Questo bisognerebbe chiederlo a chi ha fatto una scelta di vita. Io ho una coppia di amici, assidui viaggiatori che programmano a tavolino, scientificamente il loro grande viaggio annuale e che hanno un’apposita cassettina-salvadanaio allo scopo. Il loro viaggiare è consapevole, organizzato e finalizzato ai loro interessi. Le foto splendide che realizzano e i racconti delle loro avventure non sono sbandierati ai quattro venti come trofei ma, piuttosto, regalati come chicche preziose agli amici con i quali hanno la stessa affinità».

Tuttavia non è questo il modello dominante oggi, ma quello di un’eterna vacanza di lusso da esibire istante dopo istante su Instagram.

«C’è purtroppo nei social una grande voracità, unita a un fastidioso voyerismo di nuove esperienze, alla quale fa da contraltare l’esibizionismo marcato. Una volta era il fastidio di doversi sorbire 500 diapositive delle vacanze degli amici: sfuocate, storte e insulse, ora questo tormento diventa il piacere (masochistico!) di farsi i fatti degli altri anche se nella stragrande maggioranza dei casi non dicono niente».

Ma quindi cosa vuol dire davvero vivere in viaggio?

«È una scelta di vita. A mio avviso non è una fuga dalla realtà, è un costruirsi la propria realtà. Responsabilità ce ne sono sempre, verso gli altri e verso se stessi, sia che si viva tranquilli in città, sia che si vada in giro per il mondo».

Secondo te la vita in viaggio non diventa alla lunga noiosa come una routine?

«È la vita che uno si è scelto».

TAG: vacanze, Viaggi
CAT: Psicologia, Turismo

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