Prove di rinnovamento

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28 Settembre 2023

«La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia, il coraggio. Io sono vecchio e malato e dipendo dall’aiuto degli altri. Le persone buone intorno a me mi fanno sentire l’amore. Questo amore è più forte del sentimento di sfiducia che ogni tanto percepisco nei confronti della Chiesa in Europa. Solo l’amore vince la stanchezza. Dio è Amore. Io ho ancora una domanda per te: che cosa puoi fare tu per la Chiesa?».

(Carlo Maria Martini, 2012)

 

Nel discorso di introduzione, ai lavori della sessione autunnale del Consiglio Episcopale Permanente a Roma del 25 settembre 2023 il Cardinale Matteo Zuppi, Presidente della CEI, ha dedicato un passaggio al tema educativo e dopo una citazione dello psicanalista Massimo Recalcati (“ ‘l’evaporazione del padre’ è il tratto costitutivo del nostro tempo”)  ha affermato: «si ripropone con forza il problema dell’educazione, su cui costantemente la Chiesa in Italia ha riflettuto, riflette ed è necessario continuare a riflettere. L’educazione non è un’emergenza ma è la quotidianità della vita della Chiesa». L’occasione di parlarne è offerta dalla cronaca (Caivano, successivi provvedimenti per i minori del governo), eppure il card. Zuppi trova modo di declinare il tema in una prospettiva conseguente rispetto all’attualità: «sotto la pressione degli ultimi eventi, si torna oggi a parlare di “educazione affettiva” dei giovani. Per noi la persona è una realtà unica e complessa, la cui affettività è in dialogo con il corpo e il suo sviluppo, con la mente e le sue conoscenze, con il cuore e i suoi valori. Forse è tempo perché anche noi credenti troviamo il coraggio di parlare di sessualità senza infingimenti, nella prospettiva dell’integrazione tra vita umana e vita spirituale. L’educazione all’affettività nasconde infatti un’esigenza ancora più profonda: l’educazione alla vita interiore, all’incontro con le profondità di sé stessi».

Sono parole del tutto analoghe a quelle spese con schiettezza da mons. Mario Delpini, vescovo di Milano nella sua lettera “Viviamo di una vita ricevuta, proposta pastorale per l’anno 2023-2024 8 settembre 2023”: «questo è il tempo per farsi carico di interpretare la dimensione affettiva nel reciproco dialogo con la cultura contemporanea, perché la sapienza cristiana non sia ridotta all’immagine di un volume impolverato in una biblioteca, ma piuttosto sia da tutti riconoscibile come una buona pratica per essere lieti nel vivere la propria vocazione ad amare (…).

È importante accompagnare ciascuno verso la possibilità di cogliere il pieno significato e valore della sessualità in quanto ricchezza integrante di ogni individuo, in modo che essi possano poi comprendere, con maggior consapevolezza e responsabilità, nell’esercizio reale della loro libertà, quale tipo di relazione corrisponde al desiderio più profondo insito nella persona, in quanto essere umano coniugato nella propria mascolinità e femminilità.

In questo compito arduo e affascinante la comunità cristiana – e in modo particolare, per il proprio mandato educativo, gli oratori, le società sportive, le associazioni e i movimenti – è chiamata a creare percorsi di ascolto, studio e dialogo, al fine di accompagnare tutte le situazioni e di non permettere che nessuno sia indotto a pensare di “essere fatto male”, di “essere sbagliato”.

Ciascuna persona, in qualsiasi condizione si trovi, deve essere aiutata a vivere la propria vocazione ad amare. In particolare, il tema della disabilità merita una particolare attenzione e sollecitudine nell’interpretazione della dinamica affettiva, perché ogni persona è chiamata a trovare compimento nell’amore.

Una particolare cura deve essere dedicata ad accompagnare e interpretare l’esperienza dell’amore e delle diverse sfumature dell’attrazione, sia verso persone di genere diverso sia verso persone dello stesso genere. La frettolosa etichetta di “omosessuale”, “eterosessuale” mortifica la dinamica relazionale e tende a ridurla a una “pratica sessuale”

In questo ambito la comunità cristiana è chiamata oggi a una riflessione attenta, a un confronto rispettoso e paziente, e insieme a offrire forme di accompagnamento adeguato. L’accompagnamento è il servizio per aiutare ogni persona a leggere i segni che vengono offerti perché la libertà si decida al dono: quindi il corpo maschile, femminile, quindi il contesto familiare, comunitario, culturale. La comunità cristiana è chiamata così ad accogliere, accompagnare e formare le coscienze nel riconoscere tra le concrete condizioni la voce di Dio che chiama al dono e nel rispondervi (…)».

Senza tante sfumature e in maniera trasparente, mons. Delpini arriva a declinare quell’accenno del card. Zuppi al “coraggio” che la chiesa deve vivere oggi nell’affrontare il tema della vita affettiva e sessuale: «la proposta che offro alla Chiesa ambrosiana è frutto di una consultazione che ha coinvolto i Consigli diocesani – pastorale e presbiterale –, così come persone che, senza appartenere ai Consigli, hanno ritenuto di farmi pervenire osservazioni e proposte.

Alcuni mi hanno sconsigliato di trattare gli argomenti di questa proposta, o esprimendo la persuasione che il magistero della Chiesa sia già sufficientemente noto e completo, o ritenendo altri argomenti e temi pastorali più urgenti e meno divisivi (…).

Ho cercato di meditare le osservazioni e di metterle a frutto. Insieme ho considerato che la maggioranza dei pareri pervenuti sottolineava l’importanza di trattare proprio alcuni di questi temi per offrire una parola di orientamento in un momento in cui una certa confusione induce più alla reticenza e all’imbarazzo che a una proposta franca del messaggio cristiano e a un accompagnamento delle persone e delle comunità sapiente e costruttivo».

Reticenza…imbarazzo…coraggio…franchezza…

Tentativi di uscire dall’angolo insomma da parte di autorevoli esponenti della chiesa cattolica.

L’angolo è costituito dall’impressione diffusa che la chiesa abbia idee decisamente superate a proposito di affettività e sessualità…un libro impolverato, lo chiama mons. Delpini.

Si tratta ora di stare a vedere se quanto richiamato troverà ascolto nelle diramazioni territoriali della chiesa italiana e milanese, nelle parrocchie, nelle riunioni di gruppi e movimenti, nelle omelie e nelle catechesi dei sacerdoti.

TAG: cardinal Matteo Zuppi, Mario Delpini, sessualità
CAT: Religione

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