Lettera a un medico obiettore

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20 Ottobre 2016

Caro Medico Obiettore,

ti scrivo questa lettera perché tu non sai niente di me, e niente vuoi sapere. Ti scrivo questa lettera perché tu, pur essendoti laureato in medicina e pur avendo giurato di salvaguardare la vita dei pazienti, ogni giorno fai il contrario: permetti che le donne pellegrinino da un ospedale all’altro, con dentro il loro corpo un figlio che non vogliono tenere, con la piena consapevolezza che quello che loro non desiderano – per un motivo che non sta a te giudicare, secondo delle valutazioni che non sta a te compiere – convive con le loro giornate devastate dai sensi di colpa, dal terrore di essere scoperte, dalla paura di stare facendo la cosa sbagliata.

Scrivo a te, caro medico obiettore, perché infrangi la legge infischiandotene che da 38 anni tutte le donne hanno il diritto di abortire nel nostro Paese, e che le conseguenze della tua scelta hanno un peso che non puoi immaginare.

Tu sai cosa vuol dire sentirsi in trappola nel proprio corpo? Tu sai cosa vuol dire avere una cosa che ti cresce dentro e che non puoi, o non vuoi, o non puoi e non vuoi tenere? Tu sai che cosa vuol dire avere le nausee la mattina, e vomitare e piangere e disperarsi, per una cosa che sei obbligata a tenere nella tua pancia? Tu sai che cosa vuol dire potere soltanto aspettare, e sperare? Tu sai, caro medico obiettore, cosa vuol dire aspettare e aspettare e aspettare? Tu sai che cosa vuol dire essere trattate come delle assassine?

In verità, caro medico obiettore, tu non sai niente. E non vuoi sapere niente. I tuoi occhi sono vuoti e chiusi. Tu sei vuoto e chiuso. Premiato da una legge vergognosa che racconta un’Italia che non esiste: perché siamo bravissimi a fare le leggi, ma altrettanto capaci di non rispettarle. Tu, medico obiettore, ti nascondi perché sai che abortire non ti darà più punteggio in graduatoria, non ti porterà più soldi, non ti farà fare carriera. Sarà solo una rogna. Qualcosa di socialmente contestabile, e poco rispettabile non soltanto negli ambienti cattolici.

Eppure tu, caro medico obiettore, la mattina ti dovresti guardare allo specchio e pensare che per colpa tua una legge italiana non viene rispettata. E per colpa tua decine di donne ogni giorno si trovano costrette a diventare palline da ping pong: da un ospedale all’altro sperando di trovare qualcuno che le aiuti. Già, caro medico obiettore, visto che non sei in grado di fare sforzi di immaginazione, e il tuo egoismo ti pervade tutto, la prossima volta ascolta una donna che ti sta cercando: cerca di capire le sue ragioni, sforzati di comprendere che la vita non è fatta di slogan, ma di sfumature. Cerca di sentire quanto è importante quello che potresti fare, e che deliberatamente ogni giorno neghi. Ogni giorno tu costringi una donna a soffrire. Ogni giorno tu sei responsabile di dolore. Pensaci bene. Forse, dopo, starai meglio.

C.

 

 

 

TAG: aborto, legge 194/78, medico obiettore
CAT: Qualità della vita

3 Commenti

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  1. alding 8 anni fa

    Cara Flavia, solo un punto di commento, la tua penultima frase: “Ogni giorno tu sei responsabile di dolore”.
    Sai quale è la frase alternativa a questa? La seguente, solo la seguente: “Ogni giorno (ad ogni aborto) tu sei responsabile di morte”. Non ci crederai, ma io non sono un essere superficiale e comprendo benissimo il dramma di una donna che non ha desiderato, cercato, atteso la vita che ha dentro di sé. E proprio per questo, oltre 30 anni fa insieme ad altri amici, ho fondato nella mia città un Centro di Aiuto alla Vita che in questi 30 anni ha permesso di nascere a un migliaio di bambini di tutti i colori che altrimenti sarebbero scomparsi alla vita; e così hanno fatto migliaia di altri amici in centinaia di altre città, per centinaia di migliaia di bambini.
    Pensaci bene e forse dopo sarai più serena e starai meglio.

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    1. silvius 7 anni fa

      E quindi?

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  2. giofederle 8 anni fa

    Penso che a un medico che è stato assunto dopo l’approvazione della legge194 non dovrebbe essere consentito di obiettare all’applicazione di una legge dello stato. Fa eccezione solo chi è stato assunto prima.

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