Il segreto (di Pulcinella) dietro la rabbia di Totti

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19 Giugno 2019

Il fermo di Michel Platini e l’addio di Totti alla Roma hanno molto in comune. Entrambi i fatti sono strettamente collegati alle attività di Hassan Al-Thawadi, capo della QIA Qatar Investment Authority (il fondo sovrano dell’emiro Al-Thani) e della sua controllata QSI Qatar Sport Investment. Lo scopo di queste due istituzioni finanziarie è di aumentare il peso e l’influenza politica del Qatar in una lotta alla sopravvivenza che gli Emirati combattono contro le spinte egemoniche dei Wahabi, ovvero della famiglia reale dell’Arabia Saudita. QIA offre gas e petrolio in cambio di accordi politici, e queste son cose che esistono da centinaia di anni. QSI, invece, è uno strumento modernissimo, ed ha un effetto dirompente (che i cinesi stanno iniziando a copiare) perché contrasta progetti altrui decuplicando le offerte alle aste, in campo sportivo, ponendo il Qatar in vetta agli organizzatori di eventi di livello mondiale.

Lo si è visto con il Paris Saint Germain. Prima che QSI lo comprasse, al mondo c’erano gli oligarchi russi che, per ottenere la cittadinanza, avevano iniziato a riempire di miliardi le casse dei club di calcio britannici, rendendo il campionato inglese, in un solo decennio, inarrivabile per ogni altro paese. L’operazione sul PSG ha fatto sembrare carnevalate le spese di Abrahmovic con il Chelsea e le altre squadre concorrenti. Ma tutti sappiamo che tema sensibile sia il calcio, e quindi che l’acquisto del club parigino sia stato una questione eminentemente politica. Le basi di questo acquisto, e più in generale dell’alleanza tra Francia e Qatar, sono state gettate ad una cena del novembre 2010 all’Eliseo, in cui il Presidente Sarkozy e l’Emiro Al-Thani hanno stretto un patto di ferro (suggellato  con l’acquisto di alcuni Airbus e la concessione ad Al-Djazeera dei diritti TV sul calcio francese) che si è poi sviluppato in una lunga trattativa tra Michel Platini ed Hassan Al-Thawadi.

Questa trattativa è estremamente delicata, sul filo del rasoio tra legale ed illegale, tant’è vero che, proprio su quella cena e le innumerevoli transazioni finanziarie tra entità qatariote e dirigenti FIFA e collaboratori di Nicholas Sarkozy, il PNF (la Guardia di Finanza francese) indaga da due anni con il sospetto di corruzione e concussione. Un sospetto che ha portato alla detronizzazione del capo della FIFA, Sepp Blatter, ed ora al fermo dell’ex capo della UEFA, Michel Platini, come anche il capo dell’ufficio sportivo di Sarkozy, Sophie Dion. A partire da quella sera del novembre 2010  il Qatar ha (pare) versato 1,7 miliardi di Euro in bustarelle in giro per il mondo, usando diverse società offshore ed altri sistemi (regali, favori giuridici, etc.). Platini e Blatter sono anche accusati di aver aiutato QSI (in base a agli accordi stipulati dopo quella sera) a capire a chi quei miliardi dovessero essere pagati per ottenere il risultato richiesto: l’organizzazione dell’edizione della Coppa del Mondo di calcio del 2022.

Il presidente della federcalcio inglese Greg Clarke e di quella qatariota Sheikh Hamad Bin Khalifa Bin Ahmed Al Thani firmano l’accordo della primavera del 2018

A quella cena, infatti, venne deciso che, dopo Stati Uniti (2014) e Russia (2018), la Coppa del Mondo sarebbe stata assegnata al Qatar – un paese di due milioni di abitanti senza nessuna tradizione sportiva, senza un vero campionato, senza stadi, senza infrastrutture turistiche, con condizioni metereologiche assurde. Un paese in cui Hassan Al-Thawadi ha già portato, pagando miliardi in regali e sponsorizzazioni, un Gran Premio di Formula Uno, i Mondiali di atletica leggera, un torneo di tennis ed uno di golf milionari, e persino un ambito torneo di hockey su ghiaccio, chiamato Desert Cup. Al-Thawadi ha salvato il PSG, facendone dal nulla (e dalla quasi bancarotta) una delle squadre di calcio più forti d’Europa, ha ottenuto che il Qatar naturalizzasse calciatori brasiliani e di altre provenienze allo scopo di mettere insieme la squadra che ha vinto l’ultima Coppa d’Asia, ha comprato il diritto a partecipare alla Coppa America (in corso in questi giorni, nella quale il Qatar ha esordito pareggiando 2-2 con il Paraguay), ed ha ottenuto di poter organizzare la Coppa del Mondo 2022.

Diversi parlamentari inglesi, a partire dal 2015, hanno iniziato a raccogliere prove di questa estesa corruzione, ed è da lì che prendono le mosse le inchieste del PNF e di diversi altri paesi, che nell’ultimo anno hanno portato alle dimissioni del presidente della federcalcio tedesca Reinhard Grindel ed al fermo di Michel Platini. Gli inglesi, a loro volta, per finanziare la loro inchiesta sono stati pagati dalla famiglia reale saudita, fortemente indispettita per il successo qatariota. A Riyadh speravano che, tirando fuori tutte queste schifezze, aggiunte alle condizioni metereologiche ed infrastrutturali proibitive (ed i 1500 operai morti nella costruzione degli stadi nel deserto) dell’emirato di Doha, avrebbero portato la FIFA del nuovo Presidente Infantino a cancellare Qatar 2022 e consegnare l’edizione della Coppa del Mondo all’Inghilterra, che sarebbe stata in grado di improvvisare un torneo senza soverchi problemi.

Quanddo quell’inchiesta è stata pubblicata, nel 2015, Al-Thawadi non si è scomposto. Nessuno può accusarlo di nulla, ed è comunque difeso dall’immunità diplomatica. Quindi ha aperto il portafoglio del QSI ed ha pagato di nuovo, e (bibbidi bobbidi boo) la federcalcio del Qatar ed il QSI firmano un accordo con la English Football Association per un finanziamento miliardario dello sviluppo del calcio giovanile (https://www.sc.qa/en/news/english-football-association-chairman-signs-mou-with-sc): il dossier anti-Qatar è finito nel nulla, e l’Inghilterra ha ottenuto (pare) la promessa di poter organizzare la Coppa del Mondo 2030 (nel 2026 sarà a 48 squadre e verrà divisa tra Canada, Stati Uniti e Messico). Nel frattempo Platini e Sarkozy sono cenere, e persino l’acquisto di un pacchetto di controllo di Lagardere, l’azienda che controlla i più grandi giornali di Francia, è stato un tentativo fallito di Al-Thawadi si salvare i propri sodali. Il PSG vince in Francia, ma perde regolarmente in Champions’ League. La federcalcio francese mostra apertamente risentimento verso QSI, perché ammazza il campionato.

Sicché ora QSI sta pensando di vendere, cercando altrove, ed ha iniziato con una sponsorizzazione della Roma, iniziando a sondare il terreno per un possibile nuovo investimento, dopo aver ceduto la squadra francese. Per Al-Thawadi possedere la squadra della Città Eterna, sede della cristianità, sarebbe MOLTO più importante che possedere il PSG, specie perché la Roma ha delle caratteristiche culturali che Al-Thawadi adora: è una squadra in cui giocano ragazzi della stessa città (come a Barcellona) e che sarebbero disposti a dare la vita per il giallorosso. Totti, De Rossi, ma anche Aquilani, Florenzi, Pellegrini – la Roma è una squadra che si esalta, che trascina la popolazione, capace di battere chiunque con la sola forza del cuore e dell’entusiasmo.

Con un investimento di circa il 20% di quello gettato al vento a Parigi, QSI potrebbe trasformare la Roma in uno squadrone temuto in tutto il mondo. E Francesco Totti, non so quanto consapevolmente, da alcuni anni fa parte di questo progetto, ed ha sviluppato una serie di rapporti personali negli Emirati allo scopo dichiarato di trovare un possibile compratore per la Roma (https://www.ilmessaggero.it/sport/calcio/roma_francesco_totti_ultime_notizie-4488935.html). A marzo del 2019, Totti e Baldissoni hanno tenuto un seminario per gli spondor della Roma – a Doha, con il patrocinio e la sponsorizzazione di QSI (https://www.iltempo.it/sport/2019/03/24/news/la-roma-porta-gli-sponsor-in-qatar-con-totti-1122306/).

Francesco Totti parla agli sponsor della Roma in Qatar il 29 marzo 2019

Ma non bisogna considerare l’Ottavo Re di Roma come un complice di un’operazione politica (e credo che lui non sappia nulla dei retroscena), ma come tifoso, che sogna un proprietario, per la sua squadra del cuore, che abbia i soldi necessari per farla grande, anzi grandissima. Un progetto che vuole Pallotta fuori dai coglioni, subito, e gratis. Che paga il dovuto ad Unicredit, e basta. Perché Unicredit, ufficialmente, non ha più né interessi azionari, né crediti, nei confronti della Roma, ma ha prestato i soldi a Pallotta, e quindi spera che costui venda i giocatori o l’intera squadra per poter rientrare del rischiosissimo investimento. Ma Unicredit ha bisogno ancora di più di qualcuno che costruirà lo stadio. E se ci fossero i soldi di QSI, lo stadio si farebbe, al di fuori del raccordo anulare, se possibile su terreni contrattati con la Chiesa Cattolica. Per questo Unicredit non vuole, perché la banca ha crediti milionari nei confronti di un consorzio di palazzinari, guidato dalla famiglia Parnasi, che, qualora lo stadio venisse costruito su un suo terreno, potrebbe pagare i debiti e persino guadagnarci su qualcosa. Ma uno stadio fatto dagli emirati sarebbe uuo stadio fatto senza corrompere tutti, costruito con un collegamento ferroviario ed un parcheggio da 20mila posti con servizio navetta, uno stadio che potrebbe essere pronto nel 2030, ma senza patemi d’animo, perché il Qatar non ha problemi nell’affrontare un decennio usando il bellissimo Stadio Olimpico e fare ugualmente grande la squadrea.

Perché non si può fare? Bisognerebbe chiederlo a Pallotta. Bisognerebbe chiedergli perché sta cacciando tutti i giocatori Romani, in cui la città si identifica, fuori dal team. Bisogna chiedergli perché abbia accettato di fare lo stadio in quelle condizioni pericolose e malsane, col rischio che i Romani non ci vengano, specie se la squadra continua ad essere indebolita, anno dopo anno. I Romani, lo si sa, vorrebbero che Pallotta venisse inghiottito dallo Stige, ma hano paura che, dietro di lui, non ci sia nessuno. Non è un caso. QSI è un acquirente scomodo, una questione politica rilevante e delicata. Il Qatar potrà comprare la Roma solo se la politica e la Federcalcio (o, meglio, il CONI) glielo permetteranno. Se i tifosi sapessero che Hassan Al-Thawadi potrebbe comprare la squadra, c’è da scommettere che ne sarebbero felici e se ne fregherebbero del retroscena politico. Noi Romani lo sappiamo: da 2500 anni a questa parte, chi viene a Roma diventa Romano. Per questo, forse, Pallotta preferisce restarne lontano.

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