La Festa della donna spiegata a mia figlia
A colazione ho deciso di parlare con C., la mia figlia più grande, sei anni e mezzo, della Festa della donna.
P: «Sai C., oggi è l’8 marzo, la Festa della donna. Ne avete parlato a scuola?»
C: «No, papà. Abbiamo lavorato tanto sulle nostre maschere di carnevale»
P: «Giusto, anche Carnevale è una festa importante. Poi so quanto ci tieni a vestirti da Lady Bug quest’anno. Ma anche la Festa della donna è importante, speciale, colorata. Sai che fiore si regala oggi a voi donne?»
C: «Mh. Le margherite?»
P: «No. Quelli sono i fiori preferiti della mamma. Oggi, invece, si donano le mimose. Sai com’è fatta la mimosa?»
C: «No, papà.»
P: «Le mimose sono piccoli pallini gialli. Ce ne sono molte al mare. È un indizio sull’arrivo della primavera.»
C: «Andiamo al mare, andiamo al mare, andiamo al mare!»
P: «Sarebbe molto bello, ma oggi sia la mamma che io dobbiamo lavorare. Però stasera ti porto i fiori, contenta?»
C: «No, io voglio andare al mare!»
P: «Sai che oggi molti gruppi di donne hanno indetto uno sciopero per ricordare a tutti quanto sono importanti e quanto vadano rispettate?»
C: «Cos’è uno sciopero?»
P: «Vuol dire non andare a lavorare per far valere i propri diritti, la propria dignità. È un modo di lottare. Come quando a scuola scioperano i lavoratori della mensa e voi portate i panini da casa.»
C: «Buoni! Quindi oggi mangiamo i panini?»
P: «No, era solo un esempio.»
C: «Uffa però! Non andiamo al mare, non mangiamo i panini. Che noia questa giornata!»
P: «Tu potresti scioperare dai tuoi capricci almeno per un giorno…»
C: «Non mi fai ridere, papà!»
P: «Va bene, va bene. Immagini perché si sia deciso di festeggiare le donne oggi?»
C: «…Secondo me è per ricordare le donne buone vissute tanti secoli fa.»
P: «Ci sei andata vicina. Come tutte le ricorrenze è un esercizio di memoria. Ogni 8 marzo è l’occasione per ricordare quante conquiste hanno fatto le donne e quante ancora sono da ottenere. Ripetendolo anno dopo anno non scappa più dalla mente. È lo stesso esercizio per i vocaboli d’inglese.»
C: «Bleah, a me non piace studiare inglese!»
P: «Lo so, ma in questi mesi di scuola hai imparato un sacco di parole in inglese. Non trovi?»
C: «Mh. Papà, cosa conquistano le donne? Vincono un premio?»
P: «Qualcosa del genere. Tu giochi a calcio insieme ai maschi. Insieme formate una squadra. Vi divertite, vi allenate, vincete, perdete, siete un gruppo. Nessuno ti ha messo da parte o ti ha fatto giocare meno perché sei una bambina. Ecco, diciamo che non sempre le cose vanno così.»
C: «Magari è solo che non sanno giocare bene a calcio come me. Tanto decide il mister chi entra e chi esce. Non avranno un mister bravo come il mio, poverine!»
P: «Può darsi. Allora oggi ricordiamoci di tutte le donne che non hanno un mister in gamba come il tuo. Ti va?»
C: «Ok. Papà, posso chiederti una cosa?»
P: «Assolutamente.»
C: «A te piace essere uomo?»
P: «Direi di sì, anche se non sono sempre orgoglioso di quello che noi uomini facciamo. E tu di essere donna sei contenta?»
C: «Sì! Poi in cortile decidiamo sempre noi i giochi da fare e i compagni maschi giocano con noi.»
P: «Ottimo, bravi questi ometti. Vi rispettano. E hanno già capito chi comanda. Ora devo andare.»
C: «Papà, posso chiederti un’altra cosa?»
P: «Certo, dimmi tutto.»
C: «Se non andiamo al mare, almeno possiamo mangiare a cena un panino? Per lo sciopero!»
P: «Vedremo tesoro, vedremo. Buona giornata.»
La Festa della donna spiegata a mia figlia. L’educazione passa attraverso l’esempio: stasera, prima di rincasare, mi toccherà passare dal panettiere e poi dal fiorista.
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