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Relazioni

Il banditismo nelle strade di periferia

di Titti Ferrante
25 Febbraio 2022

Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de’ provetti giorni
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.

Nascere in periferia vuol dire essere posto in una zona marginale, come spiego ai miei alunni, la banlieu, letteralmente luogo messo al bando, è quel luogo in cui risiedono persone il cui reddito non consente loro di acquistare case il cui valore al metro quadro sarebbe molto superiore di quello in cui viviamo. Le periferie sono spesso luogo del disagio, di tensioni, perché se è vero che i soldi non sono tutto nella vita, è pur vero che non dover aspettare una lista per fare un esame medico e poter pagare facilmente uno specialista, poter acquistare facilmente una mole di libri scolastici senza dover andare avanti a fotografie e fotocopie, fare bella mostra di vestiti firmati invece che indossare sempre gli stessi, aiuta a vivere meglio. Persino il tipo di scuola sembra essere diverso a seconda dell’estrazione sociale. Difficilmente il figlio di un avvocato o di un ingegnere frequenta un istituto tecnico o addirittura professionale. Senza contare, poi, che il talento, la volontà e la perseveranza nello studio non si sottraggono alle spietate ragioni economiche: spesso questo tipo di scuole sono di avviamento al lavoro, sono una minoranza quelli che possono permettersi i costosi studi universitari, a volte si è costretti a lavorare mentre si studia.
A questi ragazzi che, confrontandosi con la realtà, sembrano aver perduto sogni, appaiono stanchi e demotivati, un insegnante cerca di offrire un esempio di credibilità. Si racconta, cerca di abolire quelle distanze che loro percepiscono tra chi ha il successo in tasca e chi non dovrà guadagnarsi nulla essendo un privilegiato, e chi invece pur sgobbando non arriverà a ottenere quanto desidera perché non ha mezzi.
La differenza tra diventare qualcuno e essere qualcuno risiede nella capacità di convincere qualcuno a credere in se stesso. Étap par étap, direi in classe; affidarsi a qualcuno significa mostrarsi, esporsi. Mostrare il proprio volto vuol dire fregarsene degli stereotipi che ci vorrebbero perfetti come quando ci mostriamo su un social, significa trovare coincidenze, che non significa affidarsi al caso, ma corrispondenze che nascono dalla condivisione di ideali e visioni della vita.
Chi non ha dovuto guadagnarsi niente nella vita non immagina le difficoltà che incontra sulla propria strada chi versa in condizioni economiche disagiate. Una strada che sembra sempre impervia e in salita.
La classe è il luogo della collaborazione, non della derisione, nessuno è zimbello dell’altro. Deridere è un verbo che ha coincidenza in inglese e in francese “to mock” “moquer”.É il luogo dove non si vende merce, ma si acquista la capacità di essere se stessi investendo sul proprio potenziale.
Al fool shakespeariano, simile al giullari di corte, o ai clown, preferisco lo “stay hungry stay foolish” un monito a non perdere la curiosità, l’ambizione di cambiare il mondo con un pizzico di sana follia.
La vita degli altri è preziosissima, non va schiacciata.

In foto: Marcello Dudovich
Tu
Collezione privata, Torino

periferie scuola
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