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Lavoro

Napoli-Milano in treno per un posto da bidella?

di Paolo Fasce
20 Gennaio 2023

Verificare le notizie è un dovere deontologico del giornalista, ma la velocità è sempre più importante (possiamo chiamare questo periodo neo futurismo?). I settimanali sono più lenti dei quotidiani che sono più lenti della televisione che è più lenta di un sito web che, secondo la modalità “You Report”, possono essere ovunque e in qualsiasi momento, almeno potenzialmente. Così l’informazione si è innamorata dell’immediatezza, pagando il prezzo dell’affidabilità, ma anche del sensazionalismo, come ci dimostra da un lato “Striscia la notizia” e “Le iene”, ma tutto sommato anche “Report”. I lettori possono essere consapevoli di tutto questo e chi lo è distingue le testate per la loro affidabilità, ma a volte le tesi sostenute aprioristicamente producono sbandamenti anche in quelle ritenute serie. È il caso de Il Foglio che, non diversamente dalle verità a senso unico che leggiamo su Libero, Il fatto quotidiano e La verità, ci ha propinato una storia incredibile (forse, semplicemente, “non credibile”). Siamo quindi in un contesto che se ne infischia dei fatti, ma che coglie solo quelli conformabili alle proprie tesi, direttamente o dopo opportuna distorsione, omettendo il resto del reale. I fini sono quelli propagandistici, alla faccia dei doveri deontologici solo formalmente garantiti dall’Ordine dei Giornalisti. In questo caso, la tesi di fondo è quella di un attacco al reddito di cittadinanza e la storia ghiotta: una collaboratrice scolastica precaria, che quindi matura uno stipendio mensile di poco più di millecento euro, ne spende quattrocento al mese per raggiungere Milano da Napoli tutti i giorni perché non trova un appartamento ad un prezzo ragionevole su piazza. Qualche fonte parla del Frecciarossa, qualche altra di Italo, resta il fatto che gli abbonamenti che si vedono disponibili sui rispettivi siti non quadrano con l’informazione sensazionalistica che ha lo scopo di fare emergere un’eroina votata al sacrificio mentre ci sono persone che non accettano un lavoro che sta a quaranta chilometri di distanza.

Io non so quindi dire se la notizia sia vera o sia falsa. Non ho potuto contattare la preside dell’istituto accogliente e, anche se ho letto dei messaggi in rete di persone che affermano di avere approfondito chiedendo a qualche insegnante di quella scuola, nulla posso dire con certezza. Posso tuttavia raccontare di alcune cose che succedono a scuola, non necessariamente connesse al caso in esame.

Nell’esperienza di ogni preside di questo paese si registra una parte, non certo maggioritaria, di personale assunto a tempo determinato, sia esso nel profilo insegnante che in quello del personale ATA (quindi collaboratori scolastici, vulgo bidelli, assistenti tecnici e amministrativi) che una volta ottenuto un contratto si vede a scuola davvero raramente. Ogni mezzo è utile per prolungare la vita del contratto, la cui semplice esistenza assicura la maturazione di punteggio che, nel tempo, garantisce posizioni in graduatoria più alte, probabilità di assunzione a tempo determinato più alte e, in prospettiva, persino l’assunzione a tempo indeterminato. Basterebbe che il punteggio in graduatoria fosse attribuibile previo assenso del dirigente e tutto cambierebbe. Personalmente ho fatto diverse segnalazioni ai medici curanti e le ho dovute fare con molta attenzione tecnica perché il rischio di cadere in un ambito improprio è alto. Mi è capitato di segnalare all’Ordine dei medici, sempre laicamente, queste situazioni, e non posso conoscere le conseguenze delle mie segnalazioni per comprensibili motivi di privacy, ma uno Stato serio si occupa di queste cose perché abbiamo un grave problema: un dirigente che ha motivati dubbi in merito ad un certo tipo di malaffare, legato all’assenteismo, rischia di essere accusato di mobbing o di essere oggetto di ispezione, invece che ringraziato per avere svolto il proprio lavoro con scienza e coscienza. Ed è triste che questa cosa sia così ben nota che solo qualche illuso don Chisciotte dalle spalle larghe continua a rischiare la propria reputazione per il senso del dovere. Tutti gli altri si girano dall’altra parte. Ed ecco spiegato perché questo paese è quello che è, senza fare alcuna sensazione.

precariato scuola
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